Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Infortuni sul lavoro, l’impresa viene condannata per i tagli. Dopo l’incidente mortale al lavoratore, non soltanto il titolare risponde di omicidio colposo, ma scatta anche la condanna alla società ex decreto legislativo 231/2001. Si configura a carico dell’azienda la colpa organizzativa che integra la responsabilità amministrativa degli enti: è duplice il vantaggio economico che la compagine ricava dal deficit di sicurezza perché risparmia sia sul personale sia sulla formazione. E ciò perché non forma squadre di lavoro in modo che più addetti possano svolgere l’attività senza rischi né cura l’affiancamento della vittima, che ha imparato le mansioni da svolgere soltanto guardando i colleghi. Così la Corte di cassazione con la sentenza 17006/23, pubblicata dalla quarta sezione penale.
La crisi taglia le pensioni. Quanti si metteranno a riposo quest’anno e nei prossimi anni, infatti, avranno diritto a una ridotta rivalutazione del montante contributivo relativo all’anno 2021, al fine di recuperare la mancata crescita del Pil nei cinque anni precedenti. Essendo il montante la base di calcolo della pensione, quest’ultima di conseguenza risulterà d’importo ridotto (una sorta di “tassa” che colpisce i futuri pensionandi, quando l’economia gira male). Lo rende noto il messaggio 1165/2023 in cui l’Inps fissa, appunto, i coefficienti di rivalutazione del montante contributivo per le pensioni decorrenti dall’anno 2023. È andata bene, invece, ai pensionati dell’anno scorso, perché non hanno subìto (né la subiranno più) la ridotta rivalutazione.
Banca Generali è un asset importante per il gruppo grazie alle sue ottime performance e il piano strategico “Lifetime Partner 24: Driving Growth” prevede lo sviluppo organico della banca stessa come parte del gruppo Generali»: così, nelle risposte agli azionisti in vista dell’assemblea, la compagnia triestina ha replicato sulla possibile cessione della quota del Leone. Un dossier che sembra avere riacquistato una certa attualità dopo le recenti dichiarazioni del neo presidente di Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona, e del patron di Mediolanum, Massimo Doris.
Nessuno si fida più. Il timore che la crisi di Eurovita possa trasformarsi in crisi di fiducia nell’intero settore si sta facendo realtà. La mossa che ha minato la fiducia dei risparmiatori è il congelamento dei riscatti fino al 30 giugno. Sono circa 350mila i clienti che non possono riprendersi il proprio denaro. Se potessero, lo farebbero in moltissimi. Non era mai successo prima d’ora in Italia nel ramo vita. Il blocco è stato deciso proprio per scongiurare la fuga, che porterebbe Eurovita nel baratro. Quelle che seguono sono le testimonianze di alcuni assicurati, rimasti per ora con il cerino in mano, raccolte con l’aiuto di Confconsumatori. Di riprendersi i soldi al primo momento utile parlano in molti nel gruppo Facebook “Crisi Eurovita” creato da Alfredo Savoia, di Rossano Calabro e cliente a sua volta. Confconsumatori propone una soluzione-ponte: le banche potrebbero liquidare le polizze ai risparmiatori e subentrare nel contratto. In questo modo i clienti riavrebbero il loro denaro e le banche non subirebbero perdite perché, a scadenza, si riprenderebbero la somma da Eurovita. O da chi l’avrà rilevata.
Due terzi del capitale di Generali appartiene a soci esteri. È emerso dall’incontro con gli azionisti, tenuto ieri in vista dell’assemblea del 28 aprile. «Assicurazioni Generali annovera circa 180.000 azionisti, il 70,04% dei quali basati in Italia e il 28,12% all’estero: tali dati sono riferiti alla data del 10 marzo 2023 e non considerano eventuali successive variazioni”, ha spiegato un portavoce del gruppo. Rispondendo a un altro azionista, preoccupato per le conseguenze di un possibile scontro Cina-Taiwan, Generali ha fatto sapere che a fine 2022 le società del Gruppo detenevano a Pechino investimenti pari a euro 14,2 miliardi, a cui si aggiungono ulteriori euro 3,1 miliardi di esposizioni finanziarie.
Banca Generali «strategica», 2,5-3 miliardi di euro da destinare all’M&A e 17 miliardi di esposizione versa la Cina. Sono questi i punti chiave delle risposte che Generali ha dato ai soci in vista dell’assemblea del prossimo 28 aprile. Assise che offre una prima fotografia di dell’assetto azionario dalla compagnia. A tal riguardo va registrata una discesa nel capitale degli investitori esteri e istituzionali: gli azionisti basati in Italia hanno superato infatti la quota del 70% dal 65% di un anno fa mentre un altro 28% – in cui spiccano Usa, Francia e Germania – è riconducibile al resto del mondo (lo stesso dato l’anno scorso si attestava al 33%).
«Il commissario sta continuando a lavorare insieme ai ministeri e all’Ivass, oltre che con le compagnie e le banche, per definire la soluzione più appropriata» per Eurovita. È quanto hanno riferito fonti dell’autorità di vigilanza, interpellate dall’Adnkronos in merito alla situazione della compagnia assicurativa, in amministrazione straordinaria da fine marzo. Sul tavolo, come è noto, c’è il piano presentato dai cinque big assicurativi, ossia Generali, Intesa Sanpaolo Vita, Poste, Unipol e Allianz. L’obiettivo del progetto è spartire tra le cinque società gli asset del gruppo, dividendolo in altrettanti rami di azienda che si farebbero carico anche del personale coinvolto. Manca, però, il via libera della banche distributrici
Solo un quarto delle perdite economiche nell’Unione europea dovute a catastrofi naturali collegate al clima, come alluvioni e incendi, viene assicurato. In alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, questa percentuale scende sotto il 5%. Il divario tra perdite assicurate e non assicurate da parte di famiglie e imprese è molto ampio, la quota dell’utilizzo di assicurazioni è bassa ed è prevedibile che questo gap tenderà ad aumentare tanto più continueranno a crescere – come accaduto negli ultimi anni – la frequenza e la gravità delle catastrofi e il costo dei premi, con ripercussioni negative per l’economia e per la stabilità finanziaria. Per questo, i settori privato e pubblico su scala nazionale ed europea devono correre ai ripari e lavorare insieme in piani di azione per incentivare un maggiore utilizzo delle assicurazioni contro le catastrofi naturali.
Sono oltre 3,5 milioni gli anziani che in Italia hanno bisogno di cure complesse e per più malattie – almeno tre patologie concomitanti – o che hanno gravi problemi di autonomia. Ecco la dimensione numerica aggiornata della “sfida delle sfide” della Sanità di oggi e cioè quella di garantire l’assistenza a un esercito di grandi anziani che dopo lo tsunami del Covid non hanno affatto migliorato le loro condizioni di salute, anzi hanno interrotto con la pandemia un trend di miglioramenti che continuava da 10 anni. A rilevarlo è l’istat nei suoi indicatori Bes (Benessere e sostenibilità) appena pubblicati dove si ricorda che se nel 2013 erano il 54% gli over 75 «con gravi limitazioni nelle attività o in condizioni di multicronicità» il dato è poi sceso, ma «tra il 2019 e il 2022 si osserva, tuttavia, una stabilità nei valori registrati» che porta la quota di questi grandi anziani con più patologie a fermarsi a quota 49% dei 7 milioni e 150mila over 75 italiani e quindi a più di 3,5 milioni bisognosi di cure.
Entrano anche le pensioni nella trattativa in corso nella maggioranza sul decreto lavoro. Che dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri il 1° maggio. Una parte del centrodestra, a cominciare dalla Lega e da Fi, spinge per utilizzare una fetta della dote a disposizione da quasi 3,5 miliardi per irrobustire le pensioni minime, dopo il primo ritocco previsto dall’ultima legge di bilancio. Ma sul tavolo ci sarebbe anche un’ipotesi previdenziale alternativa: quella di utilizzare il Dl per allentare la stretta su Opzione donna, scattata sempre con la manovra approvata a fine anno. Un intervento, più volte auspicato nei mesi scorsi dal ministro del Lavoro, Marina Calderone, e da diversi ambienti della maggioranza, compreso Fdi, che per i restanti mesi del 2023 sarebbe meno costoso di un aumento degli assegni più bassi e consentirebbe di non assorbire una parte delle risorse. Che nello schema iniziale abbozzato al Mef dovrebbero confluire tutte sul taglio del cuneo.