di Andrea Di Biase
Una risposta ufficiale sulla bontà delle misure che Unipol e Premafin intendono adottare per adeguarsi all’ordine di sospensione imposto dall’Antitrust all’operazione di concentrazione tra i due gruppi dovrebbe arrivare giovedì, quando si riunirà il collegio dell’Autorità garante per la concorrenza. In quell’occasione il presidente dell’authority, Giovanni Pitruzzella, e i commissari Piero Barucci, Carla Bedogni Rabitti e Salvatore Rebecchini, valuteranno se le attività e le delibere che Unipol e Premafin intendono comunque adottare prima della decisione finale dell’Antitrust possano avere effetti irreversibili sull’operazione che vede coinvolte anche Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni o se invece, in caso di giudizio negativo da parte del garante, non pregiudichino la possibilità di tornare alla situazione di partenza. Già ora, tuttavia, dopo l’incontro di ieri tra i legali di Unipol e Premafin con gli uffici dell’Antitrust sembrerebbe che l’authority sia orientata a non legare completamente le mani alle due società, limitandosi a vietare quegli atti, come ad esempio l’esecuzione degli aumenti di capitale, che una volta effettuati avrebbero effetti irreversibili. Se così fosse, dunque, Unipol, Premafin, FonSai e Milano, potrebbero riprendere la trattativa sui concambi per la fusione a quattro e la stessa assemblea della holding presieduta da Giulia Ligresti, in agenda per il 17 maggio, potrebbe anche deliberare l’aumento di capitale da 400 milioni riservato a Unipol. In questo modo, quando l’Antitrust avrà ultimato l’istruttoria, nel caso la decisione sulla concentrazione fosse positiva, l’operazione, il cui iter deliberativo sarebbe già stato completato, dovrebbe solo essere fatta partire con l’esecuzione degli aumenti di capitale di Unipol, Premafin e FonSai. Nel caso, invece, il garante decidesse di non autorizzare la fusione, gli aumenti potrebbero tranquillamente non partire, lasciando libera Premafin (sempre che la Procura di Milano non abbia nel frattempo deciso di presentare istanza di fallimento) di valutare altre soluzioni alternative a quella dei bolognesi. In questa direzione andrebbero dunque lette le dichiarazioni rilasciate ieri dall’ad di Unipol, Carlo Cimbri, a margine dell’assemblea del gruppo bolognese. «Stiamo collaborando con l’Antitrust al fine di ottenere che il provvedimento di sospensione sia circoscritto alle sole attività che producono effetti irreversibili e non a tutte le attività prodromiche al progetto». Se l’authority dovesse dunque accogliere questa interpretazione gli aumenti di capitale delle società coinvolte potrebbero partire entro luglio. In merito alle indiscrezioni secondo cui l’Antitrust potrebbe autorizzare l’operazione, condizionandola però alla cessione della Milano, Cimbri ha sottolineato che per il momento Unipol sta ragionando sulla possibilità di cedere altri marchi, rami d’azienda e premi. La compagnia bolognese, la cui assemblea ha ieri approvato il bilancio 2011, punta dunque ad andare avanti nell’operazione, nonostante l’intervento dell’Antitrust sia stato letto da più di un osservatore come il tentativo di bloccare un’operazione gradita a Mediobanca. Proprio il ruolo della banca d’affari guidata da Alberto Nagel che oltre ad essere il principale creditore della compagnia controllata dalla famiglia Ligresti è anche il capofila del consorzio di garanzia per il duplice aumento di capitale di FonSai e Unipol nonché il principale azionista delle Generali ha spinto l’Antitrust ad avviare l’istruttoria anche nei confronti di Mediobanca e della compagnia triestina. Almeno in questa fase, tuttavia, la banca d’affari dovrebbe lasciare la palla nelle mani di Unipol e Premafin. Solo in una fase successiva dell’istruttoria Mediobanca dovrebbe presentare all’Antitrust la propria posizione sulla concentrazione nonché gli impegni che intende assumere per rendere praticabile la concentrazione. Quasi sicuramente la banca si impegnerà a cedere le azioni di Uni-FonSai che potrebbe trovarsi in portafoglio al termine dell’operazione. Come anticipato da Milano Finanza, non è però escluso che Mediobanca si impegni a ridurre progressivamente la propria quota in Generali dall’attuale 13,2% anche sotto il 10%. (riproduzione riservata)