di Andrea Pira
Il via libera del Parlamento al nuovo scostamento di bilancio e al Def porta con sé l’impegno per il governo a prorogare almeno fino al 2023 il Superbonus 110%. È una proposta sulla quale l’esecutivo ha già di fatto dato assenso, accogliendo la risoluzione di maggioranza sul Documento di Economia e Finanza, approvata a Montecitorio con 438 voti a favore, 54 in meno dei sì allo scostamento, sostenuto anche dall’opposizione. Sul superbonus non è soltanto una questione di tempi. I deputati chiedono di potenziare lo strumento per incentivare l’efficientamento energetico degli edifici, allargandolo ad esempio alle strutture turistiche e agli alberghi e semplificando l’accesso agli strumenti operativi e finanziari. La proroga è da tempo al centro delle discussioni parlamentari. Lo dimostrano i diversi emendamenti al decreto Sostegni ora in discussione al Senato. Le risorse a disposizione per modifiche parlamentari, appena 550 milioni, lasciano tuttavia prevedere che qualora il governo intenda intervenire lo dovrà fare all’interno di un prossimo decreto Imprese o di un altro provvedimento. I soldi al momento sono altrove. Stando alle nuove tabelle con le risorse per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al Superbonus sono destinate risorse complementari per circa 8,2 miliardi che andranno a sommarsi ai 10,2 miliardi del Pnrr vero e proprio. Questi ultimi tuttavia dovrebbero coprire il 2022, non l’ulteriore anno. Anzi, fonti parlamentari sottolineano che i miliardi aggiuntivi coprirebbero soltanto interventi nella case popolari. Nonostante le complicazioni burocratiche il Superbonus continua comunque ad attirare attenzione, perché considerato un possibile volano per l’edilizia. La dimostrazione è la decisione del gruppo cinese Cnbm di entrare nel business, investendo 150 milioni di euro, lavorando in partenariato con Impretek, giovane realtà fondata nel 2020, specializzata in costruzioni e ingegneria.
Oltre che sul bonus 110%, la risoluzione di maggioranza della Camera spinge anche affinché per la seconda metà dell’anno il governo predisponga il disegno di legge delega sulla riforma fiscale «improntato alla semplificazione del sistema e alla riduzione della pressione». Il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco vengono inoltre sollecitati ad adottare quanto prima misure per coprire parte dei costi fissi sostenuti da imprese e autonomi, a stanziare maggiori risorse per la montagna, a prorogare fino a fine anno moratorie e garanzie sui crediti, e a favorire il rilancio dell’automotive. Un passaggio del testo è dedicato a promuovere «una sostanziale revisione del Patto di Stabilità e Crescita» e all’estensione a 15 anni dei prestiti garantiti con correttivi sul quadro temporaneo Ue per gli aiuti di Stato. Tale richiesta ritorna anche nella relazione del Senato, approvata con 213 voti (sono 242 i sì al nuovo indebitamento). Palazzo Madama spinge a che si arrivi a un proposta di sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini.
Nella battaglia politica sul decreto riaperture, dopo la spaccatura in Consiglio dei ministri con la Lega che deciso per l’astensione, le Regioni hanno scritto al premier Draghi, chiedendo la riaperture più ampie e contestando il coprifuoco alle 22. (riproduzione riservata)
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