Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Se Banca Generali torna a essere merce di scambio
Dopo alcuni mesi dalla scomparsa di Leonardo Del Vecchio, lo scorso anno qualcuno ipotizzò che la questione della vendita del 50,2% di Banca Generali da parte del Leone di Trieste si sarebbe riproposta nel 2023, magari su basi modificate. Questo argomento ha ripreso ora una certa attualità con le recenti dichiarazioni di Fabrizio Palenzona, neo-Presidente di Fondazione Crt e del patron di Mediolanum, Massimo Doris. Il progetto aveva in passato preso le mosse dall’intento, tuttavia non formalmente manifestato, delle Generali di acquisire Guggenheim Investments per poter sviluppare negli Usa l’asset management. Si ipotizzava che la vendita della quota in Banca Generali, valutata da Deutsche Bank in 3 miliardi, avesse come acquirente Mediobanca che avrebbe pagato, carta contro carta, con parte del 12,7% della quota nella compagnia triestina. Raggiungendo così diversi obiettivi: il primo, cruciale, la fine del cordone ombelicale tra Mediobanca e Generali; il secondo, il rafforzamento di Piazzetta Cuccia del wealth management, come voleva a suo tempo Del Vecchio; il terzo, l’espansione in Usa dell’operatività delle Generali nel settore indicato.
Generali è pronta a mettere in vendita Tua Assicurazioni, la compagnia assicurativa entrata nel gruppo con l’opa su Cattolica Assicurazioni nel 2022. La cessione della compagnia Danni, secondo quanto riportato da Bloomberg, potrebbe fruttare a Generali circa 300 milioni e il processo ufficiale di vendita dovrebbe concludersi entro settembre.
Nonostante le spese ingenti, in Italia gli animali domestici assicurati sono meno dell’1% del totale. «Buona parte dei proprietari sarebbe anche interessata a questo tipo di servizio, ma fatica a trovare un prodotto in linea con le proprie necessità». A parlare è Hugues Salord, ceo e co-fondatore di Santévet, un broker di assicurazioni per animali domestici. Fondata nel 2003 dai due fratelli Jerome e Hugues Salord, la società progetta e distribuisce polizze che coprono le spese veterinarie dei piccoli animali. Il rischio assicurativo è in capo alla compagnia partner, la quale però non interagisce direttamente con il cliente finale ma si affida a Santévet per gestire questo rapporto. È il broker, inoltre, a proporre il prezzo da offrire per le singole polizze, basandosi sui dati raccolti dalle esperienze passate che tengono in considerazione diversi parametri, tra cui anche la razza dell’animale da assicurare. Il costo del servizio? Una commissione che oscilla tra il 30 e il 40%.
I benefici fiscali, pur non rappresentando il motivo per cui dovrebbe sottoscriversi una forma pensionistica complementare, costituiscono un elemento di forte attrattività. MF-Milano Finanza ne ha parlato con l’avvocato Flavio de Benedictis, consulente del Mefop e responsabile della consulenza e della formazione in materia fiscale.
La prolungata stagione di inverno demografico che caratterizza l’Italia rappresenta un fattore di criticità da ponderare con estrema attenzione per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema di welfare in generale e ancor più del sistema pensionistico. Le ultime rilevazioni dell’Istat evidenziano in particolare una emergenza natalità. La stessa premier, Giorgia Meloni, commentando il Def approvato lo scorso 11 aprile, ha anticipato che occorrerà considerare con particolare attenzione il fenomeno nella prossima Legge di Bilancio. Per completare il quadro di un Paese in progressivo invecchiamento va ancora sottolineato come, dopo la battuta d’arresto nel 2020, causa pandemia, la speranza di vita alla nascita è tornata a salire nel 2021 e nel 2022 ed è pari 82,6 anni. L’evoluzione demografica rappresenta uno degli elementi di maggior impatto sulla sostenibilità di un sistema pensionistico come quello italiano strutturato finanziariamente sulla ripartizione in cui cioè i trattamenti di quiescenza sono pagati dai contributi dei lavoratori attivi. Scelta davvero delicata diviene allora quella di posizionare l’asticella dell’età pensionabile contemperando i vincoli di finanza pubblica con le esigenze dei lavoratori e delle aziende.Va anche ricordato come il sistema previdenziale italiano sia dotato di due meccanismi automatici che tendono a calmierare l’andamento della spesa previdenziale in relazione proprio alla senilizzazione della popolazione: indicizzazione della età pensionabile alla speranza di vita e revisione dei coefficienti di trasformazione nel metodo di calcolo contributivo, entrambi con cadenza biennale.
La polizza di Assimoco si affida ad una gestione separata e sono apprezzate l’opzionalità della cedola e la garanzia sul capitale
Allo stato, nel nostro paese eventuali accordi ghostwriting siano tendenzialmente nulli. Il sig. Roberto Crescentini di Roma, insieme ad altri, chiede perché in Italia non esiste un sistema efficiente di assicurazione contro i danni da catastrofi naturali. Di questo tema ci si è occupati più volte, anche di recente, in questa rubrica. Abbiamo segnalato come da più parti si sia contrari alla scelta dell’assicurazione obbligatoria perché finirebbe per essere considerata una ulteriore (e non opportuna) tassa sulla casa. Abbiamo altresì analizzato le proposte (avanzate anche da Ania, l’associazione di categoria delle imprese assicuratrici) per adottare un sistema misto in cui lo Stato coprirebbe una parte del danno mentre la parte restante sarebbe sostenuta da polizze private obbligatorie e ciò sull’esempio di alcuni paesi, europei e non. In proposito gli schemi adottati sono i più vari: si va dal sistema obbligatorio applicato in Romania e in Turchia a quello semi obbligatorio usato in Francia, Spagna, Belgio, California e Nuova Zelanda, a quello volontario (con incentivi) scelto dal Giappone.
A meno di una settimana dall’assemblea, Generali prosegue il cantiere di m&a. Due i fronti del gruppo guidato dal ceo Philippe Donnet. Quello interno tocca Cattolica, la compagnia nella quale il Leone aveva investito circa 1,4 miliardi e che ora ha integrato sotto il cappello di Generali Italia. Secondo quanto rilanciato da Bloomberg, Generali ha deciso di valorizzare Tua Assicurazioni, una piccola compagnia danni e vita, controllata di Cattolica, ritenuta forse non più core da Trieste e valutata oltre 300 milioni. Il processo di vendita dovrebbe partire a maggio e concludersi dopo l’estate. Ma il gruppo guarda anche alla crescita. Ed entra nella short list per l’acquisto della compagnia Libery Seguros, in competizione con Allianz, Catalana Occidente e Axa. Qui si parla di valutazioni importanti: 2 miliardi per avere un posto in prima fila in Spagna. Le proposte vincolanti all’advisor Bofa andranno recapitate entro fine mese.
Generali mette in vendita Tua Assicurazioni. Il processo dovrebbe iniziare a breve per concludersi entro la fine del terzo trimestre dell’anno, ma dalla compagnia del Leone non trapela nulla. Secondo Bloomberg sono però già stati ingaggiati gli advisor per vendere la compagnia, attiva sul ramo danni, che è stata valutata 300 milioni di euro. Generali l’aveva ereditata con l’acquisizione di Cattolica, avvenuta con l’Opa del 2021. Con il piano di razionalizzazione delle attività e delle polizze ha deciso di cederla, proprio mentre è alle prese con un’altra operazione di tutt’altra entità. L’apertura del dossier di Tua Assicurazioni coincide infatti con le battute finali di un altro dossier che rafforzerebbe la compagnia nell’area iberica, in Portogallo e in Irlanda: Liberty Seguros, che Generali si sta contendendo con i big del comparto, i francesi di Axa e i tedeschi di Allianz, per un valore intorno ai 2 miliardi.
Le famiglie italiane detengono direttamente circa 50 miliardi di “titoli di debito complessi” in crescita di 11 miliardi rispetto all’anno prima. Si tratta di titoli, rileva la Banca d’Italia, come i certificates e le obbligazioni subordinate At1 che espongono il possessore «al rischio di perdite significative al verificarsi di uno scenario sfavorevole». L’indicazione emerge da una comunicazione della Banca d’Italia nella quale si ricorda che via Nazionale ha il “potere di intervento sui prodotti”, ossia può vietare o limitare la vendita di strumenti finanziari da parte di una banca o altro intermediario alla clientela con l’obiettivo di «preservare la stabilità del sistema finanziario» italiano.
Polizze senza segreti. Arriva al 90% la percentuale degli italiani che dichiara di avere un buon grado di padronanza del funzionamento delle polizze vita, finanziarie e previdenziali. Un livello di conoscenza che scende all’86% per fondi comuni e titoli di Stato, all’84% per le azioni e cala al 63% per i bond societarie (in particolare su questi ultimi il 29% ne ha solo sentito parlare e l’8% non li conosce proprio). È quanto emerge dall’Osservatorio Investitori condotto da BVA Doxa per conto del gruppo CNP Assurances su un campione di 2400 famiglie italiane. Una ricerca che analizza i comportamenti degli investitori, le loro attitudini e le competenze in ambito finanziario. Più in generale il 68% dei partecipanti al sondaggio si è dichiarato molto o abbastanza competente in materia di investimenti e il 62% ferrato anche sulle tematiche finanziarie, ma solo il 48% ha familiarità con gli investimenti sostenibili e responsabili, con il 39% che dichiara di averne solo sentito parlare.
Una polizza unica che protegge dalla porta di casa all’ingresso della sede di lavoro. Gli assicurati sarebbero pronti a comprarla, preferendola a più coperture sui mezzi di mobilità utilizzati muoversi. Ma le compagnie non sono ancora preparate. Se il 42% dei clienti assicurativi richiede ormai un’unica copertura per la mobilità, a prescindere dalla modalità di trasporto utilizzata (automobile di proprietà o un servizio di sharing), meno di un terzo delle compagnie (il 29%) ha dichiarato di disporre delle necessarie competenze per lo sviluppo dei prodotti «end to end». Una percentuale addirittura inferiore (solo il 26%) ha affermato inoltre di poter contare su figure in grado di offrire soluzioni per la mobilità incentrate sul cliente. Lo rileva l’approfondita analisi “World Property and Casualty Insurance Report 2023” realizzato dal Capgemini Research Institute in collaborazione con Qorus, che Plus24 è in grado di anticipare.
Come è noto, il nuovo incontro per il salvataggio della compagnia, previsto per giovedì mattina 20 aprile al Ministero dell’Economia e delle Finanze, è saltato. La disdetta pare sia stata data mercoledì, ossia poche ore prima dell’appuntamento. Non è ancora chiarissimo se abbia influito anche il fatto che il direttore generale del Tesoro, Riccardo Barbieri Hermitte, non potesse presenziare personalmente per altri impegni istituzionali e che quindi si sia deciso di rimandare l’adunanza viste le importanti decisioni da prendere. Ci sarebbero comunque ancora nuovi dettagli importanti da definire e il commissario per la gestione straordinaria Alessandro Santoliquido, che pare stia valutando anche di fare causa al fondo Cinven (proprietario di Eurovita), sta lavorando per questo. Alcune voci vicine al dossier spiegano che, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, la pausa di riflessione potrebbe preludere a un appuntamento più operativo in cui il quadro e gli assetti saranno più delineati con una messa a terra del progetto più definita, magari già nelle prossime settimane (si parla di dieci giorni).
L’emorragia di riscatti che sta colpendo i piani individuali di risparmio non si arresta. Dopo i pesanti deflussi di febbraio (-268 milioni), anche marzo ha dovuto fare i conti con un’ondata di richieste di rimborso che ha portato la raccolta mensile a registrare un rosso di quasi 233 milioni. E così, secondo le stime dell’Osservatorio di Plus24, da inizio anno il bilancio dei Pir diventa ancora più pesante: -666 milioni. Una cifra trimestrale non troppo distante dai -733 milioni fuoriusciti dai forzieri dei piani di risparmio nell’intero 2022.