di Arianna Torrini
Nel primo trimestre del 2021, con il perdurare dell’emergenza sanitaria, i ritardi gravi (oltre 30 giorni) nei pagamenti delle imprese sono aumentati soprattutto in Umbria (+8%), Liguria (+7,1%), Trentino-Alto Adige (+6,1%) e Marche (+5,1%). Sono invece diminuiti in Basilicata (-4,6%), Campania (-1,9%) e Valle d’Aosta (-1,5%). Lo riporta lo Studio Pagamenti, che MF ha potuto consultare, realizzato da Cribis, società del gruppo Crif specializzata nella business information. Più evidente l’impatto in quelle province dove, rispetto all’ultimo trimestre del 2020, le imprese fanno rilevare un sensibile incremento dei pagamenti oltre i 30 giorni: Imperia (+21,1%), Sondrio (+15,8%), Rieti (+15,8%), Trieste (+12,6%), Savona (+12,5%), Rimini (+10,1%), Grosseto (+9,1%), Fermo (+9%), Belluno (+8,1%), Perugia (+8,1%). Le aziende italiane che pagano puntualmente clienti e fornitori rappresentano il 36,5% del totale, un dato superiore del 4,6% rispetto a quello dello stesso trimestre nel 2020, quando l’emergenza Covid-19 era appena iniziata, mentre le imprese che effettuano i pagamenti in grave ritardo sono il 13,1% (+23,6% rispetto a fine marzo 2020). Il Nord Est si conferma l’area geografica più affidabile, con il 44% dei pagamenti regolari, mentre il Sud e Isole sono le zone dove si incontrano maggiori difficoltà: solo il 24% delle aziende rispetta i tempi di pagamento. Ai vertici del ranking regionale dei pagamenti puntuali troviamo Lombardia (45,6%) ed Emilia-Romagna (44,8%), seguite da Veneto (44%), Marche (42,9%) e Trentino – Alto Adige (42,7%). In ultima posizione la Sicilia, solo una su 5 adempie nei termini (20%); è preceduta da Calabria (20,9%) e Campania (23,6%). Le tre regioni si aggiudicano inoltre il primato negativo per quanto riguarda i pagamenti oltre i 30 giorni, rispettivamente con il 23,1%, il 22,8% e il 20,5%. (riproduzione riservata)
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