“Il terremoto dell’Emilia Romagna è venuto a pochi giorni dal Decreto Legge 59. Questa particolare tempistica ha innescato reazioni forti e negative: questo è il problema che si crea quando non si è affrontato un problema in modo sistematico e globale – afferma Adolfo Bertani, presidente di Cineas – Il DL dice solo che lo Stato non interverrà più, questa può essere una dichiarazione di principio interessante, ma non comprensiva di tutti gli altri aspetti connessi.”

 “Il decreto cerca di dare un nuovo indirizzo alla cultura assistenzialista – nutrita da una politica statale pluridecennale – che oggi non è più sostenibile, chiedendo al cittadino di farsi parte proattiva nella tutela dei propri beni, anche con un’assicurazione volontaria supportata da incentivi. Una cultura così radicata non si cambia per decreto, ma con una campagna di informazione e di sensibilizzazione dei cittadini”.

 Secondo Bertani il decreto potrà essere migliorato, bisognerà lavorare specialmente su quello che è il nodo cruciale dell’assicuratore di ultima istanza, che di necessità deve essere lo Stato, in quanto le compagnie assicuratrici hanno una massima ritenzione assicurativa oltre la quale non riescono ad andare:  recentemente è stata stimata intorno ai 7 miliardi di euro, e quindi potrebbe essere sufficiente ad esempio a coprire i danni dell’Emilia Romagna, ma assolutamente insufficiente a riparare a un evento sismico come quello dell’Aquila.

 

In definitiva, secondo Bertani,  lo Stato deve chiarire:

– l’aspetto dello Stato come assicuratore di ultima istanza;

– tutto quanto connesso al sistema volontaristico per le assicurazioni da calamità naturali, compresa l’entità degli incentivi, che devono produrre un forte vantaggio fiscale;  ad es. l’attuale tassazione sulle assicurazioni preventive è tra le più alte in Europa – quella sulle polizze incendio in Italia è pari al 22,25%, mentre in tutti i Paesi dell’Est Europa la stessa tassa è pari a 0%.

Inoltre, conclude Bertani, per evitare che le Compagnie Assicurative si prendano i rischi migliori non stipulando polizze nelle aree maggiormente a rischio, sarebbe auspicabile che la copertura calamità naturali fosse necessariamente vincolata alla polizza incendio dell’abitazione – che ad oggi copre il 35%-40% delle case dei privati cittadini – come già avviene in altri Stati europei.