Dall’odioso aumento delle accise regionali sul costo del carburante all’ipotizzata e poi prontamente cancellata tassa sugli sms, in questi giorni abbiamo visto il governo cercare di affrontare il problema della copertura finanziaria delle operazioni della Protezione Civile e dei danni da eventi calamitosi come terremoti e nubifragi.
Ad oggi abbiamo visto solo tentativi disomogenei e scoordinati di affrontare il gap tutto italiano nella legislazione sulla copertura finanziaria delle calamità naturali, eventi che vengono ancora affrontati come casi isolati e una tantum. Purtroppo però si tratta di una percezione errata in quanto oltre la metà della popolazione italiana vive in aree soggette ad alluvioni, frane e smottamenti, terremoti, fenomeni vulcanici.
A dirlo è Adolfo Bertani, presidente del Cineas.
Uno studio condotto dall’Agenzia europea per l’ambiente dimostra che negli ultimi venti anni si è assistito a un brusco aumento di catastrofi naturali che rischia di confermarsi in futuro, soprattutto nel Centro nord (Toscana, Emilia Romagna) e nel Sud (dalla Campania alle isole meridionali). Insieme all’aumento nel numero di calamità naturali è aumentato anche il costo annuale sopportato dalle casse già provate dello Stato, da qui la necessità di trovare una soluzione: non può tardare ancora l’approvazione di una legge sulla copertura finanziaria per le calamità. Ricorrere a un decreto d’urgenza ogni volta che si verifica il disastro non è più praticabile, né dal punto di vista sociale né da quello economico.
Questa prassi genera costi troppo elevati per lo Stato: ben 3,5 miliardi di euro l’anno, e non assicura servizi adeguati ai cittadini che a lungo attendono rimborsi, sempre troppo esigui rispetto al danno subito. L’Italia rimane al momento l’unico Stato che si sobbarca il totale rimborso dei danni, con il risultato però – come abbiamo visto in questi giorni – di aumenti delle tasse e di ritardi nei rimborsi che hanno conseguenze drammatiche sulle popolazioni colpite. Gli altri Paesi europei hanno già regolamentato questo settore, adottando sistemi di copertura che assicurano tempestivi rimborsi ai cittadini danneggiati: in Spagna, Francia e Svizzera le polizze incendio includono per legge le coperture contro le calamità naturali ed è obbligatorio per il cittadino stipulare questo tipo di assicurazione; anche Paesi come Marocco e Romania hanno già legiferato in tal senso.
“Perché in Italia siamo così indietro? Si chiede Bertani. “Innanzitutto perché in Italia su questo tema perdura un “processo di rimozione collettiva”, che salta in occasione di eventi che, per gravità, richiamano l’attenzione dell’intera nazione. In secondo luogo perché, di fronte alla complessità del tema, le parti in causa hanno un approccio corporativo e non sistemico che le porta a non considerare la copertura finanziaria delle calamità naturali una vera priorità. E poi perché non si è fatta mai una vera campagna di informazione per spiegare al consumatore che è proprio lui il primo a trarre vantaggio da una legge che regolamenti le coperture assicurative sulle calamità naturali. I cittadini sono consapevoli che l’attuale sistema è inefficiente, è l’opinione del 75% dei cittadini che vivono in zone a rischio. Per realizzare un sistema virtuoso in cui i cittadini riescano a ottenere con tempestività rimborsi di danni è necessario “fare sistema” tra assicurazioni, Dipartimento della Protezione Civile e associazioni dei consumatori per creare conoscenza e aumentare la propensione del cittadino per una welfare community, un sistema misto Stato/assicurazioni”.
“Le potenzialità ci sono – conclude Bertani – già una nostra indagine del 2010 rivelava che il 65% delle persone residenti in aree a rischio ritenevano migliorativo un sistema misto rispetto a quello attuale, e circa il 72% sarebbe favorevole a sottoscrivere una polizza assicurativa contro i danni da calamità naturali se questa fosse deducibile dalle tasse”.