«I giovani devono impegnarsi a trasferire i consumi di oggi in consumi di domani». Per il presidente della Covip, Antonio Finocchiaro, intervenuto ieri a Piazza Affari alla conferenza inaugurale della prima edizione della Giornata Nazionale della Previdenza, è più che mai necessario che le nuove generazioni prendano coscienza del fatto che la pensione pubblica tra 20-30 anni è destinata a ridursi drammaticamente, anche fino alla metà dell’ultimo stipendio.
Non solo a causa delle ultime riforme, ma anche per la bassa crescita economica. «Il nostro Paese presenta alcuni deficit strutturali che si chiamano scarsa crescita e bassa produttività del lavoro», ha spiegato Alberto Brambilla, presidente del comitato organizzatore della kermesse. «Per garantire le pensioni promesse dalla riforma Dini, occorre che il pil reale superi l’1,5%. Senza contare il fatto che negli ultimi cinque anni l’Italia ha perso tra il 5 e il 10% in termini di produttività rispetto ai principali Paesi europei». A questo si aggiunga il tarlo del lavoro sommerso che genera effetti distorsivi sulla capacità contributiva. «Nel 2008 un quarto dei 43 milioni di contribuenti italiani dichiarava tra zero e 9 mila euro. E se non si pagano le imposte, non si pagano nemmeno i contributi previdenziali», ha aggiunto Brambilla. Ma per i giovani reperire risorse da destinare ai fondi pensione non è semplice: «Per i giovani, stretti tra una crescita economica debole e un sistema del lavoro che diventa sempre più flessibile, è molto più difficile risparmiare risorse da investire nella previdenza integrativa. Ma è necessario iniziare a pensare il prima possibile a mettere da parte capitali per la vecchiaia», ha aggiunto Finocchiaro, perchè «più tardi si inizia a contribuire ai fondi pensione maggiori sono le risorse da investire», ha sottolineato Brambilla. È necessario quindi accrescere la cultura della previdenza tra i giovani, un tema su cui è impegnata anche Assoprevidenza.
I giovani sono quindi chiamati a ovviare all’inadeguatezza della pensione pubblica attivandosi per costruire una seconda pensione complementare, ma purtroppo anche per ragioni culturali sono pochi coloro che aderiscono ai fondi pensione. «Se non fosse così», ha aggiunto Corbello, «non avremmo su un totale di poco più di 5,2 milioni di aderenti alla previdenza complementare, una rappresentanza giovanile marginale». In base agli ultimi dati solo il 10% degli under 35 anni ha aderito a un fondo pensione. La situazione è particolarmente allarmante per il pubblico impiego dove i fondi pensione non sono ancora operativi per molte categorie di lavoratori. Da un’indagine condotta dall’Inpdap, l’ente di previdenza dei dipendenti pubblici, su 169 scuole, per un totale di oltre 4 mila persone, risulta che oltre il 65% degli intervistati non ha ancora chiari i meccanismi del sistema pensionistico obbligatorio e solo il 20% conosce la finalità principale della previdenza complementare. Quanto alle possibili nuove riforme per rilanciare i fondi pensione Finocchiaro ha puntato molto anche sul tema della reversibilità della scelta. Mentre il cantiere della previdenza obbligatoria è ormai chiuso. Come ha sottolineato il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua che si è soffermato sulla necessità di «un rapporto sempre più stretto tra previdenza pubblica e tutti gli attori che fanno parte della previdenza complementare». (riproduzione riservata)