Con il via libera dell’Antitrust alle trattative sui concambi è ripartito il braccio di ferro tra Unipol, da una parte, e la famiglia Ligresti, dall’altra. Ieri pomeriggio, dopo la riunione del cda di Premafin, numerose agenzie di stampa rilanciavano che, a fronte di un’offerta formale giunta nei giorni scorsi da Unipol per il 66,7% del nuovo gruppo post-fusione, gli advisor di Fondiaria-Sai (Citi e Goldman Sachs in primis) avrebbero calcolato per Bologna una quota non superiore al 61-62 per cento. Del resto, se si considera che la famiglia siciliana, almeno in un primo momento, sembrava attendersi di dover lasciare spazio a Via Stalingrado per appena un 50-55% dopo la maxi-aggregazione, si capisce come già, da parte dei Ligresti, poco più del 60% costituisca una notevole concessione.
Che tuttavia, stando a quanto F&M apprende da fonti vicine al dossier concambi, potrebbe non essere ancora sufficiente. «Non credo ci siano i presupposti oggettivi – dice una fonte – per chiudere l’operazione ipotizzando che Unipol si attesti a meno del 65% del nuovo gruppo». Non solo: la stessa fonte ritiene che per abbassare la percentuale si possa far leva su Milano Assicurazioni (che proprio oggi riunisce il cda per la trimestrale e per la nomina del nuovo presidente, dopo che Angelo Casò si è dimesso preferendo la poltrona in Mediobanca), escludendola dalla maxi-integrazione. Che, come già ipotizzato in passato, potrebbe limitarsi a prevedere l’accorpamento di Premafin e Fonsai nel braccio assicurativo bolognese, dando vita a una Grande Unipol meno grande di quanto inizialmente ipotizzato. In altri termini, rispetto alle richieste iniziali della compagnia bolognese guidata dall’ad Carlo Cimbri, tutt’al più si può scendere di 2-3 punti percentuali, facendo leva sia sulle valutazioni di bilancio, sia sulla Milano.
Nel frattempo, dal quartier generale di Unipol non giungono commenti, ma sembra realistico ipotizzare che prima di muoversi in qualsiasi direzione Bologna preferisca attendere che dai Ligresti arrivi una contro-proposta formale (che ieri ancora mancava). Obiettivo tanto di Unipol quanto di Premafin e Fonsai sarebbe quello di trovare la quadra sui concambi entro l’assemblea della holding quotata, fissata per il 17 e il 21 maggio rispettivamente in prima e seconda convocazione. Sembra, invece, da escludere che si possa raggiungere un accordo entro il cda di Fonsai di giovedì, che senza dubbio però farà il punto della situazione, senza contare che è chiamato a votare i numeri del primo trimestre.
Ieri, intanto, il cda di Premafin ha preso atto delle decisioni dell’Antitrust di allentare parzialmente le maglie sulla trattativa tra il gruppo e Unipol. Inoltre, il board della società che controlla Fonsai con il 36% (in pegno alle banche) ha cooptato Samanta Librio, avvocato specializzato in diritto commerciale e societario, al posto del dimissionario Oscar Pistolesi (nel comitato Remunerazione gli subentra Carlo Ciani). Sul fronte giudiziario, intanto, prosegue il faro della Procura di Milano sulle società della galassia Ligresti. Ieri il Pm ha avviato una rogatoria per sentire a verbale in Svizzera Niccolò Lucchini, l’uomo che secondo le indagini potrebbe aver svolto il ruolo di «intermediario» nell’acquisto del 20% di Premafin in capo a due trust esteri (la quota è stata recentemente sequestrata dalla Guardia di Finanza). In questi giorni si attendono poi le contromosse dei «rivali» di Unipol, Sator e Palladio.