di Anna Messia
Le manovre preparatorie in vista della privatizzazione di Sace vanno avanti, con il nuovo piano industriale che sarebbe di fatto quasi pronto e in attesa di essere presentato ai possibili investitori non appena ci sarà chiarezza su tempi e modalità dell’apertura del capitale della società, oggi interamente della Cassa Depositi e Prestiti.
Ieri, intanto, la società guidata da Alessandro Castellano ha riunito il consiglio di amministrazione per approvare il bilancio del primo trimestre 2014, chiuso con un utile di 71,1 milioni, in diminuzione del 24,9% sullo stesso periodo dello scorso anno. Una flessione dovuta a fluttuazioni di breve periodo, con i premi lordi più che raddoppiati a 53,7 milioni rispetto ai 23,9 milioni del primo trimestre 2013. Mentre gli oneri per sinistri sono risultati in significativa crescita, a 83,2 milioni rispetto ai 37,4 milioni dello stesso periodo 2013. La motivazione è da ricercare in particolare negli indennizzi corrisposti alle aziende italiane per esportazioni assicurate in Iran, «dove le sanzioni internazionali hanno determinato la chiusura pressoché totale dei canali di pagamento», hanno spiegato da Sace. Ma il business dell’assicuratore del credito resta solido e in crescita, con le garanzie che nel primo trimestre di quest’anno sono state pari a 2,3 miliardi, in aumento del 16% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso, di cui 1,8 miliardi a sostegno delle esportazioni italiane (un dato in crescita del 25%) e 500 milioni per attività di internazionalizzazione e per infrastrutture strategiche per il Paese (+5%). Come dire che la società guidata da Castellano opera e assicura quella parte delle imprese italiane che rappresentano la parte più vitale dell’economia del Paese. Una caratteristica che piace al mercato che attende di sapere i dettagli sull’apertura del capitale a nuovi azionisti. Sace rientra nel maxi piano di privatizzazioni da 12 miliardi avviato dall’esecutivo che ha dichiarato di voler chiudere le cessioni entro fine anno. Ma, a meno di una veloce accelerazione, appare a questo punto probabile che la privatizzazione possa slittare a inizio 2015. Cassa Depositi e Prestiti potrebbe cedere fino al 60% della sua quota. Prima c’è anche da sistemare la questione delle garanzie statali sulle attività più rischiose coperte da Sace. Una partita che per trovare una soluzione richiede una rapida triangolazione tra la compagnia, Cdp e il ministero dell’Economia. (riproduzione riservata)