I finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno dato la scorsa settimana esecuzione a 6 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e a sequestri preventivi di beni per un valore di circa 15 milioni di euro nei confronti di soggetti accusati a vario titolo di abusiva attività finanziaria, formazione fittizia di capitale ed ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza.
Lo si legge in una nota del Comando Provinciale di Roma.
Tra i destinatari della misura restrittiva disposta all’esito delle indagini coordinate dalla Procura della
Repubblica di Roma ed eseguite dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della capitale figurano due agenti assicurativi, un architetto, un imprenditore, un dottore commercialista ed un notaio svizzero che, in concorso con una serie di prestanome, hanno costituito ed amministrato una serie di intermediari finanziari e consorzi, aggirando le norme del Testo Unico Bancario che regolano l’emissione di polizze fideiussorie.
Gli indagati hanno esercitato quindi abusivamente l’attività di concessione di finanziamenti sotto forma di
rilascio di polizze fideiussorie prive di reale copertura patrimoniale, perpetrando così una vera e propria frode finanziaria, che ha visto quali danneggiati anche alcuni Enti pubblici, privati della possibilità di recuperare le somme di denaro garantite dalle fideiussioni irregolari.
Tra gli Enti pubblici che hanno ricevuto a garanzia polizze fideiussorie in realtà prive di copertura figurano numerosi uffici dell’Agenzia delle Entrate, Equitalia, alcune Regioni, l’INPS, ASL e numerosi comuni.
L’odierna operazione ha consentito nel complesso di segnalare all’Autorità Giudiziaria capitolina quaranta soggetti per abusivismo finanziario ed altri gravi reati e di sottoporre a sequestro:
– oltre novemila polizze fideiussorie abusivamente emesse per un capitale garantito pari ad euro 652.000.000,00 circa;
– certificati azionari “spazzatura” del valore nominale di 14.000.000 di dollari, utilizzati per la formale ricapitalizzazione delle società;
– un immobile situato nella Capitale e decine di conti correnti e rapporti finanziari per complessivi 15 milioni di euro circa, pari ai ricavi conseguiti dalle società coinvolte nelle indagini grazie all’abusivo rilascio delle fideiussioni.
In ordine alla normativa violata, la disciplina bancaria prevede che l’esercizio nei confronti del pubblico dell’attività di concessione di finanziamenti e garanzie è riservato ai soli intermediari finanziari iscritti in apposito elenco tenuto dalla Banca d’Italia con particolari requisiti di solidità patrimoniale (capitale sociale versato non inferiore a euro 1.500.000 depositato presso banche e possesso, in via continuativa, di mezzi patrimoniali non inferiori a euro 2.500.000).
AI contrario, come appurato dalla fiamme gialle del Nucleo di Polizia Tributaria, gli artefici della frode ottenevano l’iscrizione nell’elenco degli intermediari abilitati dichiarando il solo esercizio di assunzione di partecipazioni, che non necessita di particolari requisiti patrimoniali. Questo al fine di conseguire un primo attestato di liceità formale: successivamente, all’insaputa delle autorità di vigilanza, gli indagati mutavano l’oggetto sociale delle società inserendo anche l’attività di rilascio garanzie, completando il tutto con un aumento fittizio del capitale sociale mediante il conferimento di titoli “spazzatura”, rivelatisi poi privi di valore effettivo.