Assemblea movimentata a Trieste sabato scorso.

In sede ordinaria l’Assemblea delle Assicurazioni Generali ha approvato il bilancio 2011,  chiuso con un utile netto di  € 856 milioni e un risultato operativo di € 3,9 miliardi, stabilendo di assegnare agli azionisti un dividendo unitario di € 0,20  (dimezzato rispetto a 0,45 di un anno prima).

Sono stati resi noti i dati preliminari di fine marzo, che mostrano premi complessivamente raccolti in crescita del 6,1% a termini omogenei a 19,8 miliardi di euro, a seguito del positivo  sviluppo sia del

segmento vita (+6,9% omogeneo) sia di quello danni (+4,7% omogeneo). 

Nei primi tre mesi  dell’anno è stato confermato il buon andamento dei risultati operativi di tutti i segmenti di  business: danni, vita e settore finanziario; ed in particolare, i rami danni evidenziano un ulteriore

miglioramento.

Gabriele Galateri, confermato presidente dal cda, ha detto che sul fronte economico vede le «prime luci in fondo al tunnel» dopo l’anno scorso «indubbiamente difficile» che «il gruppo ha affrontato mantenendo salda la propria eccellenza industriale». Perissinotto sottolinea che il Leone vede nel primo trimestre un «inizio positivo» che cercherà «di consolidare ulteriormente nel corso dell’anno». Poi conferma le previsioni per l’esercizio: «Se i mercati finanziari saranno meno negativi dell’anno scorso, dovremmo avere un utile netto compreso in una forchetta tra 1,5 e 1,8 miliardi». Sul dividendo dice che il gruppo nel 2012 dovrebbe tornare a remunerazioni più soddisfacenti. «Sono il primo che vorrebbe pagare un dividendo più alto. Ma è anche una questione di regole. C’è stata una richiesta specifica dell’Isvap di limitare» le cedole. «Stiamo facendo tutti gli sforzi, le evidenze che abbiamo di un contenimento dei costi e uno sviluppo degli affari sono molto confortevoli. Dovremmo essere in grado di ristabilire la nostra politica dei pay-out con dividendi più elevati». 

Con i numeri e le aspettative per il futuro il Leone si difende dalle accuse del socio Leonardo Del Vecchio (che ha criticato il management per aver fatto troppa finanza e poca assicurazione e che ha addirittura chiesto le dimissioni del ceo Perissinotto). Le Generali rivendicano inoltre la propria autonomia da Mediobanca (i cui rappresentanti in consiglio Alberto Nagel e Saverio Vinci si sono dimessi a seguito della normativa sui doppi incarichi saranno sostituiti nel prossimo board di maggio) e Giovanni Perissinotto sottolinea che il Leone «dovrebbe uscire dal patto di sindacato di Rcs».

Perissinotto si è detto dispiaciuto delle critiche espresse da Del Vecchio, anche se «credo che il business assicurativo sia molto complicato ed è molto diverso dal fare occhiali». Investire – ha spiegato – rientra nel mestiere di una compagnia. «Siamo assicuratori e dunque investitori, non finanzieri».

Gabriele Galateri ha sottolineato che «nessuno ci comanda. La maggioranza decide: se qualcuno dissente lo dica, lo faccia, agisca in consiglio». Mediobanca ha il 13,2% di Generali. «La democrazia vuole che chi ha la maggioranza decide, e qui c’è una maggioranza ben superiore. In consiglio abbiamo personaggi di grandissima qualità». Galateri ha detto ancora a riguardo: «Non mi riconosco in una condizione di liberazione da 25 aprile come è stata definita: mai percepito controllo o forzature da parte del board o dell’azionariato di Mediobanca». Perissinotto, sulla concorrenza con Fonsai, ha sottolineato: «Non ci sentiamo affatto inibiti» dal ruolo di Mediobanca. «Se possiamo approfittare della debolezza dei concorrenti lo facciamo». 

Per il futuro il Leone vede la crescita soprattutto all’estero: nei prossimi 10 anni le Generali intendono raddoppiare la loro presenza fuori dai tre Paesi (Italia, Francia e Germania) che attualmente costituiscono il loro core business e nei quali è concentrato il 72% del loro volume dei premi (69 miliardi a fine 2011). Nel futuro la metà del fatturato del Leone – ha spiegato il Ceo Sergio Balbinot – verrà da Paesi come Cina, India, Vietnam, Brasile.