Secondo il numero uno di Bankitalia, l’unico pericolo è la mancata introduzione di regole coerenti per gli scambi sui mercati più rischiosi. Barnier (Ue): nel 2012 imporremo stanze di compensazione e più trasparenza sugli Otc di Roberto Sommella
Mario Draghi spegne senza esitare l’allarme sui derivati e la caccia alle streghe indiscriminata sui prodotti finanziari. Il governatore della Banca d’Italia, parlando ieri a Bruxelles, ha rimarcato i passi avanti fatti nel mondo dalle istituzioni finanziarie dopo il fallimento di Lehman Brothers. «In questi anni sono stati compiuti grandi progressi nelle riforme della finanza globale», ha detto il numero uno del Financial stability board, «e non solo da parte delle autorità ma anche nella stessa industria della finanza: oggi è completamente diversa rispetto a soli quattro anni fa».
Certo, i rischi che i prodotti finanziari possano fare altre vittime esistono, ha ammonito anche di recente il governatore, ma solo se non ci sarà il giusto coordinamento tra autorità di regolazione: perciò bisogna mantenere i nervi saldi e non lanciare alcun allarme pretestuoso su presunti nuovi focolai perché il mercato dei derivati, quando opera correttamente, contribuisce non poco alla crescita dell’economia.
Nei prossimi mesi e anni il lavoro di riforma sarà quindi concentrato sul garantire coerenza a livello globale del quadro normativo nella finanza e quindi sulla cooperazione tra Paesi. In questa fase il compito su cui l’Fsb è maggiormente impegnato riguarda infatti proprio la definizione di «parametri prudenziali» rafforzati per le banche e le istituzioni finanziarie troppo grandi per poter essere lasciate fallire. «La coerenza regolamentare tra le diverse autorità globali è basilare», ha ricordato ancora Draghi, «abbiamo bisogno che nei prossimi anni i governi e i legislatori siano pronti ad agire in modo interattivo», chiedendo maggior disponibilità ad aggiustamenti o cambiamenti legislativi. Qualsiasi strumento per la risoluzione dei problemi legati al fallimento degli istituti finanziari dovrebbe garantire che il costo dell’operazione sia «sostenuto da azionisti e creditori» e non dai contribuenti, altrimenti la situazione potrebbe diventare ingestibile.
Ecco perché, come ha avuto modo di ricordare lo stesso presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in un’intervista a La Stampa, il problema dei derivati e dei rischi legati a questi strumenti può essere affrontato unicamente a livello globale («Solo l’Europa nel suo complesso può fare qualcosa sui derivati, strumenti anche utili perché servono ad assicurare il rischio anche se al singolo risparmiatore certi prodotti vanno semplicemente vietati»). E per questo, tornando al monito di Draghi, i derivati Over the counter (Otc), appartengono proprio a un ambito in cui «l’incoerenza internazionale potrebbe essere veramente molto grave» e potrebbe danneggiare l’intero sforzo regolamentare. Insomma, questo il ragionamento del presidente della Consob: gli strumenti finanziari ad alto rischio sono utili, ma occorre mettersi d’accordo su come e quando intervenire sulle patologie, perché ogni passaggio dovrebbe essere affrontato dall’autorità europea di settore, la neonata Esma, e con il decisivo sostegno degli Stati Uniti, dove i derivati Otc hanno raggiunto il controvalore lordo di 615.000 miliardi di dollari.
La posizione in materia di derivati dell’Unione Europea, che ha aperto venerdì 29 aprile due indagini per verificare se 14 banche, nello scambiarsi i dati sulle società, approfittino di una posizione dominante violando le leggi antitrust, è peraltro ben chiara. Ogni intervento verrà coordinato dal commissario al Mercato interno, Michel Barnier, che sta seguendo in prima persona una riforma della legislazione comunitaria che entrerà in vigore però solo a metà 2012. «Nessun mercato finanziario può permettersi di rimanere un territorio senza leggi, un selvaggio West», ha ricordato di recente Barnier in un’intervista a MF-Milano Finanza. «I derivati hanno un grande impatto sull’economia reale, dai mutui al prezzo degli alimentari. In passato, l’assenza di un quadro normativo ha contribuito alla crisi finanziaria. Mi rendo conto che le cose oggi sono diverse, ma ancora ne sentiamo le conseguenze». Per questo Bruxelles, se da una parte vuole evitare che sulla certificazione dei cds (credit default swap) si creino dei cartelli tra i principali istituti di credito, ha però già avviato nel settembre scorso una riforma del settore. Si tratta, ha sempre anticipato Barnier, di norme che riorganizzano il settore dei derivati fuori borsa, appunto quelli Otc. In particolare, secondo il commissario si pretenderà «una trasparenza totale sugli scambi, perché la trasparenza è il primo passo verso la responsabilità». L’obiettino della Commissione è arrivare a transazioni che passino per casse di compensazione, evitando ogni zona grigia e rischio sistemico. (riproduzione riservata)