È durato ore il consiglio di amministrazione di Fondiaria-Sai di ieri chiamato in primo luogo a prendere una decisione sui concambi di fusione con Unipol. Non solo: il board della compagnia assicurativa doveva prendere in esame la nuova proposta giunta dai contendenti della società bolognese, Sator e Palladio, che nei giorni scorsi hanno presentato un’offerta diretta sulla sola Fonsai (la precedente partiva dalla controllante Premafin). E nessuna decisione formale è stata presa, se non quella di riaggiornarsi entro un paio di giorni, nella speranza di trovare la quadra sui concambi. Sui valori della fusione con Bologna, ormai da giorni, è in corso un braccio di ferro. In particolare, il cda di ieri di Fonsai avrebbe dovuto recepire la relazione del comitato degli amministratori indipendenti sui valori di fusione, dopo che i componenti dell’organo sono stati in riunione sia il 14 maggio sia ieri mattina. Secondo alcune indiscrezioni, il comitato degli indipendenti, dove siede anche Salvatore Bragantini, recentemente entrato nel board di Fonsai come rappresentante delle minoranze, sarebbe orientato a concedere a Unipol non oltre il 61% del capitale votante del nuovo gruppo post fusione (la forchetta individuata dal comitato sarebbe del 54-61 per cento). Una decisione che farebbe storcere il naso alla compagnia di Via Stalingrado, che nei giorni scorsi aveva avuto con l’amministratore delegato di Fonsai Emanuele Erbetta una serie di incontri al termine dei quali era stato raggiunto un accordo potenziale sui concambi che vedeva Unipol a un soffio dal 62% della nuova entità assicurativa nascente dalle fusioni. Del resto, il 62% circa rappresenterebbe già uno sforzo importante per Bologna, che nella richiesta formale formulata al gruppo assicurativo della famiglia Ligresti nei giorni scorsi aveva messo nero su bianco un obiettivo del 66,7% del gruppo dopo la fusione. Emblematiche a riguardo le parole pronunciate ieri a margine di una conferenza stampa dal presidente di Legacoop Emilia-Romagna (tra la compagine azionisti di Unipol), Paolo Cattabiani. Quella che riguarda Fonsai, ha detto Cattabiani, «è una operazione di salvataggio: la si fa non a tutte le condizioni, la si fa alle condizioni, tra le altre, fissate dal cda, dal gruppo dirigente di Unipol». Parole che farebbero pensare che non siano poi molti gli spazi di manovra al di sotto del 62% concordato tra Cimbri ed Erbetta. Oltre al tema dei concambi, l’altra spada di Damocle che pesa sulla fusione è l’esenzione da parte di Consob, che dovrebbe giungere la settimana prossima, dal lancio dell’Opa sia su Fonsai sia su Milano Assicurazioni. Quest’ultimo esonero sembra essere quello meno scontato, al punto che qualcuno fa notare che la Milano, controllata da Fonsai con oltre il 60%, potrebbe addirittura uscire dal perimetro di fusione. Qualcun altro invece quantifica la spesa di Unipol per un’Opa su Milano in 200 milioni al massimo e fa notare che, anche se fosse, per Bologna non dovrebbero esserci grandi problemi.