di Luca Gualtieri
Il dossier Carige è tornato nel radar delle principali banche italiane che per il momento non hanno nascosto la cautela verso l’ipotesi di un’acquisizione. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza nei giorni scorsi si sarebbe conclusa l’attività di pre-marketing attraverso la quale gli advisor del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Kpmg e Deutsche Bank) avrebbero sondato il livello di interesse del sistema. Il dossier della cassa genovese sarebbe stato così portato all’attenzione dei principali istituti della penisola per una prima mappatura dei possibili pretendenti. L’obiettivo? Negli auspici del Fitd individuare un cavaliere bianco a cavallo dell’estate per uscire definitivamente di scena entro l’anno. La strada però non è in discesa.
Il passo indietro di Ccb ha creato di nuovo incertezza attorno al futuro di Carige. Con il salvataggio messo in atto a fine 2019 il gruppo trentino era entrato nel capitale della banca da socio industriale con una quota dell’8,34%. La partecipazione avrebbe però potuto balzare all’88% nel caso in cui fosse stata esercitata l’opzione di acquisto sui titoli oggi in pancia al Fitd. Il confronto tra i due azionisti si è aperto alla fine dell’anno scorso ma è presto arrivato a un punto morto. A metà marzo Ccb ha motivato al board del Fitd il passo indietro con la «aleatorietà della pandemia sul mercato, la sua imprevedibile evoluzione e i rischi connessi a questo eccezionale scenario».
Anche se per il momento nessun potenziale pretendente ha scoperto le carte, il candidato su cui scommette il mercato è Bper. L’opzione di un merger con Banco Bpm è sul tavolo del gruppo modenese da qualche mese ma non è mai davvero decollata. Una cautela che fa supporre l’esistenza di altri progetti, tanto più che la nomina di un nuovo cda rende oggi possibile un cambio di strategia sul fronte del m&a.
Sotto la guida del nuovo ceo Piero Montani (banchiere con un’esperienza di turnaround maturata in Antonveneta, Popolare di Milano e da ultimo Carige) Bper potrebbe orientarsi verso piccole aggregazioni che ne allarghino la sfera di influenza pur senza alterarne gli assetti di controllo. Le due operazioni più plausibili in tal senso sarebbero un’integrazione con la Popolare di Sondrio e un intervento su Carige.
La cassa genovese costituisce del resto solo una delle candidate alla nuova stagione di consolidamento bancario.
In questo ambito gli occhi del mercato sono puntati soprattutto su Unicredit dove l’arrivo di un ceo con indiscussa esperienza di m&a come Andrea Orcel alimenta molte suggestioni sul mercato. Si mormora del resto che, solo nell’ultimo mese, al numero uno di piazza Gae Aulenti siano stati sottoposti quasi una ventina di ipotesi da parte delle principali banche d’affari attive in Italia. Per il momento però Orcel più che verso il retail banking (dove lo aspetterebbe il delicato dossier Montepaschi) sarebbe orientato verso quelle nicchie di mercato in cui oggi per un gruppo bancario è ancora possibile fare ricavi come i pagamenti, il wealth management e, soprattutto, le assicurazioni. (riproduzione riservata)
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