Passato il ponte pasquale il dossier Eurovita torna sul tavolo. Il tempo non stringe, ma va certamente trovata una soluzione prima della nuova scadenza del 30 giugno, giorno in cui terminerà il blocco dei riscatti delle polizze. In quest’ottica, va ricordato, esiste un piano, messo nero su bianco dai big assicurativi italiani, quindi Generali, Intesa Vita, Poste, Unipol e Allianz, sotto l’egida del ministero dell’Economia e delle Finanze, che ora dovrà passare al vaglio delle banche distributrici. Coinvolte nella partita ci sono Sparkasse, Credem, Fineco e Fideuram, con cui questa settimana potrebbero tenersi i primi tavoli, prettamente tecnici, per illustrare loro lo schema del possibile salvataggio.
L’inquinamento atmosferico potrebbe causare il cancro ai polmoni senza mutare il Dna, ma creando un ambiente infiammatorio che incoraggia la proliferazione di cellule che hanno già mutazioni e che inducono il cancro. I risultati, che emergono da uno studio approfondito sia sui dati sulla salute umana sia su esperimenti su topi di laboratorio appena pubblicati su Nature, forniscono un meccanismo che potrebbe applicarsi anche ad altri tumori causati dall’esposizione ambientale e che un giorno potrebbero portare a sistemi per prevenirli contrastando l’infiammazione. «L’idea è che l’esposizione ad agenti cancerogeni possa promuovere il cancro senza in realtà fare nulla al Dna – afferma Serena Nik-Zainal, genetista medica presso l’Università di Cambridge, nel Regno Unito – Ciò significa che non tutti gli agenti cancerogeni sono mutageni». Secondo i dati l’inquinamento atmosferico favorisce la proliferazione di cellule mutate che già esistono nel polmone, potenzialmente come conseguenza di errori del Dna che si accumulano durante l’invecchiamento.