Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Nonostante un inizio d’anno difficile per i mercati, stretti tra guerra e rialzo dei tassi che hanno inflitto perdite pesanti ad azioni e bond, la raccolta netta di fondi e gestioni dei primi due mesi mostra è rimasta sempre positiva, proseguendo la dinamica di crescita del 2021: gli ultimi dati Assogestioni di febbraio rilevano 10 miliardi di euro, dopo i 93 miliardi dello scorso anno che era stato il migliore dal 2017.
Sembra si stia manifestando il risveglio di un forte interesse per le assicurazioni e, soprattutto, per la «bancassurance». Nella prossima settimana due eventi sono attesi con particolare interesse: l’assemblea annuale delle Generali, il 29 aprile, e quella della Popolare di Sondrio (di recente trasformata in spa) del successivo giorno 30.
Tanta paura di essere vittima di frodi online o attacchi digitali, ma poche azioni concrete per prevenire questi eventi. Si potrebbe riassumere così il rapporto degli italiani con la cybersecurity, con un gap che però va colmato il prima possibile come ha confermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza, Franco Gabrielli, nel corso della presentazione del primo Rapporto Censis-DeepCyber sulla sicurezza informatica in Italia.
A pochi giorni dalla data dell’assemblea che sancirà chi sarà al timone delle Generali per i prossimi tre anni, non si placano le polemiche riguardanti la passata gestione del gruppo assicurativo. I due punti su cui battono gli avversari della lista del cda capitanata da Philippe Donnet sono ultimamente le parti correlate e l’asserita sventata minaccia della vendita di Banca Generali a Mediobanca, che storicamente è il singolo maggiore azionista Generali. L’ultimo a tornarci è stato il Financial times. Ma come sono andate le cose, esattamente?
Donnet in intervista a Milano Finanza parla della guerra e degli scenari economici futuri, nonché delle elezioni presidenziali francesi (il suo cuore batte per Macron) a ridosso della data clou del 29 aprile, giorno in cui si capirà chi avrà vinto sulla futura guida del Leone di Trieste. Il top manager si dice tranquillo «perché è dal primo gennaio che sto lavorando al nuovo piano, che sta riscuotendo grande successo presso gli investitori».
I pronostici della vigilia non sono certo favorevoli. Sorprese dell’ultima ora a parte, dopo l’endorsement pro-lista del consiglio all’unisono degli ascoltatissimi proxy advisor, del Financial Times, foglio di riferimento della finanza internazionale e di alcuni pezzi da 90 tra i grandi fondi internazionali – vero ago della bilancia in assemblea con oltre il 35% del capitale – per i due grandi vecchi del capitalismo, Francesco Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, l’esito del voto sulla governance del Leone appare quasi già segnato: il mercato prevede che Philippe Donnet venga agevolmente riconfermato per un altro triennio alla guida di Trieste.
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Con 48.790 contagi sul lavoro denunciati all’Inail, il primo trimestre 2022 ha già superato il numero di casi (47.858) registrato in tutto il 2021. Il mese di gennaio, in particolare, con 27.682 infezioni di origine professionale denunciate si colloca dopo novembre e marzo del 2020 e prima di tutti i mesi del 2021. Anche febbraio e marzo 2022, con 11.167 e 9.941 casi rispettivamente, precedono tutti i mesi del 2021, con la sola eccezione di gennaio.

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  • Generali, i primi fondi esteri si schierano con Donnet
La trasparenza degli investitori esteri di Generali produce, sette giorni in anticipo, i primi consensi a favore della lista del cda, che venerdì contenderà alla lista Caltagirone il controllo per tre anni del gruppo da 710 miliardi di euro. Si tratta dei fondi americani Union investments, British Columbia investment management corporation, Employees retirement system of Texaz, Sba Florida, Calpers, Cpp investment board. Ieri s’è aggiunto Norges, il fondo sovrano norvegese da 1.400 miliardi di dollari con oltre l’1,5% di Generali. La scelta dei soci istituzionali è attesa, poiché i tre consulenti globali dei fondi sulla governance delle quotate – Iss, Glass Lewis, Frontis – due settimane fa si sono espressi per la lista del cda, ritenuta, nel complesso, più qualificata e adatta a realizzare gli obiettivi del piano strategico del Leone. Gli investitori internazionali si basano quasi sempre sulle analisi dei consulenti globali: e hanno un 34% in Generali. La loro quota però potrebbe essere inferiore, dopo il rastrellamento da mesi in corso e che ha portato Caltagirone, Del Vecchio e Fondazione Crt vicini a un 22% complessivo, che dovrebbe schierasi con la lista sfidante. I soci privati italiani lavorano da settimane sul network domestico e, a quel che si apprende, paiono fiduciosi del sostegno di vari imprenditori. Il più pesante sono i Benetton, con un 4% che, benché non ancora ufficiale, sembra sempre più orientato verso gli sfidanti.

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  • «L’indipendenza è un valore Le Generali da sempre sono patrimonio del Paese»
Ci sono poche cose che in Italia sono consolidate e chiare. E il fatto che le Generali siano una delle istituzioni finanziarie maggiori del Paese è una di quelle. Non solo. «Generali è tra le prime compagnie di assicurazione in Europa e negli ultimi tre anni ha generato un ritorno per gli investitori, total shareholders return che significa valore di Borsa più dividendi, che ha battuto tutti i concorrenti sia italiani sia internazionali». A raccontare quello che oggi sono le Generali è Marco Drago, uno dei maggiori imprenditori in Italia. La sua De Agostini da tempo non è più soltanto quell’Istituto Geografico nato nel 1901, e nemmeno la casa editrice di Novara celebre in Italia, quanto una holding attiva internazionalmente in vari settori dai media al gaming alla finanza. Con in più alcune preziose partecipazioni. Tra queste le Generali. Da 15 anni. Ma proprio in questi mesi ha deciso di uscire, di cedere il pacchetto di azioni.

  • Edizione avanti su Atlantia Carte coperte sul voto Generali
  • PopSondrio, «sulla governance aperti al confronto con i fondi»
  • Siccità, 1 miliardo di danni per l’agricoltura in un solo anno

  • Osservatorio Pir I gestori a marzo mantengono i conti in attivo
La raccolta di marzo ha smentito i timori di quanti si aspettavano che i Pir virassero in territorio negativo. Un’eventualità che non era affatto inverosimile, vista la forte incertezza legata al conflitto in Ucraina e all’andamento altalenante dei mercati. Invece, nonostante questo scenario ben poco favorevole, i piani individuali di risparmio il mese scorso hanno tenuto la rotta incassando 15,2 milioni. Certo, si tratta di un dato decisamente inferiore rispetto ai 63,5 rastrellati a febbraio, ma che comunque rappresenta un segnale importante: non si è interrotta (almeno per il momento) la tendenza positiva che da mesi sta caratterizzando il settore. Secondo l’Osservatorio di Plus24 nel primo trimestre 2022 i Pir hanno raccolto 116,5 milioni, mentre nello stesso periodo dell’anno precedente dal settore di milioni ne sono usciti oltre 316. Questi due numeri rendono l’idea di come sia cambiato l’approccio degli investitori verso questi strumenti.