Massimo Minella
Genova S i restringe la lista dei pretendenti all’acquisto di una sostanziosa fetta di azioni di Banca Carige oggi nelle mani della Fondazione e resta sempre credibile l’ipotesi che conduce al Fondo Investindustrial guidato da Andrea Bonomi come il prossimo socio forte della banca ligure. Nonostante non si sia ancora entrati nella fase delle offerte vincolanti, ma ancora si navighi fra contatti e manifestazioni informali, lo scenario infatti è sostanzialmente chiaro, con tre-quattro soggetti interessati all’operazione, così come il futuro di Banca Carige, che si prepara appunto ad avere un nuovo azionista di riferimento. Per ora nessuna offerta definitiva, ma contatti e interesse che si tradurranno in proposte vincolanti probabilmente entro la fine del mese, quando l’advisor banca Imi illustrerà ai consiglieri di indirizzo e di amministrazione della Fondazione Carige il risultato del suo lavoro. Non c’è ancora molto tempo a disposizione, visto che l’aumento di capitale di Banca Carige da 800 milioni, approvato definitivamente dall’ultima assemblea dei soci, sarà operativo dalla metà di giugno. Numeri alla mano, intanto, la Fondazione Carige sta continuando a diluire la propria quota sul mercato. Era al 46,5 per cento di Carige solo qualche mese fa e ora è poco al di sopra del 40. A “piccoli lotti”, infatti, l’ente guidato dal presidente Paolo Momigliano ha venduto sul mercato azioni Carige, incassando la liquidità necessaria per proseguire
con la sua gestione corrente e mantenere aperto quel dialogo con il territorio sotto forma di erogazioni. In totale, si parla di una cifra di circa 80 milioni di euro. Soltanto ad aprile, quando già la quota di Carige era scesa al 43,5 per cento, è stato ceduto un altro tre cento di azioni, per un controvalore di poco inferiore ai 40 milioni. Così oggi la Fondazione controlla una quota appena superiore al 40 per cento. Tenuto conto che il ministero dell’Economia ha autorizzato l’ente a scendere fino al 19 per cento già nelle scorse settimane, si può chiudere una trattativa secca cedendo più del venti per cento e incassando la liquidità necessaria a chiudere tutti i debiti (a cominciare da quello contratto con Mediobanca), prima di valutare come comportarsi con l’aumento di capitale di Banca Carige da 800 milioni che scatterà dalla metà di giugno. Anche nell’ipotesi di scendere al 19 per cento, infatti, la Fondazione dovrebbe prevedere un investimento da 150-160 milioni per mantenere la sua quota. Da qui l’ipotesi di un’ulteriore discesa nel capitale della banca. L’obiettivo dell’ente, comunque, resta quello di legarsi al nuovo azionista con un patto di sostegno alle strategie di sviluppo della banca e al territorio che guarda con qualche preoccupazione ai destini di un istituto di credito che non ha mai rinunciato nella sua storia di cassa di risparmio e di gruppo bancario al controllo ligure. Nessuna disponibilità a chiudere operazioni speculative, quindi, ma un’alleanza che in qualche modo possa “surrogare” il vecchio ruolo della Fondazione. Anche per chi si prepara all’investimento, comunque, la partita è altrettanto robusta. Sia in termini economici che strategici. Chi compra, infatti, deve mettere sul tavolo una cifra che potrebbe avvicinarsi, ai valori correnti dell’azione, ai 250 milioni di euro. Ma poi deve mettere in preventivo anche di aderire all’aumento di capitale, con una spesa analoga, per una stima complessiva che potrebbe avvicinarsi ai cinquecento milioni. In cambio, c’è però il governo di Banca Carige o comunque la prospettiva di diventare il primo azionista, dettando strategie e obiettivi insieme all’attuale o a un nuovo management. L’unico nome circolato finora (e mai smentito) è quello del Fondo Investindustrial. L’interesse per il dossier Carige è forte, anche se domanda e offerta ancora non si sono ancora incontrate, com’è comprensibile quando si avvia una trattativa fra un soggetto che vuole pagare il meno possibile e un altro che vuole valorizzare il suo patrimonio. Ma se l’interesse continuerà a restare tale, come appare evidente, e anche gli aspetti economici troveranno un punto di contatto, è probabile che l’operazione-Bonomi si possa concludere. A condizione, appunto, di diventare il primo azionista della banca. Difficile pensare a un investimento di simile portata, restando in una posizione di rincalzo. QUOTA 40 La quota di capitale che la Fondazione Carige presieduta da Paolo Momigliano ha nella banca è del 40%. Solo ad aprile è stato ceduto un altro 3% per un controvalore di 37,7 mln