Il 55,1% delle acque italiane di superficie, ovvero quelle di laghi, fiumi, paludi e torrenti, è contaminata da pesticidi. E lo è anche il 28,2% di quelle sotterranee. Questo il profilo tracciato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nel Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2013 appena pubblicato, realizzato sulla base delle informazioni fornite dalle Regioni e dalle agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente.
Il problema più diffuso nell’area padano-veneta. Secondo l’Ispra, che ha utilizzato 1.297 punti di campionamento delle acque superficiali e 2.324 punti di quelle sotterranee, si registra un peggioramento rispetto al passato. I dati attuali, relativi al 2010, rivelano infatti “un totale di 166 tipologie di pesticidi, a fronte dei 118 del biennio 2007-2008, individuati nella rete di controllo ambientale delle acque italiane”. Inoltre, il 13,2% dei punti delle acque superficiali e il 7,9% di quelli delle acque sotterranee mostra livelli di tossicità per gli organismi acquatici superiori ai limiti. Sono stati superati anche i limiti previsti per le acque potabili: risultano oltre le soglie consentite il 34,4% delle acque superficiali analizzate e il 12,3% di quelle sotterranee. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, invece, la zona in cui la contaminazione appare più diffusa è quella padano-veneta.
“Rinvenute fino a 23 sostanze diverse in un solo campione”. Le sostanze analizzate sono prevalentemente prodotti fitosanitari, ovvero fitofarmaci utilizzati in agricoltura per proteggere le colture: in Italia sono impiegate oltre 350 sostanze diverse per un totale di 140mila tonnellate l’anno. Sono stati inoltre rilevati biocidi, come disinfettanti o insetticidi domestici, prodotti utilizzati in attività non agricole. L’Ispra sottolinea che in un solo campione sono state rinvenute fino a 23 sostanze diverse potenzialmente pericolose anche per l’uomo. A causa “dell’assenza di dati sperimentali sugli effetti combinati delle miscele e di adeguate metodologie di valutazione”, si legge nel rapporto, esiste “la possibilità che il rischio derivante dall’esposizione ai pesticidi sia attualmente sottostimato e si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione più bassi. Ci troviamo in una fase transitoria, in cui l’entità e la diffusione dell’inquinamento da pesticidi non sono sufficientemente note”.
“Tutelare i soggetti più a rischio”. Gli effetti dannosi derivanti dalla contaminazione delle acque potrebbero quindi riguardare non solo l’ambiente, ma anche l’uomo. “I pesticidi costituiscono un problema non solo per la sicurezza dei lavoratori agricoli e dell’ambiente, ma anche per la sicurezza alimentare dei consumatori – spiega Elena Sturchio, ricercatrice Inail presso il Dipartimento installazioni di produzione e insediamenti antropici (Dipia) – In ogni caso è necessario tenere conto dei limiti massimi di residui di pesticidi presenti nell’ambiente e negli alimenti, per tutelare soprattutto i soggetti maggiormente suscettibili come il feto e il bambino”.
“Gli effetti sulle persone non ancora del tutto noti”. “La contaminazione da fitofarmaci – precisa Sturchio – comporta un rischio chimico più o meno elevato in funzione della tossicità e della pericolosità delle proprietà intrinseche del prodotto, dei livelli e della durata di esposizione, del grado di assorbimento attraverso le vie respiratorie ed orali, la pelle e le mucose, nonché delle modalità e della frequenza d’uso”. E le evidenze scientifiche degli ultimi anni “mostrano che alcuni pesticidi sono potenziali interferenti endocrini con attività pseudo-ormonale, che possono interferire con il processo riproduttivo dei lavoratori esposti. Numerose specie animali, come crostacei, pesci, uccelli e mammiferi, sono soggette all’azione degli interferenti endocrini, ma l’importanza dei loro effetti negli esseri umani non è ancora del tutto nota”.
La normativa comunitaria. Le norme comunitarie che disciplinano la materia dei pesticidi sono il regolamento 1107/2009 e la direttiva 2009/128/CE. Per quanto riguarda il regolamento, che stabilisce i criteri relativi all’autorizzazione e all’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, entro il mese di maggio la Commissione europea dovrebbe presentare le nuove linee guida Ue per la commercializzazione di erbicidi, fungicidi e insetticidi e, entro il 2013 adotterà nuove misure di tutela della salute e sull’ambiente. “Le procedure di autorizzazione previste – sottolinea Sturchio – hanno lo scopo di incrementare la protezione dell’ambiente e della salute umana e animale. Il regolamento introduce i cosiddetti ‘criteri cut-off’, per escludere a priori le sostanze attive identificate come pericolose per la salute dell’uomo, degli animali o dell’ambiente, e una lista di ‘sostanze attive candidate alla sostituzionè”.
L’Inail al tavolo tecnico per il piano di azione nazionale. In merito alla direttiva 2009/128, Elena Sturchio, insieme ad altri colleghi del Dipia e del Dipartimento tecnologie di sicurezza (Dts), ha partecipato come esperta designata dall’Inail al tavolo tecnico per la definizione del piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, attualmente in fase di consultazione pubblica. La direttiva, spiega la ricercatrice, “disciplina, per la prima volta in ambito europeo, l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, sostenendo la difesa integrata e le tecniche alternative di coltivazione per ridurre i rischi e l’impatto sulla salute umana e sull’ambiente”.
Fonte: INAIL