di Marco Capponi
Consob e Banca d’Italia vanno all’attacco del bitcoin. In una nota congiunta le due istituzioni ieri hanno richiamato l’attenzione della collettività, in particolare dei piccoli risparmiatori, sulla rischiosità connessa alle cripto-attività, che possono comportare «la perdita integrale delle somme di denaro utilizzato». Una presa di posizione forte, che fa seguito ad analoghe iniziative già prese in passato, nella speranza che presto si possa definire un quadro regolamentare comune in ambito europeo. A far drizzare le antenne a Bankitalia e Consob c’è l’interesse crescente riscontrato sul mercato verso i cripto-asset, «come per esempio il bitcoin», si legge nella nota, che cita per l’appunto la più celebre delle divise digitali.
Anche a livello europeo la supervisione è attenta: richiamando il loro avvertimento del 2018, Eba, Esma ed Eiopa hanno ribadito la natura molto rischiosa di questi asset, del loro acquisto e della loro detenzione.
Tra i rischi individuati nella nota congiunta Bankitalia e Consob segnalano la scarsa trasparenza sulle modalità di determinazione dei prezzi, la volatilità delle quotazioni, la complessità delle tecnologie sottostanti. E poi, ancora, assenza di tutele legali, di obblighi informativi da parte degli operatori e di specifiche forme di supervisione sugli stessi. I cripto-asset sarebbero poi «privi di regole a salvaguardia delle somme impiegate e a rischio perdite a causa di malfunzionamenti», come attacchi informatici o smarrimento delle credenziali di accesso. Ma gli avvertimenti non finiscono qui: «Tali rischi», specifica il richiamo, «assumono ora una maggiore rilevanza in relazione al diffondersi di forme di offerta attraverso il canale digitale che facilitano l’acquisto di cripto-attività da parte di una platea molto ampia di soggetti».
La Commissione Ue ha presentato una proposta per regolamentare i servizi relativi agli asset in questione, per definire un quadro giuridico unitario, ma l’iter è ancora in corso: al momento quindi, conclude la nota, queste attività non sono soggette alle norme di trasparenza di prodotti bancari e servizi di investimento e sono perciò esposte a rischi elevati, «tanto più qualora, come spesso riscontrato, le offerte siano effettuate da operatori abusivi, non autorizzati, non regolati e non vigilati da alcuna autorità».
La nota delle due istituzioni fa seguito al recente intervento del presidente Consob Paolo Savona sui rischi insiti nelle criptovalute per la stabilità finanziaria. «In più occasioni ho sottolineato la pericolosità dello sviluppo del mercato delle monete criptate, soprattutto in presenza di una legittimazione implicita della loro operatività da parte delle pubbliche autorità», ha scritto Savona sulle colonne di Milano Finanza dello scorso 10 aprile. «Gli argomenti usati per sostenere questa posizione sono quelli tipici dell’assetto istituzionale vigente per la moneta e la finanza, ma non sono stati sufficienti a convincere gli operatori e le autorità a prendere in seria considerazioni i rischi della loro espansione». (riproduzione riservata)
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