di Cristina Bartelli
Colpo di acceleratore sulle semplificazioni per il superbonus. Si stringono i tempi per il decreto che opererà un restyling sui contenuti normativi per accedere all’agevolazione del 110% sul risparmio energetico degli edifici. L’indicazione arriva dal Recovery plan inviato il 25 aprile alle camere dopo l’informativa in consiglio dei ministri del 24 aprile. Secondo le stime del piano saranno 50 mila gli edifici che potranno avvalersi della ristrutturazione. Nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) la grande assente è stata l’indicazione espressa di una proroga del superbonus. Mentre a zittire le polemiche e mettere la parola fine sul paventato taglio dei fondi è stato lo stesso presidente del consiglio Mario Draghi, nella sua informativa alle camere ieri: «Per il superbonus al 110 per cento sono previsti, tra Pnrr e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. Non c’è alcun taglio», ha assicurato. Aggiungendo che «la misura è finanziata sino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 solo per le case popolari. È un provvedimento importante per il settore delle costruzioni e per l’ambiente. Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel disegno di legge di bilancio per il 2022 una proroga dell’ecobonus per il 2023». Ma la proroga arriverà con un monitoraggio del funzionamento della misura. Draghi infatti subordina il rinvio alla valutazione «dei dati relativi all’applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e sicurezza degli edifici». Il Recovery plan sull’agevolazione del 110% evidenzia che «per far fronte ai lunghi tempi di ammortamento delle ristrutturazioni degli edifici, per stimolare il settore edilizio, da anni in grave crisi, e per raggiungere gli obiettivi sfidanti di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni al 2030, si intende estendere la misura del superbonus 110 per cento recentemente introdotta». In cosa si concretizzerà l’estensione lo ha anticipato il 24 aprile scorso a ItaliaOggi Vannia Gava, sottosegretario alla transizione ecologica. I tecnici sono al lavoro per consentire l’utilizzo della maxi detrazione anche per settori come gli alberghi o i bed& breakfast. Al primo posto la necessità di semplificare lo strumento agevolativo. «L’attuazione del superbonus ha incontrato molti ostacoli», riconosce il governo, «connessi alla necessità di attestare la conformità edilizia particolarmente complessa per gli edifici risalenti, come segnalato dall’Anci, dalla rete delle professioni tecniche e dalle associazioni imprenditoriali (con attese fino a sei mesi per l’accesso agli archivi edilizi). Obiettivo delle misure è accelerare l’efficientamento energetico e la rigenerazione urbana, rimuovendo gli ostacoli burocratici all’utilizzo del superbonus».
Le misure necessarie alla semplificazione saranno adottate con un provvedimento d’urgenza, un decreto legge da approvarsi entro maggio 2021. Per il governo «si vuole rafforzare l’efficientamento energetico incrementando il livello di efficienza degli edifici, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come il nostro, che soffre di un parco edifici con oltre il 60 per cento dello stock superiore a 45 anni, sia negli edifici pubblici (es. scuole, cittadelle giudiziarie), sia negli edifici privati, come già avviato dall’attuale misura superbonus».

Nel sintetizzare la misura il governo ne conferma il meccanismo di funzionamento. Il sostegno sarà fornito con detrazione fiscale pari al 110% delle spese sostenute, fruibile in 5 anni e disponibile per chi intende effettuare ristrutturazioni energetiche e antisismiche degli edifici residenziali. La misura prevede inoltre l’introduzione di strumenti finanziari come la cessione del credito e il pagamento anticipato per agevolare gli ingenti investimenti iniziali. Inoltre si ricorda che «l’ammissibilità degli interventi è condizionata ad un miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio, dimostrabile tramite il confronto con l’attestato di prestazione energetica (Ape) prima e dopo l’intervento, equivalente ad un risparmio energetico medio (in relazione a un consumo medio annuo di energia primaria dell’edificio residenziale) di circa 240 kWh/mq e a un risparmio minimo atteso (sia energetico che di emissioni) del 30-40 per cento». L’investimento consentirà, spiega ancora il piano, di stimolare le economie locali creando posti di lavoro nella filiera dell’edilizia e della produzione di beni e servizi per le abitazioni con potenziale impatto sulle categorie deboli colpite dalla pandemia. Si stima che gli investimenti consentiranno la ristrutturazione di circa 50 mila edifici l’anno a regime, per una superficie di 20 milioni di mq/anno. Il risparmio energetico previsto permetterà di raggiungere circa 291,0 Ktep/anno, ovvero 0,93 MtonCO2/anno.

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