Tutte le opzioni rimangono aperte, ma dopo l’investimento nella banca russa Vtb, per alcuni soci rimanere fuori dalla ricapitalizzazione di Ca’ de Sass potrebbe essere controproducente. Oggi il dossier Ppf all’esecutivo
Ogni decisione per il momento è prematura, considerato che i dettagli dell’aumento di capitale da 5 miliardi di Intesa Sanpaolo si conosceranno solo la settimana prossima, quando si riunirà il consiglio di gestione della Ca’ de Sass per definire prezzo e rapporto di emissione delle nuove azioni.
Fino ad allora anche le Generali, che di Intesa Sanpaolo hanno il 4,55% (dato aggiornato all’assemblea di martedì), nonostante le recenti politiche di investimento del Leone vadano nella direzione di sottostimare il settore bancario, rimarranno in stand-by. Un primo accenno al tema dell’aumento di capitale della Ca’ de Sass sarebbe stato tuttavia fatto a ridosso del comitato investimenti della compagnia tenutosi ieri sera a Milano, anche per sondare l’umore dei grandi soci, rimandando però eventuali approfondimenti a una prossima riunione. Anche se la decisione finale spetterà alle strutture della compagnia e in pratica al group ceo Giovanni Perissinotto, essendo l’investimento inferiore ai 250 milioni, l’eventualità di partecipare o meno alla ricapitalizzazione della principale banca italiana, varata per venire incontro anche alle richieste delle autorità di vigilanza, ha un significato che trascende i meri aspetti finanziari.
E se anche i rapporti tra Intesa e le Generali non sono più quelli di una volta, visto che la partnership industriale è stata ormai risolta, un’eventuale decisione di non partecipare, nemmeno parzialmente, alla ricapitalizzazione potrebbe essere letta come un segno di rottura defintiva e dunque da valutare attentamenti in tutti i suoi aspetti, considerato che proprio di recente leGenerali, pur non aderendo alla ricapitalizzazione di Commerzbank, hanno investito nella privatizzazione della banca russa Vtb, rilevando una quota inferiore all’1%.
Oggi, invece, prima del cda sui conti trimestrali, il comitato esecutivo esaminerà il dossier messo a punto da Mediobanca sulle varie possibilità che si aprono per il Leone in merito alla joint venture in Est Europa con il gruppo Ppf: acquisto immediato del 49%, acquisto graduale, ipo e rinvio alla scadenza naturale del 2014. Il documento si limita a delineare le alternative, senza privilegiarne una rispetto all’altra. Il comitato darà quindi al ceo Giovanni Perissinotto il mandato di esplorare le alternative, discutendone con Kellner, che è anche socio e membro del board. Sembra però assai probabile che venga confermato lo status quo fino al 2014, come aveva fatto intendere Perissinotto nel corso dell’assemblea di aprile. (riproduzione riservata)