di Anna Messia
Il progetto Generalitalia è pronto e nei giorni scorsi è stato presentato nelle linee essenziali ai manager e ai sindacati del gruppo Generali.
Una riorganizzazione profonda che coinvolge tutte le attività italiane di Generali e prevede la nascita di un’unica rete agenziale, dalle sei esistenti oggi, accompagnata da una radicale semplificazione dell’offerta prodotti, che sarà principalmente orientata sulla gamma Generali. Un piano su cui il nuovo ceo Mario Greco è pronto a investire 300 milioni perché l’Italia, nonostante la forte internazionalizzazione del gruppo, rappresenta ancora il motore principale, con il 25% dei premi complessivi e il 36% del risultato operativo. L’obiettivo è naturalmente aumentare l’efficienza e il team guidato dal country manager, Raffaele Agrusti, che sta lavorando al piano, ha appena definito i passaggi cruciali e ha tracciato la tabella di marcia. Generalitalia nascerà a luglio e ingloberà subito Ina Assitalia e Fata. Poi, man mano, toccherà alle altre società italiane. La conclusione delle integrazioni societarie è prevista entro novembre prossimo, poi si partirà con la fase 2, quella dell’integrazione tecnica e operativa, mentre nel 2015 si realizzerà l’integrazione commerciale, che dovrà essere conclusa entro l’anno. E si comincia già a lavorare alle specializzazione dei business per aree territoriali, visto che Generalitalia sarà divisa in sette poli: Mogliano Veneto sarà la sede dedicata al ramo Vita e agli employee benefits e al ramo Danni imprese, ma anche alla distribuzione per tutto il Nord Ovest. Mentre a Roma, oggi sede di Ina Assitalia e Fata, farà capo il ramo Danni non auto, l’attività legata agli enti pubblici e alle gare, i rischi agricoli e i reclami, con il customer service, oltre alla distribuzione del Centrosud. Milano sarà invece il polo dedicato al ramo Corporate, Sinistri e ad Alleanza (che resterà autonoma), mentre Torino sarà specializzata sul ramo Auto e a Trieste ci sarà Genertel, anche lei esclusa dal piano di fusione che prevede la riduzione da dieci brand attuali a tre marchi (appuntoGenerali, Alleanza e Genertel) anche se in una prima fase è stato garantito il co-branding con gli attuali marchi del gruppo, come Toro.
Proprio dal timore della scomparsa dei marchi era nata nei mesi scorsi la protesta di alcune rete agenti, in particolare della Toro. Il progetto, almeno per ora, è stato invece gradito dai sindacati che hanno apprezzato il fatto che «il piano non preveda esuberi e assegna ruoli definiti a ciascuna sede o piazza», garantendo allo stesso tempo «la riconversione professionale delle risorse» e il «mantenimento di tutte le sedi attualmente esistenti». (riproduzione riservata)