di Angelo De Mattia
Mancano dieci giorni all’assemblea delle Generali. Orrori e atrocità dell’invasione ucraina impediscono di qualificare con termini bellici la controversia tra le due principali liste di candidati (quella del cda e quella di Franco Caltagirone) al rinnovo degli organi societari. Eppure è una competizione senza esclusione di colpi sul terreno giuridico e della comunicazione che mai si era così manifestata nei 199 anni di vita della compagnia, pur non essendo mancati momenti d’attrito tra soci ed esponenti societari. Ad esempio quello tra il presidente del Leone, Cesare Merzagora, ed Enrico Cuccia, nume del primo azionista Mediobanca, nonché il voto d’astensione sul bilancio e sul rinnovo degli organi di Trieste espresso da Banca d’Italia, allora secondo azionista, determinato soprattutto dalla non condivisione della sostituzione voluta da Mediobanca del presidente, Alfonso Desiata. Era il tempo in cui i destini della Compagnia erano nella disponibilità di piazzetta Cuccia. Comunque, che sia nato un confronto che smuove, in una logica di trasparenza, acque troppo a lungo ferme è senz’altro positivo per Generali, per il sistema e per il mercato, con riferimento innanzitutto ai risparmiatori-investitori. Confidare in una «pax» artificiale o pasticciata sarebbe stato dannoso per tutti. Bisognerebbe, quindi, dire: finalmente! Da ultimo, si registrano, in una catena di iniziative della specie di entrambe le parti, gli esposti presentati a Consob dal campo avverso contro presunte dichiarazioni attribuite, in ultima analisi, a esponenti della lista Caltagirone. Nello stesso tempo, pende, sollevata da quest’ultima, la questione dell’ammissibilità del voto su titoli presi in prestito da Mediobanca per circa il 4% del Leone per rafforzare la propria posizione nell’elezione dei nuovi organi: un prestito che innova nel rapporto tra proprietà (non effimera) e assetti di governo della società e che poi sarà restituito poco dopo le votazioni; così come è presente un’altra questione, relativa alla conservazione del diritto di voto su titoli ceduti. Problemi che coinvolgono anche tematiche generali, in mancanza per di più di specifiche norme regolatrici e che, stando così le cose, si possono configurare come oggetto di un contrasto tra le parti, che però non è escluso – pure in base a quanto dichiarato da componenti la lista Caltagirone – possano sfociare in precise azioni giudiziarie. Sono stati invece ritenuti non fondati da Consob e Ivass i profili – oggetto di un esposto della lista del consiglio – di un eventuale concerto attivato dalla lista Caltagirone (più Del Vecchio e Crt). Intanto, i proxy advisor Glass Lewis e Iss si sono espressi per un voto a favore della lista del consiglio di amministrazione. Investitori e soggetti istituzionali non riconducibili ai due schieramenti (tre con la lista Assogestioni) superano nettamente il 40% della compagnia. In relazione alla partecipazione effettiva al voto, potrebbe questo composito schieramento risultare determinante per il successo dell’una o dell’altra lista. Ma non è certo la pronuncia dei due proxy a far considerare chiusa la partita che, invece, è apertissima, come dimostra il susseguirsi di telefonate e iniziative (legittime) per cercare, ad opera delle parti interessate, l’adesione nel mondo degli azionisti non classificabili «a priori». Caltagirone, con la sua lista, ha sollevato questioni di contenuti e prospettive strategiche riguardanti il Leone che, finora, sono state inadeguatamente affrontate nel dibattito. Sono tuttora presenti, irrisolte, problematiche sollevate durante la presidenza della compagnia da parte di Cesare Geronzi. È invece su tutti questi fondamentali aspetti che si dovrebbe discutere, piuttosto che rilevare l’incompletezza dei dati, inevitabile se non si ha e, prima ancora, non si può dall’esterno avere accesso ai dati aziendali tutelati dall’obbligo di riservatezza. Il completamento non potrà non intervenire in caso di successo, con il voto, dell’iniziativa. In questi ultimi giorni dovrebbero essere in ogni caso le strategie al centro del confronto tra le parti, toccando i nodi fondamentali della crescita del gruppo triestino, della sua capacità di competere in Europa, della capitalizzazione, dell’aumento di valore per i soci, senza sottovalutare gli interessi generali. La rottura degli interminabili «arcana imperii» richiede che poi vi sia questo salto di qualità. (riproduzione riservata)
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