di Roberta Castellarin e Paola Valentini
Ora è ufficiale. La tanto attesa busta arancione che stima l’importo atteso della pensione arriverà finalmente ai lavoratori italiani iscritti all’Inps. Lo ha annunciato ieri il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, intervenuto al convegno di apertura della Giornata Nazionale della Previdenza in cartellone fino a domani nella sede di Borsa Italiana in Piazza Affari. «Per troppo tempo è stato detto che l’Inps non è stato in grado di consegnare la busta arancione ai suoi 22 milioni di iscritti», ha spiegato Mastrapasqua, «ma il problema è che gli archivi dell’istituto non erano affidabili. Oggi abbiamo fatto un’enorme operazione di pulizia e abbiamo sistemato quasi completamente i nostri database. Adesso stiamo cercando di delineare gli scenari per poter fornire un dato esatto. Ora sono in grado di affermare che l’Inps a brevissimo partirà con la simulazione del calcolo della pensione, al quale si potrà aggiungere anche una stima di quanto si otterrà in più prolungando il tempo di permanenza al lavoro. A questo punto mi auguro che facciano altrettanto le altre casse di primo pilastro». Il presidente dell’Inps ha anche ricordato che l’Inpdap, l’ente di previdenza pubblico, confluito nell’Inps, è ancora indietro nell’aggiornamento degli archivi e per ora quindi la busta arancione non potrà arrivare ai dipendenti pubblici. Accoglie con favore l’annuncio di Mastrapasqua Antonio Finocchiaro, presidente della Covip: «Noi da tempo chiediamo che venga inviata la busta arancione perché la previdenza complementare non decollerà fino a quando il cittadino non si renderà conto che l’assegno base sarà insufficiente a mantenere il tenore di vita atteso». Considerazione ancora più vera alla luce della dura riforma Monti-Fornero. Come ha ammesso la stessa Elsa Fornero, ministro del Lavoro, «la riforma delle pensioni è stata molto dura e ha creato problemi a molte persone e molte famiglie. Problemi dei quali il governo è consapevole ». Subito il pensiero va alla questione esodati. E su questo punto Mastrapasqua ha assunto una posizione netta: «Finora non mi sono esposto sul tema degli esodati, ma vorrei ricordare che è una questione di diritto. Ridurlo a un numero mi sembra una mortificazione. Non si può rimandare il problema al prossimo governo. Che siano 60, 80 o 100 mila, bisogna stabilire regole precise. Chi deve essere pagato va pagato, con il vecchio sistema o con gli ammortizzatori sociali». Mentre per quanto riguarda il diverso trattamento previdenziale dei giovani rispetto ai loro genitori il presidente ha sottolineato: «L’equità resta un tema che dovrebbe essere preso in considerazione, c’è una disparità tra chi percepisce oggi le pensioni e chi invece dovrà contare su un puro sistema contributivo. Una parte dei lavoratori oggi riceve nella pensione un’integrazione da parte dello Stato rispetto a quanto ha versato, circa il 30-40% in più di quanto avrebbe con un sistema contributivo ». Sulla stessa lunghezza d’onda Alberto Brambilla, coordinatore del comitato scientifico di Itinerari Previdenziali che ha organizzato la kermesse: «Oggi 7 milioni di pensionati portano a casa meno di mille euro al mese e ricevono un’integrazione alla pensione da parte dello Stato. Con il sistema contributivo non sarà più così perché si ottiene solo quanto versato. Quindi i giovani che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, per i quali si applica il metodo contributivo, non avranno per legge integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali. In questi casi la previdenza complementare diventa fondamentale». Anche perché le pensioni saranno legate all’andamento del pil. E ancora una volta si riaffaccia il tema della crescita. «Nessuna riforma del sistema previdenziale può funzionare se non è accompagnata dal buon funzionamento dell’economia e del mercato del lavoro. Le due riforme quindi si completano», ha dichiarato Fornero. L’obiettivo è sensibilizzare in particolare le giovani generazioni e in generale tutti i lavoratori individuali e dipendenti sulla necessità di progettare il futuro pensionistico e previdenziale. Un nuovo welfare che vede coinvolti oltre allo Stato e all’individuo anche le imprese che devono tornare a offrire le migliori pratiche aziendali anche in risposta alla grave crisi finanziaria. Ci vuole un passo in avanti rispetto alla situazione attuale che vede un tasso di adesione medio ai fondi pensione del 25% contro una media europea del 91%. «Ci vuole una volontà politica volta a rilanciare la previdenza integrativa, ma servono anche buoni rendimenti per ottenere la fiducia dei lavoratori. E poi grande attenzione alle politiche di investimento che devono essere volte a ottimizzare i rendimenti, minimizzando i rischi e correlando le scelte alle dinamiche di raccolta ed erogazione sempre con un’ottica di medio-lungo periodo». Ma ci vuole anche una collaborazione sempre più stretta tra pubblico e privato. (riproduzione riservata)