Dopo i ritardi del 2019 e 2020 la Consob da quest’anno impone l’invio entro il 30 aprile dei rendiconti sui costi. I big non hanno ancora spedito, ma rispetteranno la scadenza. Resta da capire se le informazioni ai clienti verranno davvero migliorate
di Paola Valentini
Scatta l’ora dei «Rendiconti sui costi e gli oneri» degli investimenti voluti a partire dal 2018 dalla direttiva Mifid II sulla trasparenza. Banche, reti e consulenti indipendenti devono inviare in queste settimane ai propri clienti i prospetti per l’attività del 2020 che riportano le commissioni (in percentuale e in euro) addebitate lo scorso anno a confronto con i rendimenti ottenuti. La scadenza per le comunicazioni è da quest’anno il 30 aprile, come sollecitato il 7 maggio scorso dalla Consob dopo i ritardi nella comunicazione dei costi del 2019 e 2018, il primo di applicazione della normativa che, ironia della sorte, è passato alla storia come un anno di perdite record nei mercati finanziari. Il debutto è quindi avvenuto in un momento sfortunato: tanto che nel 2019 i prospetti sul 2018 erano stati inviati anche nel corso dell’estate sperando in una minore attenzione degli investitori. Un posticipo che aveva subito messo in allerta Consob, la quale era intervenuta con un richiamo del 28 febbraio 2019 per sollecitare un invio più tempestivo ma senza fissare termini precisi («il prima possibile»). Poi nel 2020 lo shock della pandemia non ha certamente giovato alla riduzione dei tempi per i rendiconti sul 2019. A maggio, visto che ancora molti prospetti latitavano, la Consob è di nuovo scesa in campo e, se da una parte, ha chiuso un occhio sul 2019 considerando le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, dall’altra parte per evitare il ripetersi dei ritardi, una volta passata l’emergenza, ha dettato da quest’anno regole più stringenti raccomandando che l’informativa fosse pronta per aprile.
Il primo round di applicazione della normativa ha sollevato più di una critica da parte degli analisti non solo sul fronte della tempistica ma anche per varie lacune sulla trasparenza dei dati. Tanto che la Consob nel 2019, ma soprattutto con l’intervento del 2020, ha sollecitato gli intermediari a indicare, accanto alle spese, anche il rendimento (netto e lordo di costi e tasse) e l’indicazione dell’impatto dei costi su quest’ultimo. Non solo; Consob ha anche detto che la rendicontazione dovrebbe essere resa con un documento autonomo, che può essere trasmesso assieme ad altri, dai quali però deve restare fisicamente distinto; oppure può essere inserito in un documento più ampio ma in una sezione a parte e senza che in quest’ultima siano riportati messaggi promozionali. Inoltre ha chiesto agli intermediari coerenza rispetto al parametro di riferimento per le percentuali dei costi e oneri. Ad esempio, per portafogli titoli in risparmio amministrato non dovrebbe essere considerata la voce «liquidità» per il calcolo della giacenza media.
Costi e oneri degli strumenti finanziari e dei servizi di investimento vanno indicati almeno in forma aggregata (si veda tabella in pagina). Queste voci comprendono ad esempio le spese correnti, come le commissioni di gestione, ma anche quelle di performance e di ingresso o uscita dal fondo. E dovrebbe essere indicato anche l’ammontare degli oneri fiscali. Il tutto, spiega la Consob, nel rispetto del principio generale secondo cui le informazioni indirizzate alla clientela devono essere corrette, chiare e non fuorvianti.
Per capire come si stanno muovendo gli intermediari dopo il pressing della Consob, MF-Milano Finanza ha chiesto alle principali reti quando prevedono di inviare i rendiconti 2020 e se apporteranno modifiche rispetto al 2018 e 2019 nell’ottica di una maggiore trasparenza.
Banca Generali fa sapere che sta lavorando al traguardo di aprile «come data di invio dei rendiconti ai clienti; rispetto allo scorso anno abbiamo inserito il costo delle polizze multiramo, che in precedenza era rendicontato a parte, e abbiamo introdotto delle voci di glossario per consentire una lettura più immediata del report». Per ora l’unica grande società che ha già spedito (a marzo) il prospetto è Euclidea Sim: «Non abbiamo apportato alcuna modifica rispetto agli anni precedenti: in due sole pagine il nostro rendiconto dice quali sono state le performance, le commissioni e il rendimento netto», assicura Luca Valaguzza, chief product officer della sim.
Intanto Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking, Banca Mediolanum, Azimut, Fineco e Bnl Bnp Paribas Life Banker confermano che i rendiconti saranno spediti entro il 30 aprile. «Dove necessario, struttura e contenuti verranno adattati alle indicazioni fornite dal regulator per migliorare la comprensione delle voci», fa sapere Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking. Azimut spiega che rispetto ai rendiconti precedenti ha «rinforzato le informazioni relative al dato di rendimento del portafoglio». Anche Bnl Bnp Paribas Life Banker ha aumentato la trasparenza «con particolare riferimento ai costi impliciti dei prodotti strutturati e ha migliorato la rendicontazione delle gestioni patrimoniali».
Intanto le società di gestione hanno anche dovuto aggiornare entro febbraio i documenti che fanno parte del kit informativo per la vendita dei fondi. E con la pubblicazione dei dati 2020 è possibile avere un anticipo dei costi applicati ai clienti lo scorso anno, con un paragone con le performance ottenute (si veda tabella nella pagina accanto). Per capire quanto i sottoscrittori hanno pagato lo scorso anno MF-Milano Finanza ha messo sotto la lente le spese correnti (comprendono le commissioni di gestione, ma non quelle di performance e di ingresso o di uscita) dei fondi di diritto italiano ed estero (raccolte da Fida), leggendole alla luce dei rendimenti nell’anno. (riproduzione riservata)
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