di Andrea Di Biase
Non sono bastate quasi sette ore di riunione al consiglio di amministrazione di Fondiaria-Sai per prendere una decisione condivisa sui concambi relativi alla prospettata fusione con Unipol Assicurazioni, Premafin e Milano Assicurazioni. Nonostante sia Goldman Sachs, che ricopre il ruolo di advisor del cda, sia Citi, che assiste invece i consiglieri indipendenti, abbiano ribadito la valenza industriale dell’operazione proposta dalla società guidata da Carlo Cimbri, le valutazioni economiche rimangono ancora lontane. Non solo rispetto alla proposta originaria, che prevedeva una partecipazione di Unipol nella nuova compagnia pari al 66,7%, ma anche rispetto all’ipotesi di mediazione emersa a seguito dell’incontro tra il management dei due gruppi la scorsa settimana, che fissava nel 62% la futura quota di partecipazione dei bolognesi nella grande FonSai. Secondo quanto appreso in ambienti finanziari, infatti, i due advisor avrebbero individuato una forchetta compresa tra il 54% e il 61%, e anche alla luce delle perplessità degli indipendenti (il cui parere è vincolante trattandosi di un’operazione tra parti correlate), il consiglio di Fondiaria-Sai ha pertanto deciso di prendersi ancora due giorni di tempo per cercare di affinare ulteriormente l’intesa con Unipol. Il cda, che tornerà a riunirsi nella giornata di domani, avrebbe dato mandato all’amministratore delegato, Emanuele Erbetta, e al direttore generale, Piergiorgio Peluso, di verificare se esistano ulteriori spazi di trattativa con la compagnia bolognese e arrivare così a una nuova intesa capace di avvicinarsi almeno alla parte alta della forchetta individuata dagli advisor. Proprio per questa ragione, nella tarda serata di ieri i vertici di FonSai avrebbero chiesto a Cimbri un nuovo incontro, se non per riaprire la trattativa, almeno per verificare se Unipol, che ha già fatto una grande apertura scendendo da 66,7% a 62%, sia disponibile a fare un ulteriore concessione. Da Bologna, tuttavia, non sarebbe arrivata la disponibilità ad alcun nuovo incontro. L’ad di Unipol si sarebbe tuttavia detto disponibile a trovare un punto di mediazione nell’intervallo compreso tra il 61% (la parte alta della forchetta fissata dagli advisor di FonSai) e il 62% (la proposta di mediazione raggiunta la scorsa settimana). L’accordo potrebbe dunque essere trovato attorno a 61,75%, sempre che poi Erbetta e Peluso, quando domani tornerà a riunirsi il cda di Fondiaria-Sai, riescano a convincere il consiglio e soprattutto gli indipendenti a dare il via libera a quest’ultima proposta di mediazione. In caso contrario Unipol si tirerebbe indietro, lasciando Fondiaria-Sai di fronte al rischio di commissariamento da parte dell’Isvap. Da fine dicembre, infatti, la compagnia del gruppo Ligresti presenta un margine di solvibilità sotto la soglia regolamentare del 100% e se l’authority presieduta da Giancarlo Giannini ha concesso tempo fino ad ora è solo in virtù del piano di salvataggio di Premafin e FonSai presentato da Unipol. Se i bolognesi dovessero fare un passo indietro difficilmente dunque il cda di Fondiaria-Sai potrebbe fare immediatamente affidamento sul piano alternativo presentato da Sator e Palladio e che prevede un aumento di capitale stand alone da 800 milioni. L’iter autorizzativo dovrebbe ricominciare da zero e l’Isvap dovrebbe dunque assumersi la responsabilità di lasciare operare Fondiaria-Sai per altri mesi con un Solvency ratio inferiore al 100%. Il cerino, dunque, rimane nelle mani dei consiglieri di FonSai e la sorte della compagnia legata al loro senso di responsabilità. La sensazione, raccolta in ambienti vicini al consiglio di amministrazione, è che alla fine, anche per scongiurare il rischio estremo del commissariamento, l’accordo sarà trovato. Poi toccherà alla Consob esprimersi sulla richiesta di esenzione dall’opa a cascata su Premafin, Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni avanzata da Unipol e posta dai bolognesi (ma anche dal tandem Sator-Palladio) come condizione irrinunciabile per procedere all’operazione. Il tema è ancora oggetto di dibattito all’interno della Consob, ma le parole di lunedì del presidente Giuseppe Vegas sull’opportunità di decidere, nei casi più critici, guardando più alla sostanza che alla forma, ha lasciato intravedere la possibilità che la settimana prossima la Commissione possa sancire l’obbligo di opa almeno sulla Milano. Se così fosse il piano Unipol sarebbe nuovamente a rischio, così come la tenuta di FonSai e la continuità aziendale della Premafin dei Ligresti. (riproduzione riservata)