di Anna Messia

Giornata decisiva sul destino del fondo pensione degli agenti di assicurazione (Fonage). Oggi l’Ania e i sindacati che rappresentano gli agenti (Sna, Anapa e Unapass) si riuniranno intorno al tavolo per evitare che lo strumento che gestisce la previdenza di oltre 15 mila agenti, e che amministra un patrimonio di 900 milioni, possa essere commissariato dalla Covip. L’ipotesi di cui si discuterà oggi prevede in particolare il passaggio del fondo dal sistema retributivo al contributivo, con i vecchi iscritti che dovranno digerire un taglio netto del loro assegno previdenziale e le compagnie che, dal canto loro, dovranno contribuire economicamente a colmare uno squilibrio che secondo il bilancio 2013, sarebbe di 706 milioni di euro (sceso un po’ rispetto ai 786 milioni di dicembre 2012). Un buco attuariale che si è venuto a creare esclusivamente applicando al Fonage le nuove regole entrate in vigore a febbraio del 2013, che prevedono che il calcolo delle riserve tecniche venga effettuato senza considerare il computo delle future generazioni, ovvero, come si dice tecnicamente, a gruppo chiuso. Almeno questa è la posizione dei rappresentati del fondo presieduto da Francesco Pavanello. Mentre secondo Anapa, il primo sindacato che ha alzato la guardia sulla gestione del fondo lanciando l’appello per il salvataggio a tutte le parti sociali e interpellando consulenti (il professor Claudio Cacciamani e il professor Antonello Galdi), ci sarebbe bisogno anche di un cambio di governance, oltre che di fare chiarezza sulla gestione del fondo, a partire per esempio dagli investimenti immobiliari. Fatto sta che il buco attuariale è sotto gli occhi di tutti al punto che lo scorso marzo il fondo, prima volta nel mercato, ha bloccato i trasferimenti volontari. Va quindi trovata una soluzione per il riequilibrio, che dovrà essere presentata alla Covip il più rapidamente possibile per evitare che il fondo possa essere appunto commissariato. Oggi saranno analizzate in particolare le ipotesi per il passaggio del fondo al contributivo con tabelle che illustrano i diversi scenari. Ovviamente più alto sarà il taglio alle pensioni degli iscritti e minore sarà l’impegno richiesto alle compagnie per colmare il gap. Ma in ogni caso appare evidente che entrambe dovranno fare un sacrificio importante se vorranno mantenere in vita il fondo. Le tabelle (per ora solo un’ipotesi di studio) calcolano un abbattimento delle pensioni dallo zero al 50%, e l’impegno per aumentare il patrimonio del fondo (che sarebbe in gran parte delle compagnie) varia di conseguenza (con una percentuale di copertura tra il 70 e 80%) da 512 milioni (con tagli zero) a 143 milioni (con tagli del 50%). Numeri che resteranno per ora sulla carta. Anche perché, a quanto pare, neppure l’ipotesi di un salvataggio che tenga in vita il sistema retributivo sembra del tutto abbandonata. (riproduzione riservata)