L’emancipazione del ruolo della donna sta ridisegnando il target di consumatori per diversi settori di beni e servizi, tra cui il comparto assicurativo.
Da semplici amministratrici di reddito infatti le donne si sono progressivamente trasformate in produttrici di reddito e consumatrici sempre più esigenti, in grado di influenzare anche in ambiti che fino ad ora si ritenevano riservati a un target prevalentemente maschile.
Sono temi affrontati nel corso del Forum “Il settore assicurativo di fronte alle sfide di genere” organizzato da Valore D, l’associazione che riunisce oltre 80 grandi aziende per promuovere il talento femminile e la gender parity e Gruppo Axa in Italia, in collaborazione con Capgemini.
All’incontro hanno partecipato – tra gli altri – Bettina Corves Wunderer, Chief Financial Officer Allianz, Milena Mondini amministratore delegato Con. Te Gruppo Admiral, Davide Passero amministratore Delegato Genertel, Andrea Rossi amministratore delegato Axa Assicurazioni, Alessandro Scarfò, amministratore delegato Intesa Sanpaolo Assicura.
Lo spunto per una riflessione approfondita sul tema è stato offerto dal terzo numero dell’Italian AXA Paper (http://www.axa.it/studi_e_ricerche/AXAPaper3/axa_paper.aspx), da cui è emerso come le donne rappresentino oggi un nuovo bacino di consumatrici e influencer per il mercato assicurativo e come anche una maggiore presenza femminile ai vertici per questo comparto si potrebbe tradurre in risultati profittevoli per le compagnie di settore.
Nel comparto sono oggi impiegati 24 mila uomini rispetto a 21 mila donne. La quota di funzionari di sesso maschile è pari al 28,6% rispetto all’8,6% dei funzionari donna.
Se si analizzano i vertici aziendali solo 1 donna ogni 150 donne dipendenti è dirigente rispetto alla media di 1 uomo ogni 20 dipendenti uomini.
Dati che invitano a una riflessione se confrontati coni risultati dell’indagine AXA – Episteme dal quale è emerso che se le donne sapessero che un’assicurazione è guidata da una donna si sentirebbero più serene nel sottoscrivere polizze e il target femminile mostra in genere una maggiore predisposizione a confrontarsi con un intermediario donna.
Una maggiore presenza femminile nel settore si tradurrebbe anche in una iniezione di valori tradizionalmente vicini “all’universo donna” come la cura del prossimo e di sé; valori che sono centrali e condivisi anche nel settore assicurativo.
Ma sono anche le donne che hanno cambiato il proprio rapporto con l’assicurazione e le tematiche ad essa connesse.
E’ infatti cresciuta negli anni la propensione delle donne al rischio inteso quale elemento abilitante dei progetti di vita: se nel 2008 solo il 43% sentiva di riuscire a mettersi in affari da sola, nel 2012 la percentuale è salita al 60,4%.
Significativi sono anche i dati che emergono sul reddito femminile globale passato da 3 trilioni di dollari registrati a livello globale nel 2002 ai 9,8 trilioni di dollari nel 2008, che oggi è stimato possano raggiungere i 15 trilioni nel 2014.
Proprio la gestione di redditi via via più elevati fa sì che di pari passo sia aumentata anche l’educazione finanziaria delle donne: l’interesse per la lettura delle pagine economiche è salita dal 19,9% del 2008 al 38,4% nel 2012 così come è salita la percezione che costoro hanno della propria competenza in temi finanziari, passata dal 16% nel 2008 al 36,2% nel 2012, nonostante ancora permangano resistenze di base di tipo psicologico verso un territorio che è considerato misterioso e rischioso e di predominanza ancora prettamente maschile.
Per l’85,6% delle donne il denaro svolge però ancora un ruolo prettamente strumentale e viene percepito come un mezzo in grado di offrire autonomia e sicurezza (56,6% delle donne contro il 36,5% degli uomini).
Ma proprio in quanto strumentale, il rapporto con l’assicurazione è passato dalla protezione di rischi eventuali a strumento per la realizzazione dei progetti di vita.
Secondo l’indagine, infine, le donne oggi mostrano una maggiore preoccupazione verso il tema della non autosufficienza (72% vs 57,2% degli uomini) ed è cresciuta la percentuale di chi ritiene la vita più tranquilla con una buona assicurazione, passata dal 51,9% del 2008 al 74,6% del 2012.
“Si assiste oggi a un duplice passaggio: da mera amministratrice dell’“economia domestica” e da “oggetto di protezione” la donna è diventata soggetto attivo e “agente” della protezione, verso se stessa e verso gli altri. Tra il mondo assicurativo e l’universo femminile può e deve instaurarsi una relazione virtuosa – ha sottolineato Isabella Falautano, Responsabile Relazioni esterne e istituzionali del Gruppo AXA in Italia – dato che il settore più di altri ha a che fare con valori simbolici femminili, quali la cura e la protezione di sé e degli altri. Per capire un mondo che cambia e intercettare i nuovi bisogni è fondamentale avere al proprio interno diversità e valorizzare le riserve di talento e su questo fronte ci aspettano anni interessanti nelle assicurazioni”.
“Stiamo osservando una crescente esigenza delle dirigenti del settore assicurativo di confrontarsi e collaborare per identificare un percorso di iniziative concrete sul tema della diversità di genere. Deriva da qui l’idea di Capgemini e di Valore D di agevolare la creazione di un network di donne dirigenti dell’industry assicurativa e di facilitare l’identificazione di proposte e soluzioni, a partire da workshop come quello della giornata di oggi – ha dichiarato Raffaele Guerra, Vice Presidente FSI di Capgemini Italia – Siamo convinti che la valorizzazione della diversità di genere a tutti i livelli decisionali contribuisca effettivamente al miglioramento delle performance delle compagnie assicurative, specialmente in uno scenario di mercato che richiede alle imprese sempre maggiore rapidità decisionale, capacità di innovazione e flessibilità nei modelli di leadership”.
“L’attenzione di Valore D alla parità di genere nasce con l’associazione stessa e deve interessare le società di qualsiasi settore, non solo assicurativo. Da sempre coinvolgiamo le nostre associate e ci impegniamo per essere promotrici di una nuova cultura di impresa che tenga conto dell’elevato potenziale che un management gender parity è in grado di portare alle imprese e alla società tutta in termini di profitto. Profitto che per noi è inteso come crescita economica e soprattutto culturale – ha dichiarato Alessandra Perrazzelli presidente di Valore D – Oggi attraverso laboratori, corsi formativi, abbiamo creato un benchmarking di azioni positive che crediamo avranno un impatto importante sulle aziende che le adotteranno”.