Allianz potrebbe comprare la Torre Hadid di CityLife, la seconda delle tre previste dal grande progetto immobiliare che sta sorgendo a Milano nell’area dell’ex Fiera, progettata dalla grande archistar di origini irachene.
Perché? Semplice. La presenza in forze dei due gruppi nel capitale della società, e quindi nella titolarità del progetto, viene da lontano, e risale a quando tra i soci promotori erano ancora compresi la Lamaro e la Fondiaria Sai. Poi, prima l’uscita dei costruttori romani e poi la necessità di fare cassa che aveva indotto la compagnia torinese a defilarsi, hanno indotto i due azionisti superstiti a farsi carico da soli di un progetto che nelle intenzioni originarie non avrebbe dovuto assumere tanta rilevanza sui loro conti. E che nel frattempo, a dispetto dell’alta qualità edilizia, sta facendo a botte – ovviamente – con la gelata che ha colpito tutto l’immobiliare.
Dei 541 appartamenti già disponibili nelle palazzine ultimate di CityLife ne sono stati venduti solo la metà ed è già una miracolosa conferma del valore dell’asset, visto che i prezzi viaggiano sugli 8.500 euro a metro quadro. Ma di questo passo, prima di completare le vendite passerà del tempo. Per Generali, concentrare nella Torre Isozaki la quasi totalità dei propri uffici a Milano e hinterland è un modo intelligente di utilizzare un asset, rendendolo strumentale e riqualificando un’immobilizzazione altrimenti poco sensata rispetto alle regole stringenti di Solvency e comunque agli equilibri complessivi del patrimonio. Discorso analogo finirà col valere per Allianz. E la terza torre, quella disegnata dall’archistar Daniel Libeskind? Per ora è desaparecida, così come la quarta, e più bassa, la Park Tower, e tre altre palazzine residenziali affacciati su piazzale Giulio Cesare. Nulla di revocato dai progetti, hanno però sempre ribadito nel quartier generale della società gestita da Claudio Artusi: nessuna rinuncia, soltanto rinvii a tempi migliori. (riproduzione riservata)