Secondo gli ultimi dati sul commercio estero elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, si rileva a gennaio 2023 una crescita tendenziale del 2,4% dell’export in volume, che corrisponde a un incremento in valore del 15,4%.
Su base annuale il saldo tra esportazioni e importazioni, a seguito dell’esplosione della bolletta energetica, è entrato in territorio negativo, segnano un -28.392 milioni di euro, pari all’1,5% del PIL: era dal 2011 che non si registrava un deficit del commercio estero di questa intensità. Nel 2022 le esportazioni registrano una crescita sostenuta in termini di valore pari al 19,2%, ma la dinamica è influenzata dalla crescita dei prezzi, da cui deriva una sostanziale tenuta (-0,2%) del volume le esportazioni manifatturiere. In chiave settoriale il volume esportato è in aumento in Altri mezzi di trasporto con il +18,9%, Pelle con il +7,1%, Farmaceutica con il +4,4%, Tessili con il +2,4%, Alimentare con il +2,2%, Altre manifatture – principalmente gioielleria ed occhialeria – con il +2,2%, Computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi con il +2,1%, Abbigliamento con il +1,4% e Bevande con il +0,1%. Complessivamente il volume delle vendite all’estero della Moda cresce del 4,0% mentre quello dei settori a maggior concentrazione di MPI (complesso dei settori di alimentari, legno e mobili, metalli e altre manifatture al netto della moda) aumenta dell’1,4%. Flessioni più marcate per Macchinari ed apparecchiature (-4,8%), Gomma e materie plastiche (-6,8%) e Legno (-7,8%).
Nonostante nel 2022 in Italia si registra una crescita dei prezzi alla produzione più contenuta di 0,7 punti alla media dell’Eurozona (12,3% vs 13,0% Uem), le esportazioni del made in Italy crescono del 20,0%, 1,3 punti in più rispetto alla Francia e addirittura 6,2 punti in più del +13,8% registrato dalla Germania.