di Anna Messia
Ritorna in pista la riforma Rc Auto, con una proposta di legge shock che è stata presentata ieri alla Camera con la firma di 25 onorevoli del Partito democratico, tra cui Pippo Civati e Guglielmo Epifani. Nei prossimi giorni sarà estesa a esponenti di altri partiti e sarà anche presentata sotto forma di proposta di legge d’iniziativa popolare.
La novità suona dirompente: chi non ha causato incidenti negli ultimi cinque anni dovrà pagare il premio più basso a livello nazionale per la sua classe di merito, e non più un premio differenziato per provincia. In pratica un automobilista di Napoli o di Bari (tra le città a più alta frequenza di incidenti d’Italia) che in un quinquennio non avesse avuto sinistri dovrebbe pagare esattamente quanto un assicurato di Aosta o di Bolzano, le province più virtuose del mercato. Una proposta che ha l’obiettivo di far calare rapidamente i premi Rc Auto italiani, che restano tra i più alti d’Europa. In particolare nelle aree ad alto rischio, dove i prezzi hanno raggiunto livelli record, facendo esplodere il fenomeno delle vetture non assicurate che sarebbero ormai pari a 4 milioni. Un giovane diciottenne per assicurare a Napoli un automobile di medio-piccola cilindrata paga in media più di 3 mila euro l’anno, contro i 1.700 euro di Aosta. Con la tariffa unica il problema verrebbe risolto alla radice, almeno per coloro che in queste città a più alto rischio possono essere considerati automobilisti virtuosi.
Una soluzione che ha però provocato l’immediata reazione dell’Ania, che l’ha bollata come una «misura improponibile, dal chiaro sapore elettorale». Se venisse applicata, ha aggiunto, salterebbe il meccanismo mutualistico su cui si fonda l’assicurazione, perché gli assicurati che avessero causato anche un solo incidente negli ultimi cinque anni sarebbero costretti a pagare premi insostenibili, vicini al costo del danno provocato. Non solo. «Il rischio è che le compagnie per coprire il disavanzo che si realizzerebbe a causa della soluzione proposta sarebbero costrette a stabilire una tariffa unica più elevata, colpendo con aumenti ingiusti e rilevanti le comunità di automobilisti più virtuosi». Come dire che alla fine gli assicurati di Aosta o di Bolzano sarebbero costretti a pagare una polizza più salata. E per di più la proposta potrebbe essere illegittima agli occhi di Bruxelles, perché contraria alle direttive comunitarie che vietano di imporre condizioni di prezzo di qualunque tipo. Anche se su quest’ultimo punto i sostenitori della riforma, con a capo i deputati del Pd, Leonardo Impegno e Valeria Valente, sostengono che già la legge Bersani, nel 2007, concesse di utilizzare ai neopatentati la stessa classe di assegnazione dei propri conviventi. In pratica consentì ai giovani che acquistavano una nuova auto di utilizzare la stessa classe dei genitori e a distanza di sette anni quelle norme sono ancora operative. In ogni caso bisognerà verificare l’adesione alla proposta degli altri partiti, oltre che ovviamente il punto di vista del governo che sul tavolo ha ancora la riforma dell’Rc Auto su cui aveva a lungo lavorato il governo Monti e saltata all’ultimo minuto. (riproduzione riservata)