di Roberta Castellarin e Paola Valentini
L’alleggerimento delle tasse sugli investimenti finanziari non è entrato, a differenza della casa, nell’agenda del nuovo governo Letta. Nel discorso programmatico il primo ministro non ha fatto cenno all’imposizione fiscale sulle rendite e i capitali, inasprita dal predecessore Mario Monti con un drastico aumento delle tasse sui prodotti di investimento.
Che nel giro di un anno ha tolto all’Italia lo status paradiso fiscale per i rentier. Su tutti spicca l’imposta di bollo, estesa da Monti anche agli strumenti senza dossier titoli e rincarata allo 0,15% annuo con un minimo di 34,2 euro. Eppure oggi, con i rendimenti ai minimi, la possibilità di risparmiare sulle tasse può fare la differenza tra una soluzione di investimento e l’altra. Per esempio su un rendimento dello 0,2% offerto dal Bot a tre mesi, un prelievo annuo dello 0,15% riduce drasticamente il pur magro guadagno sul titolo di Stato. Non è un caso se Banca Generali ad aprile abbia sottolineato che «resta alto l’interesse per le soluzioni assicurative, che abbinano alla stabilità dei rendimenti la garanzia sul capitale e l’esenzione dall’imposta di bollo sui prodotti vita di ramo I». Infatti l’introduzione dell’imposta di bollo dello 0,15% ha creato una divisione tra prodotti inclusi nell’imposizione, e prodotti che ne restano esclusi. Tra questi ultimi, oltre alle polizze vita di ramo I, ci sono anche i fondi pensione e quelli sanitari. Resta invece il bollo di 34,2 euro l’anno per i conti correnti bancari e postali e i libretti postali intestati a persone fisiche se la giacenza media annua è oltre 5 mila euro. Mentre i conti di deposito, che in precedenza scontavano un bollo di 1,81 euro, adesso pagano anch’essi lo 0,15%. Per rendere ancora attraenti questi prodotti agli occhi degli investitori, che da un paio d’anni vi hanno parcheggiato diversi miliardi di euro, molte banche hanno deciso di farsi carico del bollo per conto del depositante. Dall’Osservatorio di ConfrontaConti.it (gruppo Mutuionline) emerge che il 60% delle banche che offrono i rendimenti più alti nei conti vincolati a 6,12 e 18 mesi ha preso questa decisione (si veda tabella in pagina). Paga il bollo ad esempio Rendimax top (interessi posticipati) di Banca Ifis, che è sul podio della classifica dei conti a scadenza più generosi a 6 mesi con un tasso netto del 2,76%. Al contrario Deposito sicuro di Banca Marche lascia il balzello in capo al risparmiatore. Dalla sua il conto della Banca Marche ha un rendimento più elevato (3% netto a 6 mesi) che compensa il mancato pagamento del bollo da parte dell’istituto. Anche per i conti destinati al trading il pagamento del bollo rende più appetibile l’offerta. Per esempio l’operatore olandese Bink bank paga l’imposta di bollo sul deposito titoli per sempre a chi permette il servizio di prestito titoli.
In generale, comunque, anche chi non si fa carico di questa imposta presenta oggi tassi competitivi rispetto a forme di parcheggio del risparmio come possono essere i titoli di Stato italiani a breve termine, i cui rendimenti si sono sgonfiati tornando sotto l’1%, cioè ai minimi da tre anni, prima che partisse la crisi dello spread. Oggi il rendimento di un Bot a sei mesi viaggia attorno allo 0,4%, mentre quello a 12 mesi si attesta sullo 0,6%. Anche coprire l’inflazione è diventato più facile rispetto a un anno fa: l’indice dei prezzi si è dimezzato negli ultimi 12 mesi all’1,6%. Nel frattempo anche i tassi massimi sui conti di deposito sono calati, ma più lentamente di quelli dei Bot e oggi arrivano al 4% a 12 mesi, dopo il picco di un anno fa del 4,8%, quando il Bot a 12 mesi rendeva il 2,3% lordo. Stessa dinamica per i tassi medi, passati dal 3,82% di maggio 2012 all’attuale 3,11%. Questo spread tra Bot e depositi vincolati permette a questi ultimi di restare competitivi pur essendo colpiti da una tassazione sui rendimenti maggiore di quella cui sono soggetti i Bot (20% anziché 12,5%). Ma dopo il taglio della Bce, che ha portato i tassi in Eurolandia ai minimi storici cosa succederà ai conti? «La discesa dei tassi dei depositi sta lentamente continuando ed è un fenomeno fisiologico legato all’andamento del mercato», spiega Manfredi Urciuoli, direttore commerciale di ConfrontaConti.it, «in ogni caso la tendenza di medio- lungo termine ha sempre visto i conti di deposito più compettivi dei Bot». L’associazione dei consumatori Aduc ha rilevato una limatura dello 0,2-0,3% del rendimento di molti conti da inizio anno e questo fenomeno continuerà nei prossimi mesi. Oggi parecchi depositi vincolati a 12 mesi offrono un interesse non superiore al 4% lordo (3,2% netto) mentre nel 2012 superavano di gran lunga il 4%. (riproduzione riservata).