Nel mese di marzo, secondo quanto rileva la newsletter statistica mensile dell’ANIA, i premi per nuove polizze individuali sulla vita raccolti in Italia da imprese italiane e rappresentanze di imprese extra-U.E., comprensivi dei premi unici aggiuntivi, sono stati pari a € 5,0 mld, in significativo aumento rispetto ai mesi precedenti ma ancora in calo del 10,9% rispetto a marzo 2011; nel
primo trimestre del 2012 i nuovi premi emessi hanno raggiunto € 12,4 mld, il 27,0% in meno rispetto ai volumi raggiunti nello stesso periodo dell’anno precedente.
Includendo anche l’attività del campione delle imprese U.E., i nuovi premi complessivi sono stati pari a € 5,4 mld (-16,9% rispetto allo stesso mese del 2011), mentre da inizio anno hanno raggiunto € 13,3 mld, in calo del 31,2% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente.
Relativamente alle imprese italiane ed extra U.E., nel mese di marzo i premi afferenti a nuove polizze tradizionali di ramo I e V continuano ad essere in calo rispetto all’analogo periodo del 2011, pur con variazioni più contenute, relativamente alle polizze di ramo I; tale tipologia di polizze si conferma la scelta
prevalente degli assicurati con una incidenza pari a circa i tre quarti della raccolta totale da inizio anno. I prodotti “linked” rappresentano praticamente la restante quota della nuova produzione e registrano nel mese di marzo volumi in ripresa, soprattutto con riferimento alle polizze unit che compensano il calo
delle polizze index rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Anche i contributi relativi a nuove adesioni individuali a forme previdenziali crescono rispetto allo stesso mese del 2011, portando l’incremento da inizio anno al 17,8%. Il numero delle polizze/adesioni da gennaio ha raggiunto circa 805 mila unità, in diminuzione del 2,0% rispetto allo stesso periodo del 2011. Si evidenzia, inoltre, che il 25% delle imprese, rappresentative del 13% del mercato in termini di premi, ha registrato al mese di marzo una raccolta superiore all’analogo periodo dell’anno precedente e che circa il 52% (per una quota premi pari al 53%) ha ottenuto un risultato superiore alla variazione media di tutte le imprese italiane ed extra-U.E. (-27,0%).
Nel primo trimestre la tipologia di contratto a premio unico costituisce la modalità di versamento maggiormente prescelta dagli assicurati, per una quota pari al 93% del totale in termini di premi e al 55% in termini di numero di polizze. Sempre da inizio anno l’importo medio dei premi unici è stato di quasi € 26.400 mentre quello dei premi annui e ricorrenti ha raggiunto rispettivamente il valore di € 1.100 e € 3.600. Calcolando i premi mediante una misura che consente di standardizzare l’ammontare di premi unici e periodici, come l’Annual Premium Equivalent (APE) – pari alla somma tra premi annui, considerati per il 100% del loro importo, e premi unici divisi per la durata dei relativi contratti convenzionalmente posta pari a 10 anni – il decremento del volume premi da inizio anno si riduce dal 27,0% al 18,7%. La maggior parte della nuova produzione deriva dalla raccolta effettuata mediante reti finanziarie (sportelli bancari e postali e promotori finanziari), alle quali afferisce l’86% dei premi emessi nel primo trimestre. Nel dettaglio, gli sportelli bancari e postali mantengono anche nel mese di marzo la quota prevalente di raccolta (il 67%), pur registrando una contrazione rispetto al 2011 sia nel mese che nel trimestre; al contrario, i volumi di nuovi
affari intermediati dai promotori finanziari risultano anche in questo mese in aumento rispetto all’anno precedente, sebbene l’incremento sia concentrato solo su alcuni operatori. Negativo, ma in misura inferiore rispetto al mese precedente e agli sportelli bancari e postali, è il tasso di variazione annuo delle reti agenziali sia nel mese che da inizio anno. La ripartizione dei premi per canale evidenzia come le reti finanziarie abbiano collocato quasi esclusivamente premi unici mentre le reti assicurative raccolgano anche una quota significativa di premi periodici. Calcolando i premi da inizio anno mediante la misura APE sopra
descritta, lo scostamento della quota raccolta dalle diverse reti si riduce: la quota riconducibile alle reti finanziarie passa dall’86% al 75% mentre quella afferente alle reti assicurative salirebbe dal 14% al 24%.