di Roberta Castellarin e Paola Valentini  

L’Italia può ripartire grazie al risparmio, che non può essere considerato solo fonte di gettito per le casse dello Stato, ma una risorsa fondamentale per lo sviluppo del Paese. Lo ha ricordato Giuseppe Vegas, presidente della Consob, in occasione della relazione annuale dell’authority che vigila sui mercati.

Vegas ha usato parole chiare: «Il risparmio è un bene fondamentale. Non lo afferma solo l’articolo 47 della Costituzione. Lo è anche perché rappresenta il principale strumento per lo sviluppo e perché esso è fornito e quotidianamente accresciuto da milioni di nostri concittadini che, come direbbe Luigi Einaudi, continuano a risparmiare malgrado tutto». Ma Vegas ha continuato, ricordando anche il ruolo delle gestioni. «L’industria italiana del risparmio, poi, costituisce uno dei principali comparti strategici della nostra imprenditoria, che va valutato e pesato per il contributo che offre alla formazione del pil. Si tratta quindi di un’industria nazionale, da sostenere con l’obiettivo dell’accrescimento del benessere collettivo», ha sottolineato Vegas. Che nel suo discorso ha toccato due punti fondamentali circa la tutela del risparmio. Il primo riguarda la tassazione delle forme d’investimento e il modo con cui questa dovrebbe essere ripensata proprio per incentivare un risparmio a lungo termine. Il secondo punto riguarda invece la necessità di proteggere i piccoli risparmiatori, incentivando l’industria a proporre prodotti semplici e disegnati in modo da rispondere alle esigenze delle famiglie. Che devono stare alla larga da prodotti troppo complessi o sofisticati, i quali potrebbero risultare insidiosi per la stabilità del sistema finanziario. Proprio da prodotti troppo complessi è partita quella crisi finanziaria che ha messo a dura prova il Paese negli ultimi anni.

Di fatto la vita dei risparmiatori italiani è cambiata a seguito della crisi finanziaria scatenata negli Stati Uniti nel 2008 dai prodotti legati ai mutui subprime. Come conseguenza di quella crisi internazionale si è infatti innescato un credit crunch che ha portato a un fuggi fuggi dagli emittenti a basso merito di credito, portando alle stelle i rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi più indebitati, Italia compresa. Paesi che per tranquillizzare i mercati hanno dovuto adottare politiche di austerity che hanno comportato anche un inasprimento della tassazione. E in particolare di quella sul risparmio. L’Italia non è più un Paese di rentier come in passato, anzi diventerà presto uno dei Paesi europei dove le tasse sul risparmio pesano di più. Infatti a luglio scatterà il rialzo, dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie (prima della crisi era al 12,5%), con l’esclusione dei titoli di Stato e dei fondi pensione (per i primi resta al 12,5% e per i secondi all’11%). Ma nel frattempo è stata anche introdotta un’imposta di bollo del 2 per mille sul deposito titoli, e infine la Tobin tax. Così Vegas chiede oggi una rimodulazione. «Le regole fiscali devono essere disegnate non solo per le esigenze di gettito o per trovare coperture finanziarie, ma soprattutto per creare un sistema di incentivi che orienti gli operatori verso comportamenti virtuosi e che tuteli la competitività del nostro Paese nel panorama internazionale. La revisione della tassazione sulle rendite finanziarie può essere l’occasione per riequilibrare la pressione fiscale complessiva, ma anche per disegnare un sistema di incentivi che premi l’investimento di lungo periodo, soprattutto di natura previdenziale, e favorisca la canalizzazione del risparmio verso forme di investimento specializzate nel finanziamento delle piccole e medie imprese», ha detto Vegas. Che, come auspica Assogestioni, chiede al governo incentivi fiscali che agevolino il risparmio di lungo termine, come avviene in diversi Paesi europei.«In coerenza con tale obiettivo, si potrebbe valutare l’ipotesi di introdurre un sistema di progressiva riduzione delle aliquote in funzione della durata dell’investimento», ha detto il presidente della Consob.

 

Per quanto riguarda poi l’impiego del risparmio, la Consob vuole dare più tutele ai risparmiatori che oggi si ritrovano ad affrontare la complessità di prodotti ad alto rischio, recentemente tornati in auge sul mercato perché in una fase di tassi ai minimi offrirebbero ritorni maggiori.

In particolare, la Consob sta predisponendo una raccomandazione volta a limitare la distribuzione ai piccoli investitori di prodotti ad alta complessità, come i titoli collegati a operazioni di cartolarizzazione crediti o i prodotti strutturati che incorporano una posizione short sul titolo sottostante. «Si tratta di un’iniziativa che vuole anticipare l’entrata in vigore nel nostro ordinamento della nuova direttiva Mifid, laddove si prevede di attribuire alle autorità di vigilanza specifici poteri di product intervention, atti a proibire o limitare la diffusione di prodotti finanziari e attività commerciali dannosi per la tutela degli investitori, per l’ordinato funzionamento e l’integrità dei mercati e per la stabilità dell’intero sistema finanziario o di una sua parte», ha affermato il presidente della Consob. Un modo per evitare che la storia si ripeta. (riproduzione riservata)