Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Tempi duri per il mercato italiano delle fusioni e acquisizioni. Uno studio di EY, consultato in anteprima da MF-Milano Finanza, ha mostrato come le operazioni di m&a nel primo trimestre, in Italia, siano scese a 217 dalle 244 del periodo gennaio-marzo 2022. Guardando al valore dei deal il calo è ancora più consistente: da 18,3 a 4 miliardi. Un crollo del 77%. Si tratta del peggior trimestre in assoluto dall’inizio della serie storica, nel 2016. A fronte di ciò, la società di consulenza ha notato un approccio diverso tra gli operatori tradizionali e il private equity: quest’ultimo sta infatti adottando un approccio di attesa paziente, in attesa dei futuri sviluppi. Il numero di deal attribuibili ai player del private equity è sceso da 97 a 94. Un calo tutto sommato marginale, che ha permesso agli operatori privati di vedere la loro incidenza sul totale crescere dal 39% al 43%. Prosegue così un trend di costante aumento del peso del private equity sull’m&a italiano: nel 2016 l’incidenza di questi operatori sul totale era appena del 15,6%. Nonostante ciò, anche i fondi di private equity preferiscono mantenere un approccio cauto e non investire cifre troppo elevate: il valore degli investimenti messi in campo è sceso a 3 miliardi dagli oltre 11 del primo trimestre 2022.
Il rialzo dei tassi non comprometterà il mercato della casa nel prossimo futuro. Piuttosto, il mercato sta imboccando la via per un nuovo ciclo immobiliare. Sono alcune delle considerazioni che emergono dall’ultimo report dell’ufficio studi Gabetti dal titolo “Casa vs Tasso. L’inizio e la fine di un nuovo ciclo immobiliare?”, secondo cui l’andamento del mercato di questi ultimi dieci anni mostra che i cicli immobiliari si sono enormemente accorciati rispetto al passato. L’assunto di partenza è che lo scenario macroeconomico presenta due condizioni che avrebbero dovuto limitare le finanze delle famiglie: da un lato, l’inflazione ha eroso il risparmio e il loro potere d’acquisto, dall’altro l’innalzamento dei tassi Euribor e Eurirs ha comportato l’incremento dei tassi d’interesse applicati ai mutui per l’acquisto dell’abitazione. Nonostante questo scenario avverso che ha contraddistinto tutto il 2022, l’andamento del mercato della casa ha superato le migliori aspettative con un numero di compravendite record degli ultimi dieci anni.
Più di un inquilino su tre in Italia è moroso o paga l’affitto in ritardo. Per ridimensionare tale debolezza del mondo tradizionale degli affitti, sempre più proprietari di immobili decidono di affittarli per brevi periodi. Così si abbassa il rischio di morosità e non si resta vincolati agli stessi inquilini per quattro anni. È quanto emerge dalla prima ricerca di Wonderful Italy sui proprietari di case vacanza, effettuata su un campione di 1.200 proprietari su tutto il territorio nazionale e che MF-Milano Finanza ha visionato in anteprima. Il 68% degli intervistati ha indicato come motivo della scelta di mettere la propria casa sul mercato degli affitti brevi la volontà di evitare i rischi di morosità degli inquilini e similmente di non vincolarsi con gli stessi inquilini per quattro anni (50%). Conta inoltre per il 40% dei proprietari la possibilità di raccogliere un rendimento superiore rispetto alla locazione tradizionale. Restando sulla rendita proveniente dagli affitti brevi, essa costituisce una significativa integrazione al reddito complessivo dei proprietari di casa. Infatti per oltre il 43% di loro la rendita che deriva dagli affitti brevi ha un peso che arriva al 30% del reddito complessivo annuo e per quasi il 10% arriva al 60%. Anche perché il 12% dei proprietari impegnati nel mercato degli affitti brevi ha almeno due case vacanza su piazza, il 4% ne ha tre, il 3% ne ha quattro e solo il rimanente 1% ne ha più di quattro.
Comprendere gli effetti sfaccettati del cambiamento climatico è della massima importanza per la progettazione di politiche climatiche appropriate. Eppure le variazioni improvvise di temperatura che sono una delle conseguenze più evidenti e frequenti del climate change sono paradossalmente sono uno degli aspetti meno considerati nelle agende politiche. Con l’obiettivo di accendere un faro su questo argomento Bankitalia ha stilato un paper occasionale «The macroeconomic effects of temperature surprise shocks», prendendo come caso esemplare gli Stati Uniti per mostrare gli effetti macroeconomici degli shock termici a livello internazionale.

Al nastro di partenza la super class action riservata alle associazioni dei consumatori. Battezzata “azione rappresentativa”, prenderà il via il 25 giugno 2023. Si propone di tutelare gli interessi collettivi di gruppi di utenti, somiglia molto alla class action propriamente detta (prevista dal codice di procedura civile). Il suo successo dipenderà dall’intraprendenza delle associazioni, ma corre il pericolo di sprofondare nelle sottigliezze giuridiche dei presupposti di ammissibilità, a rischio di confusione con quelli della class action. Se l’azione rappresentativa andrà a buon fine, a favore dei consumatori aderenti all’iniziativa potranno arrivare provvedimenti compensativi (risarcimenti, riparazioni, sostituzioni, riduzioni o rimborsi del prezzo, risoluzioni del contratto) e/o provvedimenti inibitori (cessazione o divieto di reiterazione di illeciti, pubblicazione su giornali, rettifiche). È quanto prevede il dlgs 28/2023 (pubblicato sulla Gu n. 70 del 23 marzo 2023), che recepisce la direttiva Ue 2020/1828, relativa alle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori.
Ai blocchi di partenza il telemarketing etico e sostenibile. È quello proposto dagli operatori del settore e approvato dal Garante della privacy con provvedimento n. 70 del 9 marzo 2023: si tratta del codice di condotta attuativo dell’art. 40 regolamento Ue sulla privacy (n. 2016/679 o Gdpr). Così le telefonate devono essere educate e non devono turbare la tranquillità dell’orario mattutino o serale o dei giorni di festa; all’inizio della chiamata bisogna svelare chi chiama e perché lo fa e avvisare su come opporsi alla molestia, anche a costo di sacrificare il momento più opportuno per avere l’attenzione dell’interlocutore e avanzare la proposta di acquisto; poi, non si devono usare mezzucci per mascherare l’obiettivo commerciale o per nascondere il numero chiamante; infine, se uno dice “no” bisogna annotarsi il diniego e rispettarlo. Per l’operatività del codice si dovrà attendere l’insediamento di un organo collegiale (organismo di monitoraggio), con compiti di supervisione e gestione del codice, di controllo e sanzionatori sugli aderenti.
Dopo la pandemia in Italia si riprende a viaggiare: a crescere sono soprattutto le trasferte per le vacanze. Comincia inoltre a emergere, in particolare nelle generazioni più giovani, la preoccupazione per l’impatto ambientale delle proprie scelte su questo fronte, tanto che molti sono disposti a pagare un extra per compensare le emissioni di anidride carbonica. Non manca comunque l’attenzione anche al risparmio, ma senza privarsi della qualità e del comfort, riducendo piuttosto il numero o la durata dei viaggi. Si viaggia di più. Secondo i risultati emersi dalla terza edizione dell’Osservatorio EY Future Travel Behaviours (su un panel di soggetti che, oltre a includere i residenti in Italia, è stato esteso anche a Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, per un totale di oltre 5mila partecipanti), i viaggi di vacanza sono in aumento con un ulteriore recupero rispetto al calo dovuto alla pandemia.

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«Di fronte ai restringimenti progressivi della liquidità decisi dalle banche centrali, più tardivamente e più limitatamente anche dalla Bce, le banche in Italia stanno operando per evitare il credit crunch». Ne è convinto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, che mostra i dati del credito 2022, utili per leggere anche il presente. Il totale dei prestiti è cresciuto in tutto il Paese (1.734.664 milioni di euro, +1,8%) ma soprattutto al Nord (946.186 milioni, +2,6%) mentre quelli alle imprese aumentano per lo più al Sud e nelle Isole e calano al Centro; quelli alle famiglie lievitano attorno al 4% uniformemente in ogni parte della Penisola. «Ma dove scendono i prestiti alle imprese (-0,4% in tutta Italia) è possibile che queste avessero accantonato liquidità e che invece di richiederla a pagamento, abbiano usato la propria», osserva il numero uno dell’Abi.

La mattina del 16 dicembre 2022 Andrea Orcel rimase intrappolato nel traffico pre-natalizio di Milano e arrivò con mezz’ora di ritardo in cima al grattacielo di Piazza Gae Aulenti, quartier generale milanese di Unicredit, dove ad aspettarlo c’era – convocato in tutta fretta – Pietro Giuliani, l’amministratore delegato di Azimut. Dopo le scuse dovute («siamo stati bloccati da un tamponamento»), Orcel sfoderò il suo miglior sorriso per presentare l’accordo firmato con Azimut la sera precedente nel campo dell’asset management. Un accordo a elevato gradiente strategico. «Siamo impegnati – disse l’amministratore delegato di Unicredit – a ricostruire la catena del valore all’interno del nostro gruppo. Stiamo ricostruendo le fabbriche prodotto una a una, da soli o con alcuni partner di assoluto rilievo. C’è Allianz nelle assicurazioni e da oggi c’è Azimut nell’asset management. Un accordo di partnership che prevede, al termine del quinto anno, una opzione call in favore di Unicredit sulla newco neocostituita».

Generali è in procinto di non rinnovare due rilevanti accordi di bancassurance, entrambi firmati a suo tempo dalla controllata Cattolica, quando era ancora una compagnia autonoma. Addio a quello con Iccrea Holding, abbandonando l’intesa per la vendita di polizze. E addio anche a quello con Banco Bpm, che peraltro dopo lunghe riflessioni ha deciso di sviluppare “in casa” il ramo vita, dopo aver disdettato l’accordo con l’allora Cattolica.
Secondo un’analisi condotta da Crif Ratings sugli andamenti 2021 e 2022, di pari passo con lo sviluppo del settore in termini di valore, si è verificato un significativo incremento della rischiosità, con i tassi di default che nell’agroalimentare nazionale sono saliti circa di 1 punto percentuale. Specie nel food and beverage, che è arrivato a lambire la quota del 4%. «Questo peggioramento così marcato – interviene Luca D’Amico, amministratore delegato di Crif Ratings – è il riflesso della forte esposizione del comparto al trend dei prezzi delle materie prime e dell’energia, mentre risulta più in linea con le evidenze nazionali la crescita del profilo di rischiosità nel mondo agricolo», comunque largamente oltre la soglia del 2%.