di Anna Messia
Non è facile di questi tempi, con le tasse su fondi comuni e gestioni destinate a lievitare dal 20 al 26%, continuare a chiedere ai clienti di pagare, oltre alle commissioni di gestione sui fondi, anche parcelle importanti per la consulenza. La prima a partire in questo mercato è stata, come noto, Fideuram, che qualche anno fa ha lanciato la piattaforma Sei, riscuotendo successo. Subito dopo sono arrivate al seguito altre strutture di distribuzione finanziaria che hanno replicato il suo modello, la novità degli ultimi anni. Ma ora, con le tassazione diventata ancora più salata, la spinta sulla consulenza si è fatta più complicata, come dimostra il recente caso della rete di promotori finanziari del Credito Emiliano, pronto a scommettere su questo servizio. Nelle scorse settimane il management della società ha annunciato l’avvio dei servizi della consulenza a pagamento con l’introduzione del value at risk per il monitoraggio della rischiosità dei portafogli. Fino a oggi chi voleva fare il multibrand nella rete del Credem applicava al cliente un costo fisso di 120 euro, tra l’altro con una deroga per il primo anno. Ora con il nuovo servizio di consulenza, arricchito dal var, il costo si è fatto inevitabilmente più salato e la novità sembra aver provocato più di qualche scontento nella rete. (riproduzione riservata)