Primo trimestre da dimenticare per il mercato dei lavori pubblici. Il confronto con lo stesso periodo del 2023 è fortemente negativo: i 3.594 bandi per 6,055 miliardi corrispondono a un calo del 41,1% per il numero di gare e del 62,6% per i valori delle opere.
La fotografia scattata dall’osservatorio Cresme Europa Servizi mostra le difficoltà di un settore che non è riuscito ad assorbire le novità sugli appalti digitali introdotte da gennaio di quest’anno.
Tra le stazioni appaltanti, le amministrazioni comunali confermano l’andamento generale con una flessione del 40% per il numero di procedure (1.818 bandi) e del 56,7% per gli importi (1,526 miliardi). Dati negativi anche per tutti gli altri principali enti pubblici: l’Anas ha promosso appena 16 bandi (-76,8%) per 110,6 milioni (-95%), le Ferrovie 20 (-44,4%) per 372 milioni (-17,9%), la sanità pubblica 160 gare (-32,5%) per 215 milioni (-76,8%), le amministrazioni provinciali 325 appalti (-41,9%) per 260 milioni (-68,2%).
Tutte in negativo le classi d’importo, ma quella che paga di più il prezzo del crollo del mercato è la fascia delle maxiopere oltre i 50 milioni che registra, in tre mesi, solo 15 gare (-41,1%) per 1,547 miliardi (-75,9%). Tra le regioni, il Veneto mette a segno un piccolo incremento dei valori a base d’asta (648 milioni, +2,6%, dovuto a un unico bando di project financing) nonostante il calo del 30% delle gare (385). Stessa flessione (-31%) per la Lombardia, con 624 appalti, ma importi dimezzati (-50%) a quota 952 milioni.
Il bando più importante di marzo lo ha indetto il Comune di Cortina d’Ampezzo che assegna in concessione la riqualificazione urbana in aree pubbliche dell’ex stazione ferroviaria per 230 milioni.