Mentre scala Mediobanca e si prepara al rinnovo Generali Del Vecchio prova a risolvere lo spinoso problema della successione
mettendo mano allo statuto della holding lussemburghese. Ecco come
di Francesco Bertolino
e Luca Gualtieri
Il prossimo 29 aprile Delfin (forte del suo 4,9%) sarà chiamata a esprimersi sul bilancio delle Generali insieme agli altri azionisti che si riuniranno per l’assemblea annuale. Da qui all’assise non si prevedono novità sul fronte della governance, ma quest’anno l’appuntamento è per più di una ragione particolarmente atteso. Non solo perché negli ultimi mesi diverse novità sono giunte all’attenzione dei soci e del mercato (dalla spinosa partita Cattolica all’uscita del general manager Frédéric de Courtois, passato assai rapidamente al vertice di Axa), ma anche perché nel 2021 il board in cui siedono il presidente Gabriele Galateri e il ceo Philippe Donnet dovrà essere rinnovato. A quella scadenza Del Vecchio sta guardando da tempo con grande attenzione ed è assai plausibile che la lenta scalata a Mediobanca (di cui oggi è primo azionista al 13,2%) e il saldo presidio in Unicredit (1,9%) siano i tasselli di una strategia che punta al Leone. Una strategia che però, come accaduto già in passato, potrebbe destare più di una perplessità sul mercato. Non solo perché iniziative unilaterali rischierebbero di compromettere la stabilità delle Generali, ma anche perché riporterebbero sotto i riflettori gli assetti di controllo dell’impero di Del Vecchio e il problema della successione. Un problema che però è forse vicino alla soluzione.
Poche settimane fa, come rivelato da MF-Milano Finanza, Del Vecchio ha messo mano allo statuto di Delfin per avocare la scelta del successore al vertice del suo impero. Le modifiche approvate dall’assemblea della holding lussemburghese (che custodisce le partecipazioni in EssilorLuxottica, Covivio, Mediobanca, Generali e Unicredit) attribuiscono al fondatore di Luxottica la facoltà di indicare con atto scritto il suo delfino, che potrà essere anche un manager esterno alla compagnia. Le novità più rilevanti fanno riferimento alle modifiche degli articoli 9.2 e 9.3 del testo. «Nel caso in cui il Leonardo Del Vecchio cessi di detenere più del cinquanta per cento (50%) dei diritti di voto della società o di essere il dirigente A della stessa (anche in caso di incapacità)», recitano i nuovi articoli dello statuto, l’imprenditore «sarà automaticamente sostituito, con effetto dalla data in cui cessa di detenere più del cinquanta per cento (50%) dei diritti di voto della società o cessa dalla carica, dalla persona eventualmente da lui designata in una dichiarazione scritta indirizzata al consiglio di amministrazione della società». Questi entrerà a far parte del board della holding e concorrerà alla gestione con gli altri amministratori. Contestualmente, peraltro, è stato previsto un rafforzamento del cda di Delfin per dare stabilità alla gestione e assicurare rappresentanza. «In assenza di tale designazione» il nuovo statuto prevede poi che Del Vecchio sia sostituito «dal più alto in grado» dei tre osservatori previsti dallo statuto, oppure, «in assenza di tale osservatore, dalla persona che sarà designata con delibera dell’assemblea generale degli azionisti con la maggioranza» dell’88%, ossia sostanzialmente all’unanimità. Del Vecchio ha in mano il 25% di Delfin, quota che passerà alla moglie Nicoletta Zampillo, e ha il diritto di usufrutto e quindi di voto per il restante 75% del capitale la cui proprietà è equamente divisa fra i sei figli dell’industriale, tutti con quote paritetiche del 12,5%: Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente. In ogni caso, l’introduzione della facoltà per Del Vecchio di designare il successore con atto scritto autorizza a concludere che il patron di Luxottica abbia già in mente un delfino per la sua cassaforte. Chi? Qui si entra nel campo delle pure speculazioni. È possibile per esempio che si tratti di un professionista esterno a Delfin e qualcuno fa il nome di Francesco Milleri. Il manager molto vicino a Del Vecchio potrebbe così avere un accesso diretto a Delfin dopo aver conquistato la carica di ceo nella sua principale partecipazione, EssilorLuxottica. Al momento si tratta comunque soltanto di ipotesi.
In ogni caso la sistemazione della partita Delfin consentirebbe a Del Vecchio di maneggiare con maggiore tranquillità le partite finanziarie del momento. Gli occhi, come detto, sono puntati sulle Generali dove nei prossimi mesi si aprirà il lavoro per il rinnovo del board. Sarà il cda uscente a presentare le candidature per il nuovo vertice, come previsto dal modello di governance monistico adottato nel 2020. Diversi soci tra cui Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone (5,65%) spingono per un rinnovamento, anche se a Donnet e a Galateri non mancano i sostenitori sul mercato e nella governance della compagnia. Con larghissimo anticipo comunque qualcuno nella city milanese ha iniziato a speculare sui possibili candidati. I nomi? Per ora quelli di Sergio Balbinot (Allianz), Matteo Del Fante (Poste), Vittorio Grilli (Jp Morgan) e Claudio Costamagna (ex Cdp). (riproduzione riservata)
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