A Giorgio Irneri, uomo di profondi valori e impareggiabile lungimiranza, per anni protagonista del mercato assicurativo italiano e dell’economia triestina è dedicato un posto d’onore nella sede di Allianz Italia. All’imprenditore, succeduto al padre Ugo alla guida del Lloyd Adriatico, (Compagnia che si è fusa nel2007 inAllianz) sono stati infatti intitolati sia l’Auditorium sia la Pinacoteca della Compagnia, che ospita numerose e significative opere su tela e tavola.

Geniale e innovativo, l’avvocato Irneri condusse l’azienda verso uno straordinario successo grazie agli ideali e alla motivazione trasmessi ai dipendenti e agli agenti della Compagnia. Un’affermazione industriale e, di pari passo, un arricchimento culturale rappresentato dall’importante raccolta di opere d’arte. La collezione fa bella mostra di sé dal 1984 nel palazzo triestino di Largo Irneri, sede legale di Allianz SpA, progettato dagli architetti Celli e Tognon, testimonianza della crescita dell’azienda. L’edificio, la galleria e le sale di rappresentanza ospitano numerosi dipinti, ammirati dal pubblico nel corso degli anni attraverso visite guidate per gruppi e associazioni o in occasione di particolari iniziative culturali, come le giornate del FAI per la promozione del patrimonio artistico italiano.

La ricca pinacoteca prese origine dall’acquisizione di un primo nucleo da un collezionista toscano ed è stata progressivamente arricchita, fino a diventare la più importante raccolta privata della città, per l’alto profilo degli artisti rappresentati e l’arco temporale delle opere, che abbraccia otto secoli di storia dell’arte, dalla metà del Trecento ai giorni nostri. Tra gli autori in catalogo figurano il Maestro della Cappella Bracciolini (XIV secolo), Jacobello del Fiore, i fratelli Crivelli, Domenico Fiasella, Jacopo Palma il Giovane (XVI secolo); diversi artisti del triveneto (in particolare giuliani) quali Pietro Fragiacomo, Arturo Rietti, Pietro Marussig, Alfredo Tominz, Umberto Veruda. Le opere contemporanee della collezione annoverano un altorilievo in bronzo del maestro Marcello Mascherini, il busto, opera dello scultore Ugo Carrà, che raffigura Ugo Irneri, fondatore della Compagnia, un grande pannello del porto di Trieste, opera dell’architetto Giorgio Cresciani.

Non mancano esempi di fiamminghi, francesi o delle vere preziosità come l’olio “Madonna con bambino e angeli” di Carlo Maratta.

Particolarmente affollata la cerimonia di intitolazione che ha visto stringersi intorno alla signora Lina, moglie di Giorgio Irneri, e agli altri membri della famiglia, tanti ospiti commossi e felici per questo tributo dedicato all’uomo e all’imprenditore. Tra gli altri, Giovanni Gabrielli, Vice Presidente Vicario di Allianz, Enrico Cucchiani, attuale CEO di Intesa San Paolo e già presidente di Allianz fino al novembre 2011, il Prefetto di Trieste Alessandro Giacchetti, la Presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, il Questore Giuseppe Padulano, il Comandante Provinciale dei Carabinieri colonnello Carlo Tartaglione, l’assessore Angela Brandi in rappresentanza della Regione Friuli Venezia Giulia e il Vice Sindaco Fabiana Martini.

Nel corso del suo intervento Giovanni Gabrielli ha sottolineato “intitolare l’Auditorium e la Pinacoteca a Giorgio Irneri è stata un’idea particolarmente felice. Felice perché la comunicativa coinvolgente e gradevole era una delle principali qualità di Irneri che aveva voluto questo auditorium come luogo di comunicazione con i collaboratori, gli agenti, gli azionisti. Quanto alla pinacoteca, l’interesse appassionato per le arti figurative era un altro dei tratti caratteristici della personalità di Giorgio Irneri”.

Gabrielli ha poi voluto passare idealmente la parola a Giorgio Irneri ripetendo il passaggio di un suo discorso tenuto nel 1976 in occasione del quarantennale della fondazione del Lloyd Adriatico. Discorso straordinariamente attuale: “Guardiamo al presente: non è che sia un panorama molto allettante quelle che si presenta ai nostri occhi, purtroppo; siamo in piena crisi economica, siamo in piena crisi politica …. Indubbiamente, se dovessimo dare retta a quello che è il raziocinio, il freddo raziocinio, dovremmo stare in un angolino molto cauti, molto fermi e molto tranquilli, cercare di campare alla meglio …. Ma non siamo nati per star fermi, non siamo fatti per star fermi …. Anche in questo momento noi sentiamo il bisogno di uscire dall’accerchiamento, di cercare qualche cosa che ci porti più avanti nonostante la durezza dei tempi”.

Enrico Cucchiani è stato da sempre legato da un profondo affetto a Giorgio Irneri, tanto da considerarlo una sorta di padre adottivo. Cucchiani ha voluto ricordare il forte legame che Giorgio Irneri era riuscito a creare fra l’azienda e il territorio, il senso di orgogliosa appartenenza che hanno sempre manifestato i dipendenti che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui. E proprio per questo “Giorgio Irneri – ha chiuso Enrico Cucchiani – non ci ha lasciato un vuoto. Ci ha lasciato un pieno”.

La cerimonia è quindi proseguita con le parole affettuose della figlia Donata, la quale, dopo aver sottolineato la dedizione e l’affezione del padre all’azienda, ha raccontato di quando, giovane quindicenne, aveva accompagnato il padre ad Assisi per acquistare proprio da Federico Mason Perkins quel cospicuo numero di opere d’arte che hanno costituito il primo importante nucleo della collezione d’arte che Giorgio ha voluto donare all’azienda e alla sua città. Donata ha descritto il fascino che le opere d’arte esercitavano sul padre in modo fortissimo e quasi irrazionale.

In conclusione, il brillante intervento del critico Vittorio Sgarbi che ha elogiato più volte la lungimiranza delle scelte, la sensibilità artistica e il sesto senso del collezionista Giorgio Irneri. In particolare, Sgarbi si è soffermato a descrivere con toni entusiastici il Matrimonio Mistico di Santa Caterina, opera del Maestro della cappella Bracciolini; la delicatezza senza trauma di influenza veneziana del Cristo nel Sepolcro attribuito a Jacobello del Fiore. Ha anche sottolineato come, dal suo punto di vista, S. Andrea, attribuito alla Bottega di Carlo Crivelli, sia in realtà opera di un maestro di peso che lo stesso Sgarbi si riserverà di identificare prossimamente.