Ing chiede lo sconto a Bruxelles. E lo fa anche a dispetto di risultati poco confortanti nel primo trimestre. La banca olandese ha infatti domandato al proprio governo di rinegoziare il piano di ristrutturazione concordato, in occasione della crisi del 2008, con la Commissione europea. L’obiettivo di questa mossa è la riduzione del numero di dismissioni da realizzare entro la fine del 2013. Un piano di cessioni la cui finalità era sostanzialmente mettere in condizioni l’istituto di credito di rimborsare il prestito da 3 miliardi concesso dal governo, oltre ad una penale del 50% per cento. La richiesta del gruppo olandese, noto per il Conto Arancio, arriva dopo aver vinto lo scorso marzo una disputa legale contro una sentenza della Ue. «Il verdetto favorevole della corte dello scorso marzo ha parzialmente annullato il programma di ristrutturazione – ha spiegato il direttore finanziario Patrick Flynn – Sulla base di questa sentenza domanderemo la rinegoziazione del programma». E se alla fine Ing dovesse spuntarla allora è possibile che blocchi la vendita delle attività assicurative e dell’investment management in Asia. «Si tratta di una partita difficile» ha commentato un analista di una banca inglese. E, secondo alcune indiscrezioni, la Commissione avrebbe già deciso di fare appello contro la sentenza favorevole all’istituto di credito.
Intanto, sul piano stettamente operativo, le cose non sembrano poi andare a gonfie vele. la banca della zucca ha infatti archiviato il primo trimestre con un utile dimezzato rispetto allo stesso periodo 2011. I profitti sono infatti ammontati a 680 milioni, una cifra al di sotto delle attese di mercato (1,1 miliardi). La performance della banca è stata però appesantita dale spese per una transazione su un’indagine delle autorità finanziarie statunitensi. Per l’accordo amichevole con la giustizia d’Oltreoceano, gli olandesi hanno infatti sborsato 680 milioni di euro per delle transazioni effettuate prima del 2007. Il trimestre ha però beneficiato della vandita della banca online Ing Direct Usa alla Capital One, annunciata nel giugno dello scorso anno, per nove miliardi di euro. «Il contesto a livello operativo si è confermato difficile – ha spiegato il direttore esecutivo del gruppo, Jan Hommen – la crisi europea dei debiti sovrani domina lo scenario, aumentando la volatilità dei mercati finanziari».