Terremoti e alluvioni costano in media al patrimonio abitativo italiano 3 miliardi l’anno.
E’ la stima del direttore generale dell’Ania, Dario Focarelli, secondo il quale per evitare che i danni ricadano tutti sulle casse dello Stato, e quindi sulla collettività attraverso forme più o meno dirette di tassazione, sarebbe auspicabile adottare anche in Italia modelli di copertura condivisa tra pubblico e privato, coinvolgendo direttamente il settore assicurativo.
A un anno dal terremoto in Emilia, l’associazione calcola che più della metà dei danni alle imprese assicurate siano stati già liquidati (su un totale di 1,25 miliardi) e ricorda che il 45% delle persone e il 50% delle imprese italiane vive ed opera in zone ad elevato rischio di alluvione. Le aree a rischio molto elevato di frane e smottamenti coprono una superficie di quasi 18.000 chilometri quadrati, pari al 6,1% dell’intero territorio italiano. E così, tenendo conto anche dei danni causati da terremoti ed eruzioni, dal secondo dopoguerra ad oggi l’ammontare dei costi sostenuti dallo Stato per far fronte ai disastri naturali è stato pari a 245 miliardi.
“Considerata anche la difficoltà per gli Stati di reperire risorse finanziarie in presenza di vincoli di bilancio sempre più stringenti, diversi paesi hanno deciso di adottare modelli di copertura condivisa, coinvolgendo direttamente il settore assicurativo privato e così si potrebbe fare anche in Italia”, spiega Focarelli. Ipotizzando infatti una polizza da 100 euro per una casa di 90 mq, l’incasso sarebbe di oltre 3 miliardi, tali da coprire quindi l’intero ammontare del costo medio annuo.
Lo Stato avrebbe così risorse disponibili per sicurezza e prevenzione ed interverrebbe solo come assicuratore di ultima istanza, cioè se i danni dovessero superare una certa soglia (circa 7-8 miliardi).
Fonte: ANSA.