di Ugo Brizzo

La Fondazione Carige, principale socio dell’istituto genovese, ha ridotto la sua partecipazione nel capitale della banca al 43,4% e ora si prepara a ridurre ulteriormente la sua quota.

Le novità sono emerse ieri nel corso dell’assemblea chiamata ad approvare, tra l’altro, il bilancio 2013. A margine della riunione il presidente dell’ente, Paolo Momigliano, ha spiegato che la Fondazione sta «ancora aspettando l’autorizzazione del ministero del Tesoro per scendere fino al 19% del capitale della banca», aggiungendo che «entro 15 giorni inizieremo ad avviarci verso una soluzione». Da mesi la Fondazione effettua cessioni di piccoli pacchetti di azioni per reperire risorse funzionali all’abbattimento del debito (in gran parte nei confronti di Mediobanca) ma anche per liberare gli stanziamenti per le erogazioni già deliberate. Al momento non è chiaro quali strade percorreranno ente e banca, con quest’ultima che dovrebbe varare un aumento di capitale da 800 milioni nella seconda metà di giugno e trovare un partner cui cedere quote. Su quest’ultimo punto Momigliano non ha dato indicazioni precise e si è limitato a dire che le ipotesi sul tavolo sono diverse e ancora non sono state individuate soluzioni specifiche. «I nomi non li sappiamo» ma «ipotesi ce ne sono tante», ha spiegato Momigliano. Tra i nomi circolati sui possibili soggetti interessati al riassetto della banca ci sono quelli di Andrea Bonomi e della famiglia Malacalza. Momigliano si è comunque detto tranquillo sul fatto che la banca non avrà bisogno di ulteriori risorse oltre alla ricapitalizzazione deliberata. «Montani è stato chiaro sul fatto che l’aumento da 800 milioni sarà sufficiente», ha detto. A margine dell’assemblea il presidente dell’istituto di credito, Cesare Castelbarco Albani, ha sottolineato che «non sappiamo cosa succederà a seguito dell’Aqr ma confidiamo che la cifra sia sufficiente per il futuro della banca. L’ad di Carige, Piero Montani, ha invece annunciato che la banca ha già rimborsato 1,5 miliardi «e a breve rimborseremo un’altra tranche importante del Ltro». L’obiettivo è quello «di estinguere completamente il prestito in anticipo rispetto alla scadenza del 2015. L’80% sarà rimborsato nel 2014. Abbiamo già a disposizione fondi per questa operazione». Dal punto di vista finanziario il numero uno della banca ha spiegato che «il Core Tier 1 è al 5,1%, ben al di sotto degli standard chiesti. Il gap che manca per arrivare all’8% sarà colmato per il 3,9% dall’aumento di capitale e per l’1,1% dalle quote di Bankitalia. In questo modo si arriverà all’8,7%. Poi con la dismissione degli asset assicurativi arriveremo all’11,5%». Parlando invece del piano industriale 2014-2018, Montani ha sottolineato che «la priorità è confermare la vocazione della banca e poter lavorare nella sua area, che è il Nord Italia. Nella vita si deve essere ciò che si è».

Dal canto suo l’ex presidente Giovanni Berneschi si è detto pronto a giocare un ruolo di rilievo nella Carige post-aumento con i suoi attuali alleati nell’azionariato della banca. I soci pattisti, che hanno quote vincolate pari al 6% del capitale, sarebbero pronti, secondo quanto ha detto Berneschi, a incrementare le proprie quote in occasione della ricapitalizzazione. «Tra quote vincolate e non siamo al 12%», ha spiegato l’ex numero uno, che ha poi lasciato intendere di essere al lavoro su più fronti in vista della ricapitalizzazione.