L’anno scorso gli emolumenti dei top manager e dirigenti delle società del Ftse Mib sono ammontati a 255 milioni, in calo del 20% rispetto al 2019. La classifica è guidata da Manley (Stellantis), Montipò (Interpump) ed Elkann (Exor)
di Andrea Montanari
I top manager di Piazza Affari hanno pagato, come capitato per gran parte delle aziende quotate, lo scotto della pandemia. Almeno in termini di stipendi incassati per l’attività svolta nel 2020. Il calo, anno su anno è stato nell’ordine del 20%. Questo è emerso dall’indagine realizzata da MF-Milano Finanza sulle remunerazione dei vertici delle società del listino principale: delle 40 aziende del Ftse-Mib non è stato possibile valutare e calcolare le retribuzioni di Enel, Pirelli e Poste Italiane che non hanno ancora depositato la relazione di remunerazione in vista dell’annuale assemblea degli azionisti. L’ammontare complessivo dei compensi per i presidenti, gli amministratori delegati, i direttori generali e gli altri dirigenti con responsabilità strategiche è di 255,5 milioni. Tra l’altro va evidenziato che in diversi casi i ceo delle società quotate hanno volontariamente rinunciato a parte dei compensi devolvendo somme a favore di progetti per la lotta al Covid-19. Un andamento, quello registrato sulla borsa milanese, in controtendenza rispetto a quanto avvenuto a Wall Street. Perché da una analisi del Wall Street Journal la retribuzione media dei ceo di più di 300 delle big company quotate ha raggiunto i 13,7 milioni di dollari annui rispetto ai 12,8 milioni di dollari incassati nel 2019.
La classifica degli stipendi delle società del Ftse Mib è guidata da Mike Manley, ceo di Fca fino alla fusione con Psa e alla nascita della holding Stellantis. Il manager americano, che ora gestisce le attività d’Oltreoceano della casa automobilistica italo-francese, lo scorso anno ha incassato uno stipendio di oltre 11 milioni. Una cifra elevata ma inferiore dell’11,68% rispetto a quella ottenuta nel 2019. L’emolumento di Manley pesa per un terzo dei compensi garantiti dalla galassia dei business della famiglia Agnelli-Elkann ai vertici e ai dirigenti della prima linea delle principali società quotate controllate: 33,7 milioni è la somma calcolata dall’elaborazione di MF-Milano Finanza. Non per nulla il presidente di Exor, di Stellantis e di Ferrari, John Elkann – l’esponente di punta della famiglia piemontese, nonché primo socio singolo della piramide azionaria di riferimento – ha ottenuto un compenso complessivo di 8,5 milioni: la cifra comprende le remunerazioni per tutte le cariche ricoperte, comprese quelle nei cda delle controllate PartnerRe, Juventus e gruppo Gedi. Lo stipendio dovuto a Elkann è comunque calato rispetto ai 10,5 milioni del 2019.
Sul secondo gradino del podio 2020 figura Fulvio Montipò. L’imprenditore di Reggio Emilia, classe 1944, è il fondatore, presidente e ad di Interpump, gruppo nato nel 1977, partecipato dalla Tip di Gianni Tamburi e proprio venerdì 16 aprile il titolo in borsa ha toccato il suo nuovo massimo storico a 44,44 euro per una capitalizzazione di 4,84 miliardi. Montipò ha incassato un assegno totale di 10,17 milioni. Ma la cifra contempla anche la somma di 7,44 milioni versata a titolo di indennità di fine rapporto. Per questa ragione il confronto con il 2019 (+272,5%) non è corretto.
A inseguire il terzetto di testa vi sono poi gli unici due top manager del Ftse Mib che hanno superato la soglia dei 5 milioni di stipendio. Carlo Cimbri, amministratore delegato e direttore generale di Unipol Group, il cui principale asset è il polo assicurativo UnipolSai (primo socio di Bper con poco meno del 20%), ha ottenuto un compenso di 5,608 milioni, cifra di fatto in linea con quella incassata l’anno precedente: -0,83%. Mentre il presidente della stessa capogruppo bolognese che fa riferimento al sistema cooperativo, Pierluigi Stefanini ha visto aumentare, seppure di poco, lo stipendio annuo da 1,083 a 1,088 milioni.
Cimbri ha sorpassato di alcune centinaia di migliaia di euro Claudio Descalzi. L’ad di Eni per il lavoro svolto nel 2020 ha ottenuto una remunerazione di 5,34 milioni, in flessione del 6,18% rispetto a quella dell’anno precedente. Il Cane a sei zampe presenta l’importo più elevato dell’intero listino principale per quel che attiene le remunerazioni dei dirigenti strategici. Chi incalza Cimbri e Descalzi, seppure non essendo quotato sul Ftse Mib, è Francesco Caltagirone. Il manager, consigliere della holding quotata ma soprattutto numero uno operativo della controllata Cementir, ha incassato la somma di 5,74 milioni, di cui 3,8 milioni a titolo di bonus. Una somma superiore a quella del 2019: 5,24 milioni.
Tornando ai manager del listino di Milano emerge che dopo la presidente (e ad facente funzioni dal 23 marzo al 3 dicembre scorso) di Cnh Industrial, Susanne Heywood, ha guadagnato poco più di 4 milioni.
A guidare la classifica del settore finanziario è, al settimo posto, Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo, che ha ricevuto un emolumento di 3,326 milioni, in calo del 27,1% rispetto al 2019 perché il banchiere ha donato 1 milione del bonus a favore di iniziative sanitarie. Alle sue spalle si è piazzato Philippe Donnet, ad di Generali, che ha ottenuto uno stipendio decurtato del 30% a quota 3,13 milioni. Altro manager del comparto che ha incamerato un compenso superiore ai 3 milioni è Alberto Nagel, ad di Mediobanca: 3,017 milioni. Tra gli istituti di credito presenti sul Ftse Mib va registrato che il BancoBpm ha staccato un assegno di 1,49 milioni all’ad Giuseppe Castagna dopo un taglio dell’11,7%. La banca milanese ha ridotto del 28,9% anche gli emolumenti degli altri dirigenti strategici. Anche Unicredit ha tagliato: all’ex ad Jean Pierre Mustier è andata una cifra di 911mila euro rispetto agli 1,21 milioni del 2019. Il banker francese ha poi rinunciato alla buonuscita e alla parte variabile dello stipendio (2,4 milioni). Al suo posto alla guida della banca milanese è arrivato Andrea Orcel: stipendio fissato in 7,5 milioni. Tra gli alti dirigenti del Ftse Mib che hanno donato parte del loro stipendio 2020 figura anche Marco Alverà. L’ad di Snam rispetto alla somma complessiva di 1,845 milioni (-32,7% rispetto al 2019) ha donato in beneficenza 125mila euro.
Se si amplia la disamina al resto del listino di Piazza Affari emerge, per esempio, che il gruppo Brembo, leader mondiale del settore freni, ha mantenuto inalterata a 1,3 milioni la remunerazione del presidente esecutivo e azionista Alberto Bombassei, ma ha aumentato quelle dei top manager Matteo Tiraboschi (vicepresidente esecutivo), passato da 2,17 a 2,25 milioni e, soprattutto, dell’ad Daniele Schillaci da 1,72 a 2,85 milioni. Però in quest’ultimo caso il dato del 2019 è inferiore perché Schillaci è stato cooptato in cda e nominato ad nel mese di luglio. Nel business delle due ruote Roberto Colaninno, proprietario e guida operativa di Piaggio ha ottenuto una remunerazione di 1,665 milioni, in linea con quella dall’anno precedente. In calo anche la somma complessiva, da 3,18 a 2,8 milioni, con la Cairo Communication ha versato al suo azionista di controllo e presidente Urbano Cairo. L’emolumento comprende anche le spettanze dovute quale vertice operativo ed esecutivo della controllata Rcs Mediagroup. Nella galassia Exor si è registrato il leggero aumento di compensi garantiti ai vertici della Juventus: il presidente Andrea Agnelli è passato da 479mila a 481mila euro, mentre il chief football officer Fabio Paratici è salito da 2,845 a 2,88 milioni.
Chi ha visto calare significativamente la propria remunerazione anno su anno è Carlo Pesenti, socio di riferimento, consigliere delegato e direttore generale di Italmobiliare, sceso da 8,1 a 2,31 milioni. Ma va evidenziato che nel 2019 il suo assegno totale aveva beneficiato di 7 milioni a titolo di incentivo. In deciso rialzo sono risultati gli emolumenti della prima linea del gruppo di abbigliamento Brunello Cucinelli. Se l’omonimo azionista e presidente ha mantenuto inalterato il suo compenso (804mila euro), i due amministratori delegati Luca Lisandroni e Riccardo Stefanalli hanno incassato rispettivamente 1,1 milioni (rialzo del 55,6%) e 1,093 milioni (+57,4%). In termini percentuali il rialzo più evidente anno su anno (+80,7%) lo ha fatto segnare il gettone di presenza (91.800 euro) del consigliere non esecutivo Carolina Cucinelli, figlia di Brunello. (riproduzione riservata)
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