Per effetto del Covid raddoppiano i prezzi delle coperture per cda e sindaci e piovono clausole di esclusione per la pandemia Tensione anche sulla linea crediti nonostante le garanzie della Sace
di Anna Messia
Meno coperture e premi più salati. La pandemia ha avuto l’effetto di complicare la vita alle imprese, che nell’ultimo anno hanno visto salire i prezzi delle polizze per coprirsi dai rischi legati alla loro attività. Il fenomeno emerge chiaramente dalla rilevazione effettuata dall’Anra, l’associazione che raccoglie i risk manager che lavorano per le medie e grandi aziende che operano in Italia, per esempio Leonardo, Saipem o Enel, ma anche Prysmian, Avio o Autogrill. Più dell’80% dei risk manager, contattati dall’associazione presieduta da Alessandro De Felice, ha dichiarato che nell’ultimo anno le condizioni del mercato assicurativo sono chiaramente peggiorate. A partire dal mercato delle D&O, le polizze che offrono coperture per la responsabilità di amministratori, sindaci e più in generali dei dirigenti, dove è emersa una situazione allarmante, arrivando in qualche caso ad un raddoppio dei premi richiesti. Del resto la pandemia ha avuto evidentemente l’effetto di aumentare i rischi, a partire da quelli di rappresentazione degli impatti Covid-19 nei bilanci, fino a quelli di natura giuslavoristica, con la richiesta di un aumento delle tutele da offrire ai lavoratori per ridurre il rischio di contagio in azienda.
Ma rincari ci sono stati anche per le polizze di assicurazione del credito, nonostante le contromisure messe in atto dal governo, con la garanzia sulle perdite offerta da Sace gli assicuratori e pure nel ramo property e di interruzione di attività, dove le assicurazioni, in molti casi, hanno aggiunto clausole esplicite nei contratti per fugare ogni dubbio sul fatto che le coperture non valgono in caso di pandemia. Ma c’è anche un dato positivo che emerge dalla rilevazioni dell’Anra: la crescita della specifica estensione delle coperture per il rischio cyber in varie polizze, dai trasporti al property, passando per le D&O. a dimostrazione che le assicurazioni in questo caso sono pronte ad offrire coperture di un rischio che è evidentemente esploso l’accelerazione all’utilizzo di internet e delle nuove tecnologie impressa dal lockdown e dallo smart working.
Consigli senza polizza. Il fenomeno più clamoroso è quello che riguarda le coperture D&O. «Sfiora il 90% la percentuale dei risk manager che in questo settore si sono trovati ad affrontare un mercato assicurativo stravolto in termini di costi, condizioni offerte e capacità di sottoscrizione», dice De Felice. Circa il 30% dei risk manager ha dovuto accettare per la propria azienda condizioni di assicurazione meno ampie, più massimali di polizza più limitati di polizza ed un aumento del livello di ritenzione, le cosiddette franchigie e scoperti, ovvero la parte del sinistri che resta a carico dell’assicurato cliente assicurativo. Un mercato, quello delle D&O, dominato da colossi assicurativi esteri, come Aig, Chubb, Zurich ed Allianz. Le tensioni sui prezzi però non riguardano solo l’Italia e non sono tutte da addebitare al coronavirus. «C’è un aumento generalizzato della litigiosità e cresce quindi il rischio per gli amministratori che hanno realizzato per esempio operazioni di finanza straordinaria», spiega De Felice, «ma mentre negli Stati Uniti ad un aumento delle cause ha corrisposto anche un aumento dei sinistri in Italia l’effetto in gran parte è stato limitato ad un aumento delle riserve sinistri delle compagnie, che nel frattempo hanno però aumentato i prezzi delle polizze». Per quanto riguarda la linea Property Damage & Business Interruption (interruzione di attività) gli effetti del mercato sono prevalentemente riconducibili all’aumento dei premi mentre restano sostanzialmente stabili le condizioni di assicurazione e la capacità di sottoscrizione offerta. Il principale leader di mercato nei grandi rischi corporate in Italia resta Generali con circa il 40% dei programmi sottoscritti, seguito da altri operatori che si spartiscono il resto, come FM Global, Hdi Global, Cattolica e Chubb.
Esclusioni da pandemia. Un altro dato significativo riguarda il fatto che circa la metà dei risk manager censiti da Anra si è vista richiedere l’inserimento di una clausola di esclusione rischio pandemia in diverse polizze, e non solo in quelle per danni materiali e interruzione di attività, ma anche nella responsabilità civile, trasporti e D&O e quasi il 50% degli assicurati ha dovuto accettarla nel corso dell’ultimo rinnovo. Di fatto questa esclusione era già presente, sebbene non chiaramente esplicitata, nelle polizze vendute in Italia (a differenza di altri mercati europei, come per esempio la Francia) ma le compagnie hanno evidentemente voluto evitare ogni rischio di dover discutere la questione davanti ad un giudice. «L’esclusione dalle coperture della pandemia sembra una moda virale in questi mesi», commenta De Felice. Rischiare di risarcire questi danni potrebbe essere del resto molto costoso per le compagnie che, prendendo spunto da quanto sta accadendo. hanno proposto al governo guidato da Mario Draghi la creazione di un sistema pubblico-privato per assicurare i rischi catastrofali, nel quale lo Stato possa avere un ruolo di riassicuratore di ultima istanza, anche se per ora l’unica soluzione attuata è quella di escludere esplicitamente la pandemia dalle polizze. Tensioni sono state registrate da Anra pure sulla linea crediti dove il mercato è polarizzato fra i tre grandi assicuratori internazionali Euler Hermes (42%), Atradius (32%) e Coface (21%). Anche in questo caso i risk manager lamentano un aumento generalizzato dei costi di trasferimento del rischio, oltre ad un aumento dei livelli di franchigia e scoperto, nonostante il governo, nei mesi scorsi, sia intervenuto con il paracadute della garanzia Sace sulle perdite per evitare una paralisi del mercato dell’assicurazione del credito. Con le compagnie che, in più di qualche caso, hanno deciso di non assicurare più i pagamenti dei clienti più rischiosi delle aziende. (riproduzione riservata)
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