L’uso massivo e spesso indiscriminato di fungicidi in agricoltura sta alimentando una crescente resistenza ai farmaci antimicotici, con conseguente minaccia per la salute pubblica in tutto il mondo. Una scheda tecnica pubblicata dal Dimeila (Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale) dell’Inail esamina il problema.

Negli ultimi anni, l’incidenza delle micosi è aumentata in modo preoccupante, con alti tassi di morbilità e mortalità. Questo aumento è dovuto alla diffusione di specie fungine resistenti ai farmaci, un fenomeno che ha molteplici cause. Oltre ai cambiamenti climatici e alla globalizzazione, l’uso eccessivo e spesso improprio di antibiotici ha favorito l’emergere di infezioni micotiche secondarie. A questo si aggiunge un’altra causa fondamentale: l’uso massiccio di fungicidi in agricoltura, simili a quelli impiegati in ambito clinico. Questi fungicidi contribuiscono alla selezione di ceppi resistenti che minacciano la salute umana, animale e ambientale.

Lo studio del Dimeila sottolinea che l’uso di fungicidi in agricoltura è responsabile della creazione di ambienti favorevoli alla resistenza antifungina. Ogni anno vengono impiegate milioni di tonnellate di pesticidi, con una parte significativa costituita da fungicidi. L’uso di fitofarmaci azolici in agricoltura, per esempio, ha portato alla resistenza dell’Aspergillus fumigatus, uno dei principali patogeni fungini umani, ai farmaci a base di azoli, ampiamente ed efficacemente utilizzati per trattare le infezioni umane. Questo fungo è adesso considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra i patogeni a “priorità critica”, con tassi di resistenza superiori all’80% in Asia e del 15-20% in Europa.

I lavoratori agricoli a rischio

Un altro aspetto preoccupante riguarda i rischi dei lavoratori agricoli, che, spesso a contatto con colture trattate con fungicidi, sono potenzialmente esposti a spore di funghi resistenti per via inalatoria. In particolare, chi lavora in ambienti confinati come le serre, o manipola mangimi animali, è maggiormente a rischio. In varie parti del mondo, tra cui l’Italia, sono state segnalate specie di Aspergillus con profili di resistenza a diverse classi di antifungini, con un impatto significativo sulla salute dei lavoratori.

La crescente minaccia della resistenza antifungina richiede un approccio “One Health” che promuova in modo integrato l’uso appropriato degli antimicotici in ambito umano, veterinario e ambientale. È essenziale investire nella ricerca di nuove molecole efficaci e rafforzare le capacità diagnostiche dei laboratori. Un altro passo fondamentale è il monitoraggio della diffusione delle specie resistenti e l’adozione di dispositivi di protezione per i lavoratori agricoli, al fine di limitare l’esposizione e proteggere la salute pubblica.