di Alessandro Mocenni MF-DowJones News
La seconda sezione della Corte d’appello di Milano ha assolto 11 imputati nel processo per il tentativo di scalata di Unipol su Bnl avvenuto nel 2005 e ha sensibilmente ridotto la pena per altri due.
In particolare, sono stati assolti l’ex governatore della banca d’Italia, Antonio Fazio (condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi), l’attuale amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri (3 anni e 7 mesi in primo grado), Francesco GaetanoCaltagirone (3 anni e 5 mesi in primo grado), Vito Bonsignore, Danilo Coppola, Ettore Lonati, Tiberio Lonati, Stefano Ricucci, Giuseppe Statuto, Guido Leoni, Emilio Gnutti (tutti questi ultimi condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi). Pene sensibilmente ridotte, inoltre, per Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti; il primo ha visto la condanna ridursi (dai 3 anni e 10 mesi in primo grado) a 1 anno e 7 mesi e il secondo (da 3 anni e 7 mesi) a 1 anno e 6 mesi. Ridotta anche la sanzione per Unipol, passata da 720 mila euro a 42 mila euro.
La Corte ha inoltre revocato la provvisionale da 15 milioni di euro in favore di Bbva concessa nel processo di primo grado e ha revocato altresì le sanzioni a carico diBanca popolare Emilia-Romagna e Hopa.
Infine ha condannato Consorte e Sacchetti a rifondere alla Consob le spese di proseguita difesa e rappresentanza per 10 mila euro, cui si aggiunge il 12,5% relativo a spese generali.
Soddisfazione da parte degli avvocati difensori che appena terminata l’udienza, a caldo, hanno commentato in maniera tranchant: «Se non ci fosse stato un intervento così pesante da parte della magistratura, le cose» per Bnl «sarebbero andate diversamente». Per gli avvocati di Gnutti, Consorte eCaltagirone, rispettivamente Marco De Luca, Giovanni Maria Dedola e Guido Alleva, tuttavia, «resta un danno economico per il Paese irreparabile».
Il tentativo di scalata di Unipol a Bnl, assieme a quello della Popolare di Lodi contro Antonveneta, aveva infiammato l’estate del 2005. In quei mesi, governatore Antonio Fazio, alcune banche italiane erano nel mirino di istituti stranieri.
Allora era molto in voga la difesa dell’italianità del sistema e nell’arco di poco tempo si era sviluppata una battaglia serrata per il controllo di Bnl. Nel marzo 2005 il Bbva annunciò una ops su Bnl e in aprile giunse l’autorizzazione della Consob alla pubblicazione del prospetto informativo. Un mese dopo, il via libera di Bankitalia ma l’azionariato della banca romana era spaccato in due. Da una parte c’era il patto parasociale cui aderivano il Bbva, Generali e Diego Della Valle, dall’altra quello che passerà alla storia come il contropatto al quale partecipavano alcuni immobiliaristi romani guidati da Caltagironeche mirava alla presidenza dell’istituto. L’assemblea che avrebbe dovuto decidere il nuovo board della banca si tenne alla fine di maggio. Pochi giorni prima dell’appuntamento spuntò però Unipol, annunciando la richiesta a Bankitalia di poter salire in Bnl oltre il 5% e fino al 10%. L’assemblea dei soci sancì la spaccatura con una maggioranza risicata di consiglieri a favore degli spagnoli. La battaglia continuò con richieste di autorizzazioni a salire nel capitale di Bnl da ambo le parti e nel giugno di quell’anno per la prima volta Unipol fece sapere al mercato di non escludere il lancio di un’opa, concretizzatasi il mese dopo. Il contropatto aderì all’offerta Unipol e il Bbva vide sfumare la possibilità di vittoria e decise di sfilarsi continuando la battaglia nei tribunali. Le vicende giudiziarie spinsero Bankitalia a bloccare l’opa di Unipol. Sul campo, dopo l’abbandono di Bbva e lo stop alla compagnia bolognese, si presentò Bnp Paribas che rilevò la quota rastrellata da via Stalingrado prima di lanciare l’offerta pubblica di acquisto sull’istituto romano prendendone il definitivo controllo.
Intanto, sul versante dell’inchiesta, proseguiva il lavoro degli inquirenti con una serie di nomi illustri che sono finiti nel registro degli indagati. Il processo di primo grado è iniziato nel settembre del 2009 e ha portato a 16 condanne e 12 assoluzioni. Ieri la sentenza della Corte d’Appello che ha azzerato praticamente il primo procedimento assolvendo tutti gli imputati per il reato di aggiotaggio e lasciando solo le condanne, ma ridotte, per Consorte e Sacchetti. «L’Italia ha perso una banca con un danno micidiale per l’economia nazionale» ha dichiarato l’avvocato Marco De Luca, legale di Emilio Gnutti. «La soddisfazione induce gli avvocati a confondere tempi e cause delle decisioni», ha invece commentato il presidente di Bnl, Luigi Abete. (riproduzione riservata)