Unicredit fa il pieno di utili e ricavi, grazie alla buona performance del trading, batte le stime degli analisti e chiude in Borsa in rialzo del 6,76%, a 2,894 euro in vista del ritorno al dividendo già nel 2012. Nel primo trimestre, Piazzza Cordusio ha guadagnato 914 milioni netti (+12,8% rispetto a un anno fa), anche se circa metà (477 milioni) sono plusvalenze legate al riacquisto di obbligazioni proprie (Tier I e Upper Tier II). In ogni caso, il dato è superiore alle attese degli analisti, il cui consensus si aggirava sugli 805 milioni. «È un buon trimestre e, guardando al futuro, la situazione di mercato non sarà facile, ma siamo fiduciosi di poter navigare su queste acque non tanto tranquille», ha commentato in conference call l’ad Federico Ghizzoni che ha parlato di dati «in linea con gli obiettivi e, in qualche caso, anche oltre». Proprio in merito al business plan, l’ad ha precisato che, ad oggi, non hanno intenzione di cambiare il piano industriale approvato a metà novembre, che arriva al 2015, anche se l’outlook macroeconomico è peggiorato, spiegando che non sono previste nuove maxi svalutazioni dopo quelle del 2011 e che i risultati finora raggiunti nel quadro del piano «sono buoni, anche se bisogna essere molto cauti perchè la situazione è molto fluida» e impone di «guardare al futuro con cautela». Quanto all’Italia, le attività nel nostro Paese «pesano per un 35-40% scarso sui ricavi complessivi del gruppo – ha proseguito. Inoltre, il numero uno di Piazza Cordusio ha aggiunto che Unicredit mantiene la sua posizione intorno ai 40 miliardi di euro in titoli di stato italiani e non crede che possano «influenzare la volatilità delle azioni Unicredit». Buone notizie per gli azionisti che dovrebbero rivedere la cedola già quest’anno. «Vogliamo tornare a distribuire il dividendo già nel 2012, comunque lo decideremo a fine anno», ha precisato Ghizzoni, anche se «al momento è prematuro parlare del quantum. La situazione macroeconomica condiziona qualsiasi decisione», ha detto. Tornando ai dati trimestrali, esclusi i proventi derivanti dal riacquisto di titoli Tier I e Upper Tier II, l’utile netto normalizzato si attestato a 444 milioni, quasi dimezzato (-45%) rispetto allo scorso anno, ma in crescita dell’80% rispetto al quarto trimestre 2011, mentre il margine di intermediazione è aumentato del 2,5% a 7,1 miliardi (di cui 697 milioni da riacquisto dei bond). Inoltre gli accantonamenti su crediti si sono attestati a 1,4 miliardi (+7%), mentre la posizione interbancaria netta (in linea con l’obiettivo del piano strategico di ridurla) è scesa dai 75,4 miliardi di fine dicembre 2011 ai 49,4miliardi di fine marzo. Un miglioramento in parte dovuto ai flussi netti positivi di liquidità in entrata dai clienti e all’aumento di capitale realizzato a inizio anno, che secondo Ghizzoni ha avuto un ruolo decisivo nel posizionare la banca su basi «solide» in questa fase turbolenta. Il patrimonio Common equity tier 1 secondo i principi di Basilea 2 è salito infatti al 10,31% (dall’8,40% di fine 2011 prima della ricapitalizzazione). Il manader ha poi aggiunto che anche la posizione liquida è forte. «Abbiamo completato il 44% del funding plan complessivo e il 51% di quello in Italia e questo prova la capacità del gruppo di accedere al mercato e di sfruttare la capacità di rete», ha commentato. Ghizzoni ha poi speso due parole su Mediobanca, spiegando che il sostituto di Fabrizio Palenzona nel board di Piazzetta Cuccia, come rappresentante di Unicredit, non sarà deciso «da un singolo ma dal consiglio» di Piazza Cordusio. «Io farò una proposta e il consiglio lo deciderà nelle prossime settimane appena saranno in piedi i nuovi comitati», ha concluso l’ad, ricordando che «domani (oggi per chi legge, ndr) si insedierà il nuovo consiglio. Ci sarà un cda stroardinario il 29 maggio che nominerà i comitati, poi saremo finalmente operativi».