Adriano Bonafede
Roma Che “ci azzecca” la Banca d’Italia con le assicurazioni? Per ora niente ma il progetto che il governo sta portando avanti sembra andare nelle direzione di far transitare le attuali competenze dell’Isvap (se non proprio tutte almeno le principali) in seno all’organo di vigilanza delle banche. Dunque l’istituto di vigilanza sulle compagnie, nato nel non lontanissimo 1983, corre il rischio di non poter festeggiare il suo trentesimo compleanno. A quel tempo l’Isvap era nato da una costola dell’allora ministero dell’Industria (oggi dello Sviluppo, presieduto da Corrado Passera). Creando un’authority autonoma, si sperava che l’influenza politica delle compagnie – da sempre esperte nell’attività di lobbying – potessero in qualche modo essere arginata. Se il progetto andrà in porto, sarà la storia a giudicare l’operato dell’Isvap in tutti questi anni. Di certo, si ricordano molte occasioni in cui l’Isvap sembra essersi schierato acriticamente con le compagnie. Come quando, ad esempio, alla fine degli anni Novanta, l’Antitrust non comminò una severa multa alle imprese assicurative per pratiche collusive nell’Rc auto: ebbene, in quel momento l’Isvap si schierò con le compagnie, ma la considerevole multa (intorno ai 300 miliardi di lire, circa 150 milioni di euro) fu poi confermata dai giudici amministrativi. Ma se sarà la storia a giudicare l’istituto di vigilanza sulle compagnie, è certo la cronaca, oggi, a spingere verso la sua fine. Quel che all’esecutivo Monti non sembra essere piaciuto è la lentezza e il ritardo con cui l’Isvap è intervenuto sulle vicenda Fondiaria Sai. Una società che è stata progressivamente prosciugata di risorse (trasferite altrove) senza che l’organo di vigilanza se ne sia accorto per tempo. In una recente intervista, Giancarlo Giannini, l’attuale presidente, ha fatto un piccolo mea culpa ammettendo che forse l’Isvap sarebbe dovuto intervenire prima. Per contro, va detto che si sono rincorsi più volte, in questi ultimi anni, i progetti politici che avrebbero voluto accorpare l’Isvap alla Banca d’Italia, istituzione centenaria da sempre più forte e autorevole. Adesso, però, ci sono due occasioni che rendono più facile questo cambiamento: da una parte, come si è detto, la buccia di banana del caso Fonsai, dall’altra la scadenza naturale, a giugno, del mandato dell’attuale presidente. Tuttavia l’accorpamento presenta problemi tecnici che, come vedremo, non possono essere risolti immediatamente. Perciò qualcuno pensa che questo incarico possa essere affidato a qualcuno che traghetti l’Isvap (o perlomeno i suoi pezzi più importanti) a poco a poco verso la Banca d’Italia. Il nome che è circolato in questi giorni è quello di Anna Maria Tarantola, attuale capo della Vigilanza in Bankitalia, che assumerebbe così i poteri di presidente o commissario dell’Isvap per un periodo transitorio. I problemi di un passaggio definitivo all’organo di vigilanza sul sistema bancario sono molteplici. Intanto occorre trovare una soluzione transitoria, giacché non si può pensare di risolvere il tutto con un decreto legge visto che mancano i presupposti dell’urgenza; dall’altra parte l’iter di un disegno di legge è inevitabilmente lungo e fra poco più di un mese scade l’attuale presidente. La soluzione Tarantola sembra dunque logica. Entrando nel merito delle technicalities, bisogna decidere cosa scorporare e a chi dare i singoli pezzi, visto che non è pensabile che tutto ciò che oggi è dentro l’Isvap finisca alla banca d’Italia. Ad esempio la gestione dei rami danni e soprattutto dell’Rc auto potrebbe tornare laddove è venuta, cioè al ministero dello Sviluppo economico, mentre la parte che riguarda il Fondo di garanzia Vittime della strada potrebbe finire alla Consap. Alla Banca d’Italia certamente finirebbe la tutela della stabilità del sistema assicurativo, mentre la Consob assorbirebbe tutte le residue competenze sulla trasparenza che ancor oggi sono nell’Isvap (mentre sono già nell’autorità di vigilanza sui mercati borsistici i prospetti delle polizze vita unit e index linked). La tutela del consumatore un’altra delle competenze dell’Isvap che gestisce 30 mila reclami all’anno – potrebbe finire anch’essa nella Consob. C’è poi la tenuta dell’Albo degli agenti, 200 mila persone che ogni anno hanno forte turn over: qui bisognerebbe trovare qualche ente che già tiene altri albi. La gestione di tutte queste technicalities richiede tempo. Di sicuro, però, sia il ministro Passera che il sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà (che si dice molto impegnato su questo fronte) andranno avanti. I loro piani sono tuttora avvolti dal riserbo.