di Anna Messia
È Jefferies l’advisor scelto da Wide per individuare nuovi investitori interessati a scommettere sulla crescita della società insurtech. L’intenzione dell’impresa nata a ottobre 2016, su iniziativa di tre giovani, Gianluca Melani, Matteo Barbini e Gerardo Di Francesco per concentrarsi sulla digital trasformation dell’intermediazione assicurativa è di spingere sulla crescita. In poco più di quattro anni Wide ha spinto sull’aggregazione di singoli broker ai quali viene proposto un pacchetto tecnologico chiavi in mano. Un’adesione che prevede l’accesso nell’ecosistema di Wide Group, con il marchio della società, ma mantenendo libertà e proprietà del portafoglio clienti. Un modello che ha dimostrato di funzionare, arrivando ad aggregare un centinaio di broker e raggiungendo i 15 milioni annui di provvigioni. L’intenzione, a questo punto, è fare un salto dimensionale e l’incarico a Jefferies, secondi quanto risulta a MF-Milano Finanza, ha proprio lo scopo di avviare la ricerca di uno o più partner per ottenere le risorse necessarie ad avviare la fase due della società. Oggi l’azionariato di Wide è diviso tra i tre soci fondatori (Eurobroker-Veneto Finanziaria-Brokerstudio) hanno quote paritetiche del 25% seguiti da Sibas, storico broker di assicurazioni di Milano, che detiene il 18,5%, Ronzoni&Partners con il 5,5%, e il resto (1%) composto da azioni proprie e titoli in mano a soci operativi. L’interesse intorno al mondo dell’insurtech resta alto nonostante il crollo, nelle scorse settimane, di colossi mondiali del calibro di Lemonade, che in Borsa è arrivata a perdere più dell’80% rispetto ai massimi.
In Italia l’operazione di riferimento è stata il passaggio, nei giorni scorsi, delle quote di Prima Assicurazioni, società leader nelle polizze online, con il 25% del capitale ceduto da Alberto Genovese a uno degli altri soci, Teodoro D’Ambrosio, finanziato dal fondo di debito di Carlyle. Per il 25% del capitale della società Genovese ha incassato circa 200 milioni di euro con le valutazioni di Prima che si avvicinano quindi a quelle degli unicorni, le start up che hanno raggiunto le valutazione di 1 miliardo. (riproduzione riservata)
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