Nonostante i progressi tecnologici e le norme di sicurezza, l’agricoltura resta tra i settori a più alto rischio. L’analisi di Dati INAIL del periodo compreso tra il 2019 e il 2023 mostra però un contenimento del fenomeno, anche per quanto riguarda i casi mortali. I 26.546 infortuni denunciati all’Inail nel 2023 per la gestione assicurativa Agricoltura, infatti, sono in linea con il dato registrato l’anno precedente ma in calo del 19,7% rispetto alle 33.070 denunce del 2019. Allo stesso modo i 138 decessi denunciati nel 2023 rappresentano il valore più basso del quinquennio, in calo di soli quattro casi rispetto al 2022 ma di ben 33 rispetto ai 171 del 2019 (-19,3%).
Uno sguardo al settore
Secondo i dati ISTAT nel 2024 il valore aggiunto prodotto dal settore Agricoltura, silvicoltura e pesca, pur rappresentando solo l’1,8% del totale, è aumentato del 2,0% rispetto al 2023, mentre quello complessivo è cresciuto appena dello 0,5%. Questo dato si affianca a quello degli occupati agricoli, che costituiscono mediamente il 3,5% del totale, in crescita dello 0,5% (mentre gli occupati totali sono aumentati dell’1,6%), segnalando
in tal modo un aumento della produttività del lavoro espressa da questo comparto (+1,4% mentre in generale essa è calata dell’1,1%).
Negli ultimi cinque anni gli occupati del settore sono diminuiti del 2,9% contro una crescita complessiva del 4,4%, mentre il valore aggiunto è diminuito del 5,2% a fronte di un incremento generale del 6,2%, pertanto anche la produttività del lavoro agricolo, nel corso di questi sei anni, è diminuita (-2,4% rispetto al +1,7% del totale economia).
Per quanto riguarda il numero di imprese agricole, nel triennio 2020-2022 ne risultavano
mediamente quasi 400mila attive, anche se nel corso del triennio sono diminuite dello 0,9%. In particolare, calano di un punto percentuale le imprese coinvolte in coltivazioni agricole, produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi (che sono oltre il 96% del totale), mentre quelle attive nella pesca o acquacoltura (in mare o in acqua dolce) sono aumentate dell’1,4% (sono il 2,2% delle imprese agricole) e, appunto, le imprese che si occupano di silvicoltura e utilizzo di aree forestali, che sono appena l’1,5% di quelle agricole, sono aumentate del 3,3%, a conferma del fatto che i margini permettono un’attività economica soddisfacente.
Nella media del 2024, il 57% dei lavoratori del settore aveva un rapporto di lavoro dipendente, e tre addetti su quattro erano uomini.
Il tasso di irregolarità per 100 occupati nel biennio 2021-2022 è diminuito a poco più del 20% (seppure sia ancora più del doppio del tasso complessivo italiano, pari al 9,8%). In particolare, gli occupati indipendenti irregolari erano circa l’11% del totale, leggermente al di sotto del livello calcolato nell’insieme delle attività economiche (poco più del 12%), mentre oltre il 30% dei lavoratori dipendenti si stima fosse irregolare, contro il 9% circa dei dipendenti nel complesso del sistema economico.
L’incidenza degli incidenti in itinere è solo del 6%
La riduzione del 19,7% degli infortuni denunciati è sintesi di una diminuzione ancora più sensibile (-20,3%) tra i casi in occasione di lavoro, direttamente correlati all’attività lavorativa svolta, e di quella più contenuta (-8,1%) delle denunce di infortuni in itinere, avvenuti nel percorso di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro e causati principalmente da incidenti stradali. In un settore come quello agricolo, dove spesso il lavoratore vive sul luogo di lavoro, con esigenze di spostamento ridotte al minimo, l’incidenza degli infortuni in itinere sul totale dei casi denunciati è pari al 6%, molto meno significativa rispetto al 19% dell’Industria e servizi e al 32% del Conto Stato.
Al Nord quasi la metà dei casi accertati
A livello territoriale gli infortuni del 2023 accertati positivamente in occasione di lavoro sono concentrati al Nord, con circa il 46% dei casi sia in complesso che mortali, mentre l’incidenza del Meridione aumenta dal 33% di infortuni in complesso fino al 40% tra quelli mortali. Il Centro, viceversa, pesa rispettivamente il 20% sul totale degli infortuni e il 14% tra i decessi. La presenza femminile è circoscritta al 18% tra i casi in complesso e al 3% tra quelli mortali (2 su 72). Gli infortunati nati all’estero rappresentano invece circa il 19%, sia sul totale degli infortuni che tra i decessi.
L’età media degli infortunati è di 49 anni contro i 43 dell’Industria e servizi
A differenziare il fenomeno infortunistico in Agricoltura rispetto alle altre attività sono l’alta presenza di lavoratori autonomi (la metà degli infortunati contro il 7% riscontrato nell’Industria e servizi) e l’età all’infortunio mediamente più alta (49 anni contro i 43 dell’Industria e servizi). L’incidenza degli ultra 64enni infortunati, in particolare, è del 14% in generale e del 40% tra i decessi, valori che nell’Industria e servizi si fermano rispettivamente al 2% e 8%. La maggior attitudine a continuare a lavorare oltre l’età pensionabile contribuisce a innalzare l’esposizione al rischio di infortunio, senza considerare altre criticità del settore agricolo come il lavoro stagionale e quello in nero.
Le cause più frequenti
Molti infortuni gravi e mortali sono provocati dal rovesciamento laterale o dal capovolgimento del trattore, che può avvenire per un errore di manovra da parte del conducente, un errato accoppiamento con l’attrezzatura trainata o portata, un carico eccessivo o non bilanciato, la conduzione su terreni cedevoli o con pendenza troppo elevata. In questi casi l’operatore a bordo può essere sbalzato fuori dal trattore o, più frequentemente, rimanere schiacciato al di sotto di esso. Per la prevenzione di questi infortuni, i trattori devono essere dotati di particolari dispositivi di sicurezza come le strutture di protezione in caso di ribaltamento (Rops) e le cinture di sicurezza. Di qui la scelta dell’Inail di dedicare all’ammodernamento del parco macchine agricolo un asse di finanziamento del bando Isi, che mette a disposizione delle micro e piccole imprese del settore incentivi a fondo perduto per l’acquisto di mezzi dotati di tutti i dispositivi di sicurezza necessari, contribuendo alla definitiva uscita di scena di trattori obsoleti che possono determinare infortuni gravi e mortali.
Un altro elemento di criticità, per la gravità degli infortuni che ne possono derivare, è rappresentato dal rischio incendio. Nelle aziende agricole, infatti, vi sono diversi ambienti, come depositi, fienili e capannoni, in cui possono attivarsi sorgenti di innesco per la presenza di materiali combustibili e infiammabili, tra cui rientrano i prodotti agricoli secchi, specie se di pezzatura minuta, ma anche quelli non propriamente secchi come la paglia e il fieno che, in condizioni di scarsa ventilazione, sono soggetti a processi di fermentazione che possono evolvere in pericolosi fenomeni di autocombustione. Nei capannoni adibiti a rimesse di trattori e macchine agricole, inoltre, è usuale anche il magazzinaggio di carburante e fitofarmaci che possono costituire un’altra fonte di pericolo. È fondamentale, quindi, adottare misure specifiche e proporzionate ai fattori di rischio presenti in azienda, prevedendo sistemi di protezione attiva per la rilevazione degli incendi e misure di protezione passiva per limitare la loro propagazione.
Le malattie professionali sono in crescita del 14,7% rispetto al 2022
Per quanto riguarda le malattie professionali, dall’analisi di Dati Inail emerge che nel 2023 le denunce presentate in Agricoltura sono state 11.483, in aumento del 14,7% rispetto al 2022 e dell’1,7% rispetto al 2019. La maggioranza delle patologie riguarda il sistema osteomuscolare e il tessuto connettivo (78,1%), per lo più disturbi dei tessuti molli (46,0%) e dorsopatie (44,0%). A distanza le malattie del sistema nervoso (13,2%), quasi esclusivamente sindromi del tunnel carpale, e quelle dell’orecchio (5,4%), di cui oltre nove casi su 10 ipoacusie da rumore. Circa la metà delle patologie denunciate è concentrata nel Mezzogiorno (49% nel 2023), una su quattro nel Nord e il resto nel Centro (26%). A livello regionale la Puglia è prima in valore assoluto col 17% dei casi, seguita da Toscana (11%), Emilia Romagna (10%) e Sardegna (8%).